La Gazzetta dello Sport - Romana
Bruno Bogarelli
L’amore per il basket Bruno Bogarelli in una foto del 2009 con Dino Meneghin, mito del basket di cui Bogarelli era grande appassionato, e (in alto) durante un evento mia concessionaria, poi ha preso la sua strada».
Lo sbarco della Nba Lasciato il gruppo nel 1988, creò con il fratello Marco, scomparso tre anni fa, la Media Partners, società leader in Europa nel settore dello sports marketing che in seguito venne acquisita da Infront. Si occupò del lancio di Eurosport in Italia, nel 2004 ecco l’avventura con Sportitalia, canale di news sportive di cui è stato fondatore, direttore e figura di riferimento fino al 2013, lanciando diversi telecronisti e volti oggi noti al grande pubblico. Il basket è stata una delle grandi passioni della sua vita. È stato il primo a portare la Nba in Italia, negoziando l’acquisto dei diritti dalla CBS. Era il 1981, due anni prima c’erano state le esibizioni a Milano e Bologna con giocatori arrivati dagli Stati Uniti: la rivalità tra Larry Bird e Magic Johnson, Celtics contro Lakers, era destinata a fare epoca. In poco tempo nacque un fenomeno di massa grazie alle telecronache di Dan Peterson che lui lanciò in quel ruolo e al successo dell’amata rivista «I giganti del basket». Bogarelli era molto legato al mitico coach della Milano di Meneghin e McAdoo. «Quando Dan tornò ad allenare l’Olimpia, nel 2011 - ricorda Cairo - andavamo spesso al Forum con i miei figli a vedere insieme le partite. Bruno era un vero appassionato. Per me è stato sempre un amico generoso».
Il ricordo di Cairo: «Lavoratore incredibile, perfezionista e attento alla qualità. L’ho conosciuto nell’81. È stato un grande amico generoso»
s TEMPO DI LETTURA 2’30”
ma il calcio per me è musica e bisogna saper variare i ritmi. Cosa che chi sa ballare o è appassionato di musica sa fare e apprezzare. Il calcio vive di variazioni».
▶Un grande coreografo, Maurice Bejart, diceva che il ballerino è più importante della coreografia. È d’accordo?
«L’ho sempre pensato. La coreografia è importante, ma prima gli interpreti. Come nella musica: se suona Chat Baker non è come se suona uno qualunque».
▶ Sempre in tema di donne, tante volte sono state decisive anche nei trasferimenti.
«Sono importanti ed è giusto che sia così, ma una volta nessuno sapeva chi fosse la mamma di Rivera. Adesso è tutto diverso e alcune donne diventano importanti di riflesso. Non mi pare una bella idea. Comunque, mi ricordo le botte a Rivera in Juve-Milan, mi vengono in mente certi discorsi: il calcio non è uno sport per signorine. E mi domando che senso abbia. A me piacciono i tipi che ballano in campo, mi piace la naturalezza che associo alle donne. Il calcio deve essere naturale: non mi sono mai piaciuti i calcoli. La naturalezza produce le bollicine nel calcio e non soltanto».
▶Calciatori musicali che vorrebbe citare?
«De Bruyne, Modric. In passato Rivera. Mi piace Yildiz, l’ho detto da tempo a Massimiliano, guarda che quello è fortissimo. Così come quattro anni fa gli avevo detto di Bellingham, uno spettacolo. E lo avevo detto anche a Mazzarri. E Mkhitaryan, che bello vederlo giocare... ma sono pochi ormai».
▶S€ li scopre tutti così presto, forse dovrebbe tornare nel calcio e fare il talent scout.
«Eh, poi mi innamoro anche di qualcuno che si rivela un bidone. Però una cosa la voglio dire: su De Ketelaere sono stati tutti frettolosi. Non sarà mai un top player, ma un ottimo giocatore sì».
▶Gal€on€, gli anni passano e la gente ancora le chiede pareri. Sente di essere stato un po’ sottovalutato in passato?
«Non so, mi vogliono tutti bene, anche dove non ho fatto niente di speciale. Credo di essere stato un buon insegnante di calcio. Forse un allenatore deve avere anche altre caratteristiche».
▶ A proposito di passato, lunedì se n’è andato Gigi Riva...
«A Grado, era il periodo delle sabbiature e c’erano tanti calciatori, eravamo sempre insieme. Arrivava con un paio di pantaloni, qualche maglietta e una valigia piena di
Marlboro. Era una persona meravigliosa e lo ricordo così. Con l’amore per il mare, che è anche mio». s TEMPO DI LETTURA 3’41”
Amo le donne perché sono eleganti. Serve anche nello sport