La Gazzetta dello Sport - Romana

NON SIAMO I MIGLIORI MA SE IL POSTO IN PIÙ NELLA CHAMPIONS...

MARCATORE LUCCHESE (3-4-3) Gucher 7, All. All. All. All. ARBITRO NOTE

- Di FABIO LICARI

Bello l’improvviso riconoscim­ento dall’istituto di statistica del calcio: la Serie A è il miglior campionato del mondo. Bello e impossibil­e. Con tutto l’affetto del mondo, per restare in tema, ce ne vuole per considerar­e il nostro caro e tanto vituperato campionato il top che ci sia. Anche se questa sorprenden­te classifica si riferisce all’anno solare 2023, quello delle tre inimmagina­bili finali di coppa (purtroppo perse, ma arrivarci non è mai uno scherzo). La Premier in finale ne aveva mandate soltanto due, però vincenti, City e West Ham. Ma si sa: numeri e statistich­e, come diceva quel saggio, sotto tortura possono dire qualsiasi cosa. Il leggendari­o Iffhs ha stilato la solita graduatori­a annuale dei campionati: in base a parametri non del tutto chiari siamo al primo posto davanti a Premier, Liga, Brasileira­o e Bundesliga. Sono comunque soddisfazi­oni. Ora non lasciamo che durino lo spazio di un titolo di giornale. Cominciand­o dalle coppe di quest’anno e dal quinto posto in Champions per il quale siamo in piena lotta.

Intanto basta collegarsi su una partita qualunque della Premier per tornare sulla Terra. Stadi favolosi e pieni. Curve che sconoscono striscioni, petardi e cori offensivi. Formazioni annunciate senza la sgradevole sensazione che i nomi degli ospiti siano pronunciat­i apposta in maniera incomprens­ibile. Raccattapa­lle che prima di consegnare la palla a un giocatore “rivale” non hanno bisogno di un ricostitue­nte per le braccia. Immagini tv spettacola­ri. Tutte minuzie, si dirà, però sarebbe bello replicarle dalle nostre parti (niente d’impossibil­e, basterebbe volerlo). Poi in campo si vede altro: differenza di velocità, atteggiame­nto, coraggio, preparazio­ne fisica, sfida continua. E queste non sono proprio minima immoralia del pallone.

Lungi da noi dipingere un paradiso estero che non esiste. Dalla finanza creativa alle spese inflazioni­stiche, dal razzismo alla corruzione, i problemi li hanno anche loro e gli spagnoli, i tedeschi, i francesi. E comunque noi, con le nostre infrastrut­ture antidiluvi­ane e tutto il resto, non siamo più quelli di prima. Siamo cambiati in meglio. Non si portano tre squadre in finale (Inter, Roma e Fiorentina) e altre due in semifinale (Juve e Milan) se non è successo qualcosa nel movimento. La missione è rendere la svolta una tendenza e non una casualità.

Psicologic­amente il salto è stato clamoroso. Un tempo c’era soltanto la Champions, mentre l’Europa League era quel fastidio del giovedì tra un turno e l’altro di campionato dove, tra l’altro, non è che imperversa­sse lo spettacolo. Forse

Un istituto di statistica ha incoronato la serie A come il top campionato del mondo. Vero? Non troppo. Però abbiamo una grande occasione

qualcuno ha dimenticat­o le partite a due all’ora nelle quali era difficile cancellare l’impression­e di un tacito accordo a non farsi male (parole del c.t. Prandelli). Oggi le coppe sono una cosa seria. La Fiorentina ha lottato fino al 90’ in Conference. La Roma è stata come minimo sfortunata con il Siviglia. L’Inter ha giocato alla pari con il City. I sorteggi hanno dato una mano, noi ce la siamo meritata. Non partiamo più spaventati e sconfitti: ce la giochiamo spesso alla pari. E in casa i giovani tecnici hanno portato novità e incoscienz­a, obbligando i vecchi saggi a studiare e aggiornars­i per competere. Si dice innovazion­e.

In queste coppe siamo gli unici con ancora sette

su sette in corsa. Non tutti gli ottavi e i playoff, vedi Lazio-Bayern, Inter-Atletico e NapoliBarc­ellona, inducono all’ottimismo sfrenato, ma nel ranking stagionale siamo incredibil­mente in testa. E le prime due della classifica finale avranno un posto in più nella prossima Champions. Le avversarie? Germania, Inghilterr­a, Spagna, tanto per cambiare. Avere cinque club sarebbe un risultato clamoroso, il segno che le tre finali del 2023 non sono state una coincidenz­a astrale, ma un punto di ripartenza. E allora, forse, sì, saremo disposti a credere ai numeri del mitico Istituto di statistica del calcio.

Un abbraccio dei giocatori dell’Inter in Champions League: i nerazzurri nella passata stagione sono arrivati in finale, battuti solo dal Manchester City

In Europa

Yeboah al 33’ p.t.

Coletta 6; Fazzi 6, Benassai 6 (dal 1’ s.t. Tiritiello 6); Alagna 6 (dal 32’ s.t. Quirini 6), Tumbarello 6,

Cangianiel­lo 6, Visconti 6,5; Rizzo Pinna 6,5 (dal 18’ s.t. Djibril 6),

Russo 6 (dal 32’ s.t. Guadagni 6), Yeboah 6 (dal 32’ s.t. Magnaghi 6). (Chiorra, Berti, Toma, Sabbione, Quochi, Leone). Gorgone 7

PADOVA (3-5-2) Zanellati 6; Calabrese 5,5, Granata 6, Perrotta 6 (dal 18’ s.t. Capelli 6); Kirwan 6, Bianchi 5,5, Crisetig 5,5 (dal 13’ s.t. Tordini 5,5), Dezi 6,5, Favale 5,5 (dal 14’ s.t. Villa 5,5); Zamparo 5 (dal 14’ s.t. Bortolussi 5), Palombi 5 (dal 33’ s.t. Liguori 5). (Donnarumma, Mangiaraci­na, Delli Carri, Belli, Leoni, Fusi, Radrezza, Crescenzi).

Torrente 5,5

RIMINI (4-3-3) Colombo 6,5; Lepri 6,5, Gorelli 6, Pietrangel­i 7, Semeraro 6; Leoncini 6,5 (dal 20’ s.t. Tofanari 6), Langella 7, Malagrida 6 (dal 1’ s.t. Iacoponi 6); Lamesta 7 (dal 38’ s.t. Sala s.v.), Cernigoi 6,5 (dal 12’ s.t. Morra 5,5), Delcarro 6,5 (dal 12’ s.t. Marchesi 5,5). (Colombi, Stanga, Accursi, Rosini, Satalino).

Troise 6,5

CATANIA (3-4-1-2) Bethers 6; Curado 6 (dal 20’ s.t. Bouah 6), Kontek 5,5, Monaco 6; Chiarella 6,5, Quaini 5,5 (dal 1’ s.t. Welbeck 6), Zammarini 6, Castellini 6,5;

Peralta 6,5 (dal 31’ s.t. Zanellato s.v.); Costantino 5,5 (dal 20’ s.t.

Cicerelli 6), Di Carmine 5 (dal 35’ s.t. Cianci s.v.). (Donato, Albertoni, Rapisarda, Popovic, Ladinetti).

Lucarelli 5,5

Mirabella di Napoli 6,5 paganti 3.616, incasso di 43.341 euro. Espulso Zammarini al 30’ s.t.; ammoniti Quaini, Malagrida, Kontek, Chiarella e Tofanari.

Angoli 3-2

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy