La Gazzetta dello Sport - Romana
JUVE E INTER, LA LOTTA TRA CONIUGI DIVERSI MA SEMPRE PIÙ SIMILI
Il portiere ex Inter ancora escluso dopo che era stato impiegato nella gara col Senegal MARCATORI ALLENATORE ALLENATORE ARBITRO
Inter e Juve sono come quei coniugi stagionati che, a forza di vivere insieme, finiscono per assomigliarsi, dopo essersi scambiati negli anni vizi e virtù. Al Biscione e alla Signora pare che sia successa la stessa cosa in seguito alla lunga coabitazione al vertice della classifica.
All’inizio, invece, era impossibile confonderle. Prima di dicembre, la Juve ha vinto 9 incontri di corto muso, cioè con il minimo scarto, molti per 1-0. Tre volte ha vinto per un gol arrivato oltre il 90’: Gatti contro il Monza, Cambiaso contro il Verona, Vlahovic alla Salernitana. La squadra di Allegri era questa cosa qua, inconfondibile: una formazione che faticava a costruire gioco, ma compatta, solida in difesa, mentalmente d’acciaio, convinta di poter arrivare comunque alla vittoria, prima o poi, specie grazie a calci da fermo. «Fino alla fine». Una Juve caratterizzata da guerrieri come Gatti e McKennie. L’Inter era tutto un altro mondo. Per 7 volte ha vinto con 3 o più gol di scarto. In due giornate ha segnato 9 gol: 4 alla Fiorentina, 3a giornata, 5 al Milan, 4 giornata. Coccolato dal gioco collettivo e offensivo che Inzaghi in tre anni ha portato a perfezione, Lautaro ha subito fatto il vuoto nella classifica cannonieri, mentre Vlahovic, abbandonato da una squadra rannicchiata in difesa, si intristiva fino a meditare la fuga. Poi le cose nel tempo sono cambiate e i coniugi hanno preso ad assomigliarsi. Vediamo il gennaio della Juve: 8 gol in 3 partite di campionato, 10 in 2 di Coppa Italia,
aper un totale di 18 reti in 5 match, cioè quasi 4 a gara. Alla faccia del corto muso. Al contrario, l’Inter ha vinto l’ultima di andata contro il Verona e la finale di Supercoppa italiana a Riad, contro il Napoli, con il vantaggio minimo e grazie a gol arrivati dopo il 90’, cioè grazie alla specialità del nemico. Cos’è successo? È successo che Inzaghi e Allegri hanno preso coscienza di due necessità per poter alzare l’asticella a livello scudetto: la Juve avrebbe dovuto migliorare la propria qualità di gioco, oltre la speculazione del risultato; l’Inter avrebbe dovuto imparare a vincere le partite sporche, senza sperpero di dominio e bellezza, risparmiando energie. In questo modo, le due litiganti si sono venute incontro e, pur nella differenza sostanziale delle proprie identità, oggi rischiano di assomigliarsi. Allegri lo ha fatto attingendo meglio alle risorse di una rosa ricca. A cominciare dal talento Yildiz, tenuto troppo a lungo in panca. È migliorata anche l’armonia della manovra, cresciuta per sincronie e automatismi, anche se non potrà mai pareggiare
Come quelle coppie che, a forza di stare accanto, si passano vizi e virtù. Ora Allegri attacca e gioca meglio, Inzaghi sa vincere le partite sporche di corto muso
quella dell’Inter, non tanto per la qualità dei singoli, quanto perché è mancata l’educazione offensiva e al pressing che ha dato Inzaghi negli anni scorsi.
Sembrava impossibile, semmai che una Juve del genere potesse accusare un ritardo di 34 punti in due campionati, al netto della penalizzazione. L’«impossibile che si fa possibile» lasciamolo agli scudetti del Leicester e del Cagliari. Comunque, cresciuta la Juve in gioco e qualità, ora Vlahovic (6 gol nelle ultime 5 di campionato) sembra molto
di più Lautaro. L’Inter che rincorrerà la seconda stella sarà più simile a quella della finale di Riad che a quella della semifinale. Contro il Napoli, con un giorno di riposo in meno, ha dovuto gestire la stanchezza, come dovrà fare per gli impegni di Champions, da cui la Juve è esente. Rispetto ai bianconeri ha anche un’età media superiore e quindi minor capacità di recupero. Difficilmente potrà proporsi sempre nelle versione dominante, quasi ingiocabile, vista con la Lazio. Per questo, ha imparato a vincere «da Juve», mentre la Juve si sta attrezzando a giocare «da Inter». Lo scudetto sarà il litigio tra due vecchi coniugi.
I duellanti
Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, e Simone Inzaghi, alla guida dell’Inter: i due sono impegnati nel testa a testa per lo scudetto, il 4 febbraio ci sarà a San Siro lo scontro diretto tra i bianconeri, avanti di un punto a quota 52, e i nerazzurri
Diventa sempre più complicato non appassionarsi a questa Coppa d’Africa. Dalla Costa d’Avorio ogni giorno arrivano emozioni in serie, con rovesciamenti di fronte continui, sorprese colossali e drammi sportivi sparsi.
Zambo vs Osi Prendete il Camerun, ieri pomeriggio. Dopo aver pareggiato con la Guinea e perso con il Senegal i Leoni Indomabili affrontavano il Gambia, unica squadra delle 24 presenti ancora alla ricerca del gol dopo 180 minuti e due sconfitte. È finita 3-2 per il Camerun che grazie alla vittoria del Senegal per 2-0 sulla Guinea è passato al secondo posto, con la Guinea terza e già ripescata (passano le 4 migliori delle 6 terze) e il Gambia quarto ed eliminato. Emozioni, si diceva: al minuto 85’ il Camerun era ultimo, col Gambia 3° ma con la speranza della qualificazione visto che stava chiudendo a 3 punti e poteva essere ripescato. Tempo 6 minuti è stato rovesciato tutto e ora agli ottavi per il Camerun una sfida tremenda con la Nigeria: Anguissa, ieri molto positivo, contro Osimhen, e sabato notte, si gioca alle 20, uno dei due giocatori del Napoli potrà tornare a casa. Difficile che arrivi a Roma per le 18, calcio d’inizio di LazioNapoli, ma diciamo che per Mazzarri sono buone notizie.
Onana out E ora riavvolgiamo il nastro. A conferma dei turbolenti rapporti che accompagnano lo spigoloso triangolo Song-Onana-Eto’o, commissario tecnico, portiere e presidente federale del Camerun, ieri l’ex portiere dell’Inter è stato lascia
PARTITE DISPUTATE C. D’AVORIO-GUINEA B. NIGERIA-GUINEA EQ. GUINEA E.-GUINEA B. C. D’AVORIO-NIGERIA GUINEA E.-C. D’AVORIO GUINEA B.-NIGERIA
Sabato sera negli ottavi la sfida tra i “napoletani”: Anguissa contro Osimhen Uno dei due tornerà a casa
to fuori. Ricordiamo che Onana era stato cacciato da Eto’o dal Mondiale in Qatar un anno fa dopo una lite furiosa, poi la pace armata e nuove polemiche per l’arrivo in ritardissimo del portiere del Manchester United, che non voleva perdersi la sfida con il Tottenham. Così contro la Guinea tra i pali è andato suo cugino, Fabrice Ondoa, che l’anno scorso giocava in Lettonia e quest’anno ha rimediato due presenze col Nimes, zona retrocessione della Serie C francese. Col Senegal dentro Onana, ieri il nuovo cambio. Curiosamente quando nella ripresa Toko Ekambi ha portato in vantaggio i suoi dopo un primo tempo col Camerun frenato, impacciato e spaventato e tre belle parate di Ondoa, Onana è stato il primo ad andare ad abbracciare Song. In tribuna Eto’o aveva una faccia molto molto seria, e dopo il gol è sceso dietro la panchina a dare istruzioni, da buon presidente invasore della pace del c.t. Il Camerun aveva preso la traversa con l’ottimo N’Koudou e avrebbe meritato un rigore evidente sfuggito all’arbitro e al Var, bontà loro. Ma poi improvvisamente si è fatto sorprendere dall’unodue del Gambia, con Jallow e (dopo una seconda traversa del Camerun con Toko Ekambi) Ebrima Colley (oggi in Svizzera da tempo di proprietà dell’Atalanta) col primo tocco della sua partita visto che era appena entrato. Tempo due minuti ed ecco il pareggio del Camerun grazie a uno sciagurato autogol di James Gomez su cross di Tchato dalla destra.
Mano beccata Eravamo all’87’ e questo punto col 2-2 Costa d’Avorio e Namibia passavano come terze. La festa dei padroni di casa, a serio rischio di eliminazione, è durata pochi secondi perché al 91’ il centrale difensivo Wooh si è alzato perfettamente su un angolo del solito precisissimo N’Koudou per il 3-2 finale. Con ulteriore botta di adrenalina quando al 95’ Muhammed Sanneh ha segnato il 3-3, sempre su angolo. Solo che il gambiano si dev’essere sentito Maradona e non ha calcolato la presenza del Var, perché il suo malandrino tocco vincente è stato portato con la mano destra. Rete annullata, cartellino giallo, risate di Sanneh e fine di una partita incredibile che come effetto collaterale ha portato anche alla sorprendente e dolorosa eliminazione del Ghana. Il Camerun avanza, ma con la Nigeria nel grande classico dell’Africa occidentale sarà durissima s TEMPO DI LETTURA 2’56” (PRIMO TEMPO)R0-0
Toko Ekambi (C) all’11’, Jallow (G) al 27’, Colley (G) al 40’, Gomez (G) autogol al 43’, Wooh (C) al 46’ s.t.
GAMBIA (4-4-1-1)
Gaye; M. Sanneh, Gomez, O. Colley (dal 24’ s.t. B. Sanneh), Mendy; Jallow (dal 39’ s.t. E. Colley), Manneh, Bobb (dal 24’ s.t. Fadera), Minteh; Barrow; Sowe (dal 28’ s.t. Ceesay).
PANCHINA Modou, Ngum, Touray, Janko, Barry, Darboe, Abdoulie, Badamosi
Caso Onana
Saintfiet
AMMONITI Jallow, Fadera per gioco scorretto, M. Sanneh per comportamento non regolamentare
CAMERUN (3-4-3)
Ondoa; Castelletto, Wooh, Tolo; Tchato, Ntcham, Anguissa, Yongwa (dal 35’ s.t. Kemen); Toko Ekambi, N’Koudou (dal 52’ s.t. Moukoudi), Magri (dal 27’ s.t. Moumbagna) PANCHINA Onana, Epassy, Bokele, Tchamadeu, Gonzalez, Neyou, Njongoue, Mbida, Ngamaleu.
Song
AMMONITI nessuno
Tessema (Etiopia)
NOTE 24.172 spettatori. Tiri in porta 73, tiri fuori 5-7, angoli 7-5, fuorigioco 3-0. Recuperi 3’ p.t. e 10’ s.t.