La Gazzetta dello Sport - Romana

Miguel Indurain

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Nato a Villava (Spagna) il 16 luglio 1964, è stato pro’ dal 1984 al 1996. Ha vinto il Tour nel 1991, 1992, 1993, 1994 e 1995 (unico della storia con 5 successi di fila: nella foto in giallo) più 12 tappe. Al Giro si è imposto nel 1992 e 1993, con 4 tappe. A crono, è stato olimpionic­o nel 1996 e iridato nel 1995. parecchio. C’è spettacolo, ma c’era pure quando correvo io. Non ci sono più corse di preparazio­ne, si arriva al top perché l’allenament­o è migliorato».

▶C’è qualcosa che la colpisce?

«Le squadre si sono ingrandite. Seguono molto di più il corridore, che però ha maggiori responsabi­lità. Diversi di loro fisicament­e stanno bene, ma dicono che si ritirano perché non si divertono, perché c’è troppa pressione. Forse perché se ormai hai tutto a disposizio­ne per rendere al meglio come allenament­o, alimentazi­one, eccetera... Se non succede, la responsabi­lità è tua. Alcuni vivono bene tutto questo, ma altri evidenteme­nte no. Succede pure in altri sport».

▶ Chi è secondo lei il simbolo di questa epoca?

«Ce ne sono diversi. Pogacar, Vingegaard, Van Aert, Van der Poel... A me piaceva Dumoulin, che mi somigliava, ma si è ritirato. In salita, Pogacar è più ‘esplosivo’, Vingegaard più regolarist­a. Un paragone con Pantani? Molto difficile, tappe e ritmo in 30 anni sono parecchio diversi».

▶ Torniamo al tentativo doppietta di Pogacar: fa bene?

«Sì. Un atleta ha bisogno di obiettivi importanti e questo esce dai confini del ciclismo, dello sport. Ne vale la pena: lui ha le qualità per riuscirci».

▶Quando lei ce la fece per la prima volta, cosa provò?

«Gioia. Nel 1992, il Giro d’Italia non era durissimo all’inizio e questo mi diede lo slancio di tentare. Il consiglio che do a Tadej è che... deve coincidere tutto. Testa, gambe, squadra».

▶Ch€ ambiente troverà Pogacar al Giro?

«Eccellente. Il tifoso italiano è

Giro-Tour nello stesso anno Le doppiette: Coppi (1949-1952); Anquetil (1964); Merckx (1970-19721974); Hinault (1982-85); Roche (1987) Indurain (1992-1993); Pantani (1998)

molto competente e ama chi riesce a dare spettacolo in salita».

Tadej ha le qualità per riuscire nell’impresa e ha uno stile che piace agli italiani

▶ In futuro ci proverà anche Vingegaard?

«Sa, ognuno è diverso e ognuno si pone obiettivi differenti. Ma può essere, sì».

▶E di Evenepoel che pensa?

«Ha vinto una Vuelta, forse nei grandi giri gli manca ancora qualcosa ed è in una squadra belga più ‘attratta’ dalle classiche... Ma ha la capacità di rivincere un grande giro, se migliorerà nella gestione».

▶ All’ultima Vuelta ha premiato Ganna per la vittoria nella crono: le piace?

Non è soltanto un cronoman o un pistard, può vincere classiche e brevi corse a tappe

«Molto. Non è solo un cronoman o un pistard. Fa volate, va forte nelle classiche. Può vincere pure le brevi corse a tappe».

▶Qui a Milano l’abbiamo vista parlare con Sara Simeoni...

«Sì, abbiamo partecipat­o entrambi ai Giochi Olimpici di Los Angeles 1984. Pure io, in gioventù, avevo provato con l’atletica leggera: salto in alto, salto con l’asta. Ma non ero granché e dunque ho cambiato strada...». s TEMPO DI LETTURA 4’43”

«Ho visto Sara Simeoni e le ho detto che c’ero anche io ai Giochi di Los Angeles ‘84»

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