La Gazzetta dello Sport - Puglia
CALHANOGLU
Gol strepitoso con dedica «Una vittoria per Inzaghi» Il turco uomo ovunque dell’Inter «La squadra lotta per il tecnico»
è il fantasma di Brozo nella notte della ripartenza. Come se questa squadra proprio non potesse fare a meno di lui. La Brozo-dipendenza è certificata, specie adesso che il croato ha cominciato anche a segnare. Fosse stato disponibile, avrebbe anche indossato la fascia da capitano vista la panchina di Handanovic. E invece è toccato al vice regista marchiare la sfida più delicata dell’era Inzaghi, come in un virtuale passaggio di consegne. Inzaghi ha dato le chiavi dell’Inter ad Hakan Calhanoglu, e per una sera San Siro è caduto ai suoi piedi: non la prima volta da quando veste il nerazzurro, probabilmente la più importante, giocando una gara tatticamente perfetta in un ruolo non suo, ma che con coraggio e qualità ha dimostrato di saper fare. Una prestazione che gli è valsa il premio
C’di man of the match dall’Uefa. La rasoiata nel recupero del primo tempo con cui scaccia l’incubo della crisi profonda assomiglia a tante altre conclusioni vincenti da fuori del passato, ma ha un valore specifico enorme per il futuro dell’Inter e forse anche del tecnico. Calha ha prima condiviso con i compagni la gioia, poi ha allargato le braccia a testa alta sotto la Curva Sud, godendosi il tributo personale. «È una vittoria per Inzaghi, la squadra lotta per lui. Io ho lavorato tantissimo per tornare presto in campo dopo l’infortunio, sono felice stasera. Ora dobbiamo stare tranquilli e pensare gara dopo gara».
Che partita Primo riferimento dei suoi difensori, fionda per azionare gli attaccanti: prestazione al top
Inzaghi? Penso fosse contento perché ha visto che c’è una squadra che lotta per lui
Hakan Calhanoglu
Doppia fase Calha regista non è una novità assoluta: nella scorsa stagione è stata una delle tante soluzioni provate da Inzaghi in assenza di Brozo e a conti fatti anche quella che aveva dato maggior equilibrio alla squadra nelle due fasi. Laddove avevano fallito prima Vecino – un pesce fuor d’acqua davanti alla difesa – e poi Barella – il suo spostamento costringeva la squadra a perdere punti di riferimento in copertura e incursioni sulla trequarti – Calhanoglu aveva risposto presente, magari non eccellendo ma comunque riuscendo a non far rimpiangere Brozo, con ordine ed esperienza. Ma ieri ha fatto molto di più: primo riferimento per i difensori nella costruzione dal basso, fionda per azionare gli attaccanti nelle ripartenze, ma, soprattutto, grande presenza sulle linee di passaggio del Barcellona, che ha palleggiato per gran parte del match soprattutto allargando sulle fasce, perché lì in mezzo non c’era spazio per andare in profondità.
Con l’elmetto Hakan ha alzato i giri del motore, andando anche in raddoppio ogni volta che era necessario. Ha commesso un solo errore – grossolano – in stile derby, stavolta con una palla leggermente più alta ma sempre in orizzontale, che dopo l’intercetto blaugrana poteva diventare delittuosa. E invece è andata bene. E stavolta, passato lo spavento, Calha e l’Inter non hanno più concesso nulla, dimostrando di essere vivi più che mai. Da battaglie così possono cambiare le stagioni: vincere con il Barcellona era d’obbligo per continuare a credere nel cammino europeo, ma è solo un punto di partenza. La strada è lunga, ma intanto l’Inter non ha tremato. E ora ha trovato in Calha un nuovo faro per le notti più difficili.
FALLI FATTI
LANCI POSITIVI
CONTRASTI