La Gazzetta dello Sport - Lombardia
L’interista è scosso e pensa solo al campo Ma dopo il giudizio...
Delusione per la Nazionale e silenzi obbligati Il futuro del difensore cambierà con la sentenza
orrendo sui prati di Appiano o in partitella coi pochi reduci interisti, Francesco Acerbi tenta la scivolata per allontanare la domanda che rigira nell’aria da giorni: il difensore supererà questa tempesta e giocherà ancora nell’ultimo tratto di stagione? Con che animo festeggerà il probabile primo scudetto della vita? E, più in generale, che fine farà la sua carriera dopo il caso della presunta offesa razzista a Juan Jesus di domenica scorsa? La sentenza del giudice sportivo sempre più vicina - è attesa massimo a metà settimana — è il cancello del destino, la resa dei conti definitiva. Se dovesse arrivare una stangata da dieci turni almeno, a quel punto è inevitabile che il nerazzurro scivolerà via di dosso assieme alla maglia della Nazionale. In quel caso estremo, bisognerebbe ricostruire se stessi altrove: il difensore l’ha già fatto in passato, ma la carta di identità è impietosa e ricorda a tutti che gli anni sono già 36.
CUna settimana Acerbi ha vissuto giorni ben peggiori, tra malattie gravissime, lutti e inquietudini personali, ma questo momento resta particolarmente duro, anche perché difficile da immaginare solo una settimana fa. All’Inter nell’ultima stagione e mezza aveva trovato equilibrio e luce: non solo aveva lasciato alle spalle i problemi avuti alla Lazio, ma aveva definitivamente elevato il suo status. Si era consacrato a livello europeo grazie a una abilità non comune da marcatore puro e a una leadership che sgorga spontanea e che mancava alla difesa di Inzaghi: da Osimhen ad Haaland l’anno scorso tanti centravanti d’élite sono caduti nella sua rete. E anche quest’anno c’è tanto merito di Acerbi nei numeri super della diga interista. A rompere l’incantesimo è poi arrivata Inter-Napoli di una settimana fa, il match del passaggio di consegne tra i campioni di ieri e di domani con quel corpo e corpo galeotto tra difensori: tra labiali, corse alle immagi
Non solo le sedute ad Appiano: Francesco si ricarica con la famiglia
ni e verità che ancora divergono, la giustizia sportiva dovrà pronunciarsi sul sospetto che ha portato ad aprire il caso. Da parte sua, anche in privato l’interista continua a rimproverarsi solo troppa istintività e a ribadire la linea tenuta davanti alla procura federale: non “negro”, non quella parola lì
Francesco Acerbi
Frase pronunciata lunedì scorso, il giorno dopo Inter-Napoli
● dalla sua bocca. Nonostante il collega napoletano assicuri di averla sentita chiaramente, come una ferita sulla pelle, e si senta preso in giro per scuse di circostanza pronunciate a caldo.
Da me nessuna frase razzista, Juan Jesus mi ha frainteso
Non come prima Ieri, nel giorno successivo all’audizione “Ace” è tornato alla Pinetina in auto e si è concentrato solo e soltanto sull’allenamento. È scosso da giorni, soprattutto dal momento in cui è stato rimandato a casa dal raduno azzurro e poi, di ritorno da Roma, alla stazione di Milano ha pronunciato parole improvvide che hanno allargato ancora un po’ il vaso di Pandora e costretto Juan Jesus a rispondere con nettezza. Da quel momento, la scelta del silenzio è diventata obbligo, sempre d’accordo con il club, che finora lo ha accompagnato in questo tentativo di difesa, e al suo procuratore Federico Pastorello. Tacciono i social, non che il nerazzurro ne facesse un uso abbondante come altri compagni, e la pace è solo in famiglia: la moglie-avvocato Claudia e le figlie Vittoria e Nala sono il porto sicuro dopo anni turbolenti. Acerbi si vedeva titolare nella difesa di Spalletti a Euro 2024, ma ha presto capito che adesso si è fatta in salita anche la strada verso l’azzurro. Certo, tutto dipenderà dalla sentenza, ma ad Appiano e pure fuori è chiaro un concetto: nulla tornerà più come prima.