La Gazzetta dello Sport - Romana
Quei due amici al Giro
Fabian Cancellara
Squadra giovane Fabian Cancellara in sella con la livrea della Tudor Pro Cycling, il team che ha rilevato nel 2022 e che quest’anno debutterà al Giro, corsa a cui Fabian ha preso parte tre volte
Ivan Basso e Fabian Cancellara: grandi campioni all’inizio degli anni Duemila, compagni di squadra per un tratto di strada alla Fassa e alla CSC, saranno “avversari” al prossimo Giro d’Italia con le loro creature, la Polti Kometa e la Tudor Pro Cycling. Li abbiamo sentiti.
▶ Vi considerate un modello?
Cancellara: «La strada che abbiamo preso ci ha dato ragione. Abbiamo un piano, teniamo i piedi per terra e meniamo». Basso:«Da 7 anni cresciamo costantemente, abbiamo iniziato con Eolo e Kometa che non erano mai state nel ciclismo, e ora dopo 20 anni ritorna un marchio come Polti. Agli sponsor abbiamo raccontato quello che vogliamo fare, la squadra non è solo una macchina da risultati, il ciclismo genera business, valori, messaggi».
▶ Che cosa porterete al Giro?
C: «Una squadra nuova, giovane, che deve imparare ma vuol fare bene. E soprattutto Gino Mäder, che sarebbe stato con noi».
B: «Quello che abbiamo portato finora: due vittorie in tre anni»..
Siamo giovani e dobbiamo imparare: correremo anche in memoria di Gino Mader
▶ Qual è l’obiettivo?
C: «Il nostro obiettivo è portare lo spirito audace di Tudor: Born To Dare, nati per osare. Vogliamo fare la corsa, essere offensivi, non correremo coi freni tirati».
B: «Cerchiamo un corridore italiano che mostri performance eccezionali e siamo certi di averlo in organico. Il nome l’avete fatto voi, Piganzoli. E poi vorrei creare qualcosa che resti nel tempo così che la mia figura non sia più indispensabile».
▶Co⏻a vi piace di più e di meno del vostro lavoro?
C: «Ho il lavoro più bello del mondo, ma pure il più difficile. Devo trovare il giusto equilibrio, come quando si è in bici: vorrei fare di più, ci sono troppe cose belle. Ma non posso fare tutto».
«Di più: essermi spogliato totalmente
B:
del mio ruolo precedente, sto imparando un nuovo mestiere. Di meno: le delusioni che ricevo a volte dai corridori, non in termini di risultati».
▶Ogni tanto andate in bici, anche con i vostri corridori?
C: «Diventa sempre più difficile. In ritiro sono uscito con loro un paio di volte, ma dopo poco li ho lasciati andare. O meglio, mi hanno staccato...».
B: «La bici è il mio strumento di benessere, ma esco poche volte coi ragazzi del team, ci vuole una distinzione di ruoli».
▶ La squadra per il Giro c’è già? C:
«Ovviamente coach e direttori sportivi hanno già stilato una lunga lista, i prossimi mesi determineranno quella definitiva». «No, abbiamo una rosa di 11 atleti.
B:
Il ciclismo è molto meritocratico, tutti hanno una possibilità, lasciamo aperta la porta».
▶ Sarà un Giro pieno di stelle. Pogacar può ripetere l’impresa di Pantani e vincere Giro e Tour? C: B:
«Decisamente sì».
«Vincerà una serie infinita di corse, ma per entusiasmarsi ha bisogno di alzare l’asticella. Tipo puntare alla doppietta».
▶ Van Aert può fare classifica? C:
«Non credo. Lo vedo di più a caccia di tappe».
«È uno di quei fuori categoria che può immaginare tutto. Per fare classifica in un grande giro devi pensare a un allenamento e una struttura diversi, ma dopo Wiggins nulla è impossibile».