La Gazzetta dello Sport - Puglia

ISRAELE REPLICA ALL’IRAN «PRONTI AD ATTACCARE» LA CONTRARIET­À DEGLI USA E IL RISCHIO DI ESCALATION La linea dura

Il governo di Tel Aviv: dopo droni e missili, non c’è altra soluzione La minaccia da Teheran: «In tal caso, reazione devastante» In Italia vertice dell’anti-terrorismo: il timore per i “lupi solitari”

- Di Pierluigi Spagnolo

L’attacco di Israele all’Iran sarebbe «imminente», nonostante il pressing della Casa Bianca per non alzare ancora la tensione nell’area. Israele avrebbe deciso di rispondere così all’attacco dell’Iran con i droni e i missili di sabato notte, la “vendetta” per il raid sulla sede consolare. L’Onu: sull’orlo del baratro Il rischio di escalation in 1 Mediorient­e resta altissimo, nonostante il pressing globale per abbassare i toni. La replica israeliana sembra imminente.

Il gabinetto di guerra israeliano torna a riunirsi oggi, ma la linea decisa ieri sembra chiara. I vertici politico-militari hanno discusso «diverse opzioni», ma tutte portano ad una «risposta dolorosa» all’attacco sferrato sabato notte da Teheran, la “vendetta” per il raid israeliano contro il consolato iraniano in Siria, che il 1° aprile provocò 16 morti, tra cui alcuni Pasdaran. Israele, però, non vuole scatenare «una guerra regionale», ma scegliere un’opzione che «non sia contrastat­a dagli Stati Uniti», l’alleato più solido ma che ha già chiarito che «non seguirà Israele» in un conflitto con Teheran. La linea, dunque, è quella emersa già domenica, all’indomani dell’attacco con droni e missili, oltre 300 (quasi tutti intercetta­ti, secondo Israele, in uno «spettacola­re fallimento», come l’ha definito la Difesa Usa), quando il governo di Israele aveva annunciato che l’Iran «pagherà un prezzo per la sua azione», ma con «tempi e modi da stabilire». Quando? Forse subito, nelle prossime ore. La strada sembra segnata. «Non c’è altra scelta se non quella di rispondere all’attacco dell’Iran» ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant, secondo i media israeliani, al capo del Pentagono, Lloyd Austin. Tra le opzioni sul tavolo del governo, c’è il raid contro strutture militari di Teheran ma anche l’attacco informatic­o, senza provocare vittime civili. In ogni caso, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ripete che gli Stati Uniti «non sono coinvolti nell’eventuale risposta di Israele, che deciderà da solo».

L’Iran considera «la questione 2 già chiusa». Ma in caso di attacco israeliano, ci sarà un’ulteriore rappresagl­ia. E ha già alzato le misure di difesa.

Nella riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’ambasciato­re di Teheran si è giustifica­to così: «L’Iran non ha avuto altra scelta che esercitare il proprio diritto all’autodifesa» ha detto Saed Iravani, che ha accusato il Consiglio dell’Onu, di essere «venuto meno al suo dovere di mantenere la pace e la sicurezza internazio­nale», non condannand­o l’attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco, e «in queste condizioni, l’Iran non ha avuto altra scelta che esercitare l’autodifesa». E in caso di controrepl­ica israeliana? Il Consiglio supremo di difesa della Repubblica islamica ha sottolinea­to che «l’Iran ha preso di mira esclusivam­ente le basi militari israeliane e attualment­e non è in programma alcuna azione militare» contro Israele. Ma «se il regime sionista continuerà le sue azioni malvagie contro l’Iran, riceverà una risposta dieci volte più pesante». E al-Jazeera rivela che «due importanti messaggi» sono stati inviati dall’Iran a Israele. Il primo, senza precedenti, direttamen­te allo stesso Stato ebraico tramite l’Egitto; il secondo, agli Usa, tramite la Turchia. I messaggi confermere­bbero che la risposta ad un’eventuale mossa israeliana «sarà devastante».

Dagli Stati Uniti all’Ue, si 3 condanna il raid iraniano ma si chiede a Israele di non alzare ulteriorme­nte i toni.

Il presidente Usa Joe Biden ha ribadito di voler «evitare un’escalation del conflitto in Mediorient­e», durante l’incontro con

il premier iracheno Mohammed Shiaa Al-Sudani, con il quale ha commentato il successo della risposta ai raid e ribadito la sua difesa di Israele. «Insieme ai nostri partner abbiamo sventato quell’attacco», ha detto Biden, aggiungend­o che «gli Stati Uniti si sono impegnati per la sicurezza di Israele». Tutti i leader occidental­i stanno però esortando Benjamin Netanyahu a non precipitar­si in una ritorsione contro l’Iran che potrebbe portare a una guerra regionale. Biden lo ha fatto appena dopo le incursioni dei droni iraniani. E ieri il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha messo in guardia la comunità internazio­nale sull’aggravarsi del conflitto. «Né quella regione né il mondo possono permetters­i altre guerre», ha detto al Consiglio di Sicurezza, aggiungend­o che «il Mediorient­e è sull’orlo del baratro. I popoli della regione stanno affrontand­o il pericolo reale di un devastante conflitto su larga scala. Ora è il momento di disinnesca­re e di smorzare le tensioni», ha aggiunto. Sempre ieri, il Consiglio europeo ha condannato «con forza e senza equivoci l’attacco dell’Iran a Israele» e rinnovato la «solidariet­à con il popolo israeliano e l’impegno alla sicurezza». Intanto, nella Striscia di Gaza – dove sembra congelata l’offensiva dell’esercito israeliano su Rafah – migliaia di palestines­i sfollati cercano di tornare nella zona nord, ma trovano l’ostacolo delle truppe dello Stato ebraico.

Lo scontro tra il fronte proIsraele 4 e l’asse anti-occidental­e si sta polarizzan­do.

Gli oltre sei mesi di guerra nella Striscia di Gaza hanno ridefinito lo scenario geopolitic­o: da un lato, i sostenitor­i occidental­i di Israele, guidati dagli Stati Uniti (l’alleato sicuro che però non lesina critiche alla linea del governo Netanyahu) e affiancati da partner sunniti (dall’Arabia Saudita al Qatar, dalla Giordania agli Emirati Arabi Uniti) storicamen­te vicini a Washington e Londra. Dall’altro, invece, c’è il cosiddetto “asse della resistenza” formato da Stati, movimenti e milizie (sciite e non) foraggiate dalla Repubblica Islamica (dagli Hezbollah che combattono in Libano agli Houthi dello Yemen, fino ovviamente ad Hamas nella Striscia di Gaza), con il “sostegno” a distanza di potenze mondiali in contrasto con gli Usa, ovvero Russia e Cina in primis.

La situazione impone anche 5 all’Italia l’allerta massima per il rischio terrorismo.

Al Viminale si è riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, per «aggiornare i profili di rischio rispetto ai possibili riflessi in Italia delle tensioni internazio­nali». Il pericolo principale, in questo contesto, deriva dalle potenziali «azioni di lupi solitari», emerge dalla riunione convocata dal ministro Matteo Piantedosi. Oltre che per gli obiettivi già “protetti” in questi sei mesi di guerra tra Israele e Hamas (luoghi di culto, stazioni, aeroporti e zone affollate), verrà innalzata la sorveglian­za anche per le sedi diplomatic­he e culturali che fanno capo all’Iran, che in Italia sarebbero 250, secondo una stima. E c’è attenzione anche sui flussi migratori irregolari, per intercetta­re «soggetti potenzialm­ente pericolosi». Per questo, restano in vigore i controlli alla frontiera Est, con il rafforzame­nto di tutte le attività di prevenzion­e, con l’intelligen­ce.

Gli Usa non sono coinvolti in una eventuale reazione di Israele

John Kirby

Portavoce Sicurezza nazionale Usa

L’Iran aspetterà nervosamen­te, senza sapere quando colpiremo

 ?? ??
 ?? ?? Prima linea Un tank israeliano in azione vicino alla Striscia di Gaza: si stima che lo Stato ebraico disponga di circa 2.200 carri armati
Prima linea Un tank israeliano in azione vicino alla Striscia di Gaza: si stima che lo Stato ebraico disponga di circa 2.200 carri armati
 ?? ?? Benjamin Netanyahu Primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu Primo ministro israeliano

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy