La Gazzetta dello Sport - Puglia

MENO POSSESSO E DIFESE VARIABILI IL FUTURO È FLUIDO

PIÙ CENTRAVANT­I Sistemi e ruoli in movimento, cambi in corsa sempre più decisivi, tanto collettivo. Ma no al turnover totale. Il Mondiale indica il futuro

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a difesa a tre non sembra più di moda, ma forse è soltanto apparenza. Il 9, invece, torna d’attualità, e chi non ce l’ha soffre. Essere pericolosi, situazione declinata oggi secondo il famoso indice “eg” (expected goals), non significa però segnare e vincere: il romanticis­mo del pallone resiste alle categorie scientific­he. Il possesso non è più un totem da tempo, però tutte le grandi sono in testa a questa classifica. Il collettivo sembra aver ripreso il sopravvent­o sulle individual­ità: esclusi Mbappé, Messi, Kudus e pochi altri, la partita viene decisa “di squadra”, e i cambi tattici, soprattutt­o tra primo e secondo tempo, hanno sconvolto non poche partite. Vediamo cos’ha detto il Mondiale dopo la fase a gruppi.

Lambiare fa bene. Cambiare troppo no. Era da Usa 94 che nella prima fase nessuno era a punteggio pieno. Il turnover finale ha giocato brutti scherzi a Francia, Spagna, Brasile, Portogallo, e per poco non succedevan­o sorprese: tutte sconfitte. Come a suggerire che l’impianto titolare non è sostituibi­le neanche tra i grandi. I cambi in corsa — di giocatori e di sistemi - sono stati decisivi. I muovi entrati (ormai 5) portano energie e soluzioni tattiche diverse. Il Giappone ha ribaltato lo svantaggio con la Germania passando dalla difesa a quattro a quella a cinque, e viceversa con la Spagna: da cinque a quattro. Inserendo Asano, Morita, Tomiyasu, Doan ha svoltato. Da Leao a Morata, da Livaja a Sané (con la Spagna), da Moore a De Arrascaeta, da Carvalho a Enzo Fernandez, molti c.t. hanno migliorato le loro squadre a partita in corso, confermand­o spesso la novità.

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