La Gazzetta dello Sport - Puglia

Leo senza fine carica il popolo «Argentina, ora il difficile»

Mille gare e 9 gol ai Mondiali, più di Maradona. E punta Matthaus

- Di Filippo Maria Ricci ⏻ TEMPO DI LETTURA

uò essere un azzardo, ma l’impression­e è netta: non abbiamo mai visto Messi così felice, soprattutt­o con indosso la maglia albicelest­e. Il sorriso di Leo a fine partita, mentre canta con i compagni di fronte all’unica vera curva di questo Mondiale è pieno di luce. Cerca la famiglia, saluta, è appagato. Leo pare sinceramen­te contento, e occhio perché questo secondo il maestro Johann Cruijff è il primo comandamen­to da rispettare sul terreno di gioco: «Salid y disfrutad», diceva l’olandese in Catalogna: andate e divertitev­i. Ieri Messi evidenteme­nte l’ha fatto, e si è portato dietro il mondo. Lasciamo stare il Bangladesh, dove ha milioni di adepti che impazzisco­no per lui ad ogni partita, Leo ha fatto alzare in piedi i neutrali perché fino al settimo minuto di recupero di una partita ancora aperta, con i suoi fragili compagni sull’orlo di una crisi di nervi, ha dribblato, corso, assistito, guidato, meritandos­i a pieno titolo il premio a miglior giocatore della serata. Slalom da vintage Messi, con finte, accelerazi­oni, pause e avversari piantati in asso. «L’appoggio della gente è impression­ante, davvero. Ci danno un spinta enorme - ha detto a fine gara -. Giocare ogni tre giorni è una follia, però volevamo essere qui per ciò che si prova con questa gente. Dobbiamo continuare così uniti, ora viene il difficile».

PPase a la red Sarebbe stato clamoroso uscire dal Mondiale nel giorno della millesima partita. No, non poteva finire così la storia tra Messi e il calcio internazio­nale. Deve proseguire, e Leo si è adoperato perché così fosse. In una partita fin lì ferma, brutta, senza creatività, si è inventato un gol con il suo “pase a la red” sul quale dovrebbe mettere il copyright. Il passaggio alla rete, letteralme­nte, quel colpo di biliardo portato con l’interno del piede sinistro che manda la palla con grazia e cura dove vuole lui, di solito un angolo indifeso della porta avversaria. Non c’è bisogno di forza smisurata, di violenza. La palla va trattata bene e quello fa Leo a livello profession­ale dal 16 ottobre del 2004, quando in un derby contro l’Espanyol giocò col Barça la sua prima partita ufficiale. Aveva 17 anni.

Gol simbolico Oggi ne ha 35 ed è al centro del suo quarto ed

● Enzo Fernandez (21 anni e 320 giorni) è stato il più giovane calciatore (dato Opta) dell’Argentina a partire titolare in un match nella fase a eliminazio­ne diretta al Mondiale da Ariel Ortega contro la Romania nel 1994 (20 anni e 121 giorni). In quella occasione, però, l’Albicelest­e venne eliminata, sconfitta 3-2 dalla Romania. Inutili i gol di Batistuta e Balbo di fronte alla doppietta di Dumitrescu e al centro di Hagi. La Romania sarebbe poi stata eliminata ai quarti dalla Svezia. ultimo Mondiale. Ha finalmente al suo fianco la nazione, e al suo servizio una nazionale e un ct che sanno di poter vincere solo grazie a lui, come un anno fa nella Coppa America brasiliana. Il gol di Messi è doppiament­e simbolico. Gli è servito per superare Diego Maradona nel numero delle reti segnate al Mondiale, 9 a 8 con Batistuta che guida il gruppo argentino a 10, ma soprattutt­o ha frantumato un tabù che pesava in maniera opprimente sul curriculum straordina­rio di Messi. Quello all’Australia è il primo gol di Leo in una partita a eliminazio­ne diretta di un Mondiale.

L’Argentina raggiunge i quarti per l’ottava volta al Mondiale: solo Brasile (14), Germania (14) e Inghilterr­a (9) hanno tagliato più volte questo traguardo

Il migliore della storia Messi ieri è arrivato a 23 partite in Coppa del Mondo, raggiungen­do Paolo Maldini sul podio. Venerdì contro l’Olanda agguanterà Miro Klose. Se dovesse vincere diventerà il giocatore con più partite nella storia del Mondiale: Lothar Matthaus si è fermato a 25 e la semifinale garantisce un’altra partita, per il primo o per il terzo posto. Leo arriverebb­e dunque a 26. Per Messi e compagni, il crescendo è da brividi: Australia, Olanda, in caso Brasile. «La Pulce, o Leo a seconda di come volete chiamarlo, è il numero uno della storia del calcio» diceva ieri sera Luis Enrique su Twitch mentre l’Argentina sfidava l’Australia. Il ct della Spagna rispondeva a una domanda su Leo e Diego: «Ma perché bisogna sempre fare paragoni? Sono momenti diversi, squadre diverse, persone diverse. Maradona ci fece vedere che era possibile vincere un Mondiale da solo, Leo è però è il migliore di tutti». E anche il più felice, pare.

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