La Gazzetta dello Sport - Romana

E O Rei guarda la partita dall’ospedale Le figlie: «Un’infiammazi­one da Covid»

- Di G.B. Olivero

Il leader della Seleçao: «In campo non ho sentito dolori alla caviglia Bella prova, ma posso far meglio»

STADIUM 974 ndici metri, quattordic­i secondi. Sono lo spazio e il tempo che misurano l’attesa e la rinascita di Neymar da Silva Santos Junior. Quando l’arbitro francese Clément Turpin fischia il calcio di rigore per il Brasile, tutto lo stadio istintivam­ente cerca la testa color oro del numero 10 della Seleçao. Sono passati poco più di dieci minuti e la partita è già indirizzat­a grazie al gol di Vinicius. La Corea del Sud sembra il tipo che si è imbucato alla festa: partecipa, ma senza farsi notare per paura che qualcuno se ne accorga.

URigore, quindi Neymar prende la palla con calma, l’appoggia sul dischetto e poi esce dall’area. Rincorsa lunga, fin troppo. L’arbitro fischia, ma il brasiliano non parte. Anche i giocatori più freddi, quando è il momento di calciare un rigore, non si attardano troppo: un minimo di pressione la sente chiunque. Neymar no: passano quattordic­i secondi tra il fischio dell’arbitro e il momento in cui colpisce il pallone. Qualche passo camminando verso sinistra, due passetti di corsa verso il pallone, uno stop, sei passetti brevi, una falcata più ampia per caricare il tiro e poi la finta e il leggero tocco di piatto destro per appoggiare delicatame­nte il pallone in rete mentre il povero Kim

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i gol di Neymar con la Seleçao in 123 partite, è a un solo gol dal record di Pelé, 77, che però ci arrivò in 92 gare. Per Ney è il 7° centro in una Coppa del Mondo

Seunggyu si accartocci­a su se stesso, completame­nte spiazzato dall’esecuzione del brasiliano.

A Pelé auguro che si riprenda il prima possibile

Futbol bailado Chissà quanti milioni di telespetta­tori stavano guardando Neymar sul dischetto, ma è come se il brasiliano avesse voluto ritagliars­i un momento per se stesso. Lui chiuso dentro l’area di rigore e tutto il mondo fuori. Un modo per riannodare il filo, per mettere da parte la paura per l’infortunio e i brutti ricordi degli altri Mondiali. Fino a qualche giorno fa non si sapeva nemmeno se Neymar avrebbe potuto giocare ancora in Qatar. E adesso eccolo segnare, correre ad abbracciar­e in tribuna l’infortunat­o Alex Telles, ex interista, sprecare

Non posso essere soddisfatt­o, ma continuo a crescere col team

 (s.v.) Pelé è stabile, nella camera che lo ospita all’ospedale Einstein di San Paolo. Ieri, prima della partita, o Rei ha postato su Instagram un messaggio di incoraggia­mento al Brasile, con una foto di lui 17enne a passeggio per una via di Stoccolma, al Mondiale in Svezia: «Nel 1958 camminavo per le strade pensando di mantenere la promessa fatta a mio padre (“Ti farò vincere io la Coppa”, disse al papà dopo la delusione del Maracanaço nel 1950 con l’Uruguay, ndr). So che molti giocatori attuali della Seleçao hanno fatto promesse simili e stanno cercando di vincere il loro primo Mondiale. Voglio esservi d’ispirazion­e, cari amici miei. Guarderò la partita dall’ospedale e tiferò molto per tutti voi. Camminiamo insieme lungo

Neymar vaccini, ma il sistema immunitari­o era ed è debole per la chemiotera­pia contro il tumore al colon. Ora è stato ricoverato per curare l’infiammazi­one polmonare successiva al Covid. È sotto antibiotic­o e reagisce alle terapie. Oggi le sue condizioni sono serie, data l’età, ma non è in immediato pericolo di vita. Un giorno succederà, non ora. Non è corretto dire che le cure palliative lo stanno accompagna­ndo verso la fine, oggi papà non è in uno stato terminale. È sottoposto a un altro tipo di chemiotera­pia. È presente a se stesso. Ha seguito la prima e la terza gara del Brasile al Mondiale (e ieri la quarta, ndr). Però durante le partite non parla mai». Un nipote: «Il nonno ha detto che quando non c’è Neymar per il Brasile è tutto più complicato».

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le edizioni del Mondiale nelle quali è andato a segno Neymar: è soltanto il terzo giocatore brasiliano della storia a riuscirci, dopo Pelé e Ronaldo il Fenomeno

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