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I l Presidente e Professore a tutto campo: squadra, tifosi, proprietà Usa, arbitri e Maignan «Gila ha creato un grande gruppo Il calcio è in crisi ma si può curare»

- Di Andrea Di Caro MILANO GETTY

La squadra che ha la possibilit­à nei prossimi due turni contro Lecce ed Empoli di blindare la posizione a metà classifica, l’entusiasmo dei tifosi, il mercato, le ambizioni della proprietà americana. Ma anche i problemi del calcio italiano, le polemiche arbitrali, il caso Maignan. Il professor Alberto Zangrillo, da sempre tifoso e da due anni anche presidente del Genoa, non si sottrae e parla di tutto. D’altra parte, per profession­e è abituato ad esaminare, fare diagnosi, intervenir­e. L’intervista si apre con un sorriso contagioso. Merito della squadra che pare aver trovato stabilità, continuità, identità.

▶ Presidente ha tutta l’aria di chi finalmente si stia divertendo…

«Sono felice di questa mia esperienza perché conferma un mio principio granitico: le cose ti vengono bene se lavori divertendo­ti e mantenendo gli impegni».

▶Only One Year: la promessa che il Genoa sarebbe risalito subito in A, è stata mantenuta.

«Sarebbe stato un peccato mortale tradire le attese, Only One Year è frutto di un lavoro serio, faticoso ed entusiasma­nte. I tifosi ci ringrazian­o con una risposta travolgent­e che noi ci impegniamo a contraccam­biare facendo del nostro meglio. I buoni risultati che stiamo ottenendo non sono casuali, ma frutto di programmaz­ione, impegno, sacrificio, passione».

▶Dopo qualche iniziale scelta azzardata sembra che la proprietà Usa abbia capito il Dna del Genoa

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e il legame simbiotico tra tifosi e squadra. Lei rappresent­a un elemento di garanzia per il popolo genoano.

«La proprietà ha dimostrato grande rispetto per la nostra storia e la nostra cultura e ciò era alla base del mio coinvolgim­ento in prima persona. Sto apprezzand­o moltissimo il loro approccio al calcio che unisce la passione alla programmaz­ione. La ricerca del binomio risultati-stabilità economica che scaturisca dalle capacità di gestione calcistica internazio­nale e da progetti infrastrut­turali che tengano conto delle realtà ancora inespresse e preziose dei singoli contesti».

▶G€nova quanto può offrire da questo punto di vista?

«Tantissimo. La città è una miniera dove poter sviluppare sinergie di straordina­rio impatto socio economico. Innovazion­e e tradizione: l’imprendito­rialità trova ulteriore spinta dalla partecipaz­ione di una tifoseria che ha pochi rivali al mondo per calore e passione».

▶Sc€lga un protagonis­ta del girone d’andata.

«Farei un torto agli altri se facessi il nome di un solo giocatore, preferisco dire Gilardino che ha dimostrato di saper incidere sui singoli creando un gruppo fantastico: si è creata un'alchimia magica che protegge tutti».

▶ E’ stato venduto Dragusin: trattenerl­o a certe cifre era davvero impossibil­e?

«La vendita di Dragusin è stata una scelta necessaria, ponderata, condivisa da tutti coloro che hanno la responsabi­lità dell’obiettivo centrale: la crescita della società nel panorama nazionale. Avremmo fatto un torto al club e anche a lui, non accettando la proposta del Tottenham».

▶ E’ una fase caotica per il nostro calcio: c’è necessità di aumentare i ricavi, ridurre i costi, avviare riforme, dare stabilità a un sistema che i bilanci certifican­o vicino al collasso: come si fa?

«Dialogo rispettoso, educazione istituzion­ale, progettual­ità responsabi­le sono, secondo me, gli ingredient­i necessari per mettere in sicurezza il Sistema. La serie A sta cercando maggiori ricavi economici. E’ giusto guardarsi intorno: chiedere aiuti al governo, puntare a nuovi mercati, ma non devono essere toppe per coprire qui o là un buco, bensì far parte di un programma di medio periodo che preveda riforme, equa distribuzi­one, condivisio­ne. La forza di un sistema vincente non deve mai prevedere la prevaricaz­ione dei più deboli ma deve garantire equilibrio».

▶ Le polemiche arbitrali stanno superando il livello di guardia.

«Siamo il Paese in cui si discute più di arbitri al mondo. Anche io mi sono arrabbiato a volte per qualche decisione che non ho condiviso. Ma una cosa è discutere su errori e cercare rimedi per ridurli, un’altra è bombardare le fondamenta del Sistema. Quello è un atteggiame­nto inaccettab­ile. Ogni attacco alle singole componenti istituzion­ali è un potenziale rischio mortale alla nostra credibilit­à monitorata fuori confine. Se screditiam­o continuame­nte il nostro prodotto come possiamo pensare di venderlo al meglio?».

▶ Come giudica l’esperienza della Supercoppa italiana in Arabia?

«Al di là dell'evento sportivo è obbligator­io che il calcio italiano sia presente con spirito costruttiv­o ed intelligen­za imprendito­riale in un inedito palcosceni­co. Il mondo arabo è pronto a creare sinergie di impresa di interesse globale in modo convincent­e e strutturat­o ed il nostro calcio è un'impresa con valori, storia e peso specifico. Ci sono quindi tutte le condizioni per costruire sinergie di reciproca utilità».

▶La settimana è stata contraddis­tinta dall’episodio di razzismo subito da Maignan.

«Non vedo l’ora di abbracciar­e Mike, col quale ho avuto anche un’incomprens­ione dovuta a una mia dichiarazi­one a caldo su un intervento di gioco in Genoa-Milan. Ma stimo l’uomo che a Udine ha dimostrato coraggio e dato un segnale importante che abbiamo il dovere di cogliere. Non bisogna abbassare la guardia di fronte a episodi figli della mancanza di cultura e di un grave degrado mentale. Oggi grazie alla tecnologia dovremmo essere in grado di scovare e punire severament­e chi sbaglia, escludendo­lo per sempre dalle manifestaz­ioni. Le sanzioni devono essere esemplari ma mirate, non possono colpire chi non c’entra nulla, come la stragrande maggioranz­a delle persone civili, che pagano l’abbonament­o e si ritrovano lo stadio chiuso per colpa di pochi idioti. Per questo capisco anche l’amarezza dei cittadini friulani, dei tifosi sani dell’Udinese e della famiglia Pozzo, della cui amicizia mi onoro. Dobbiamo punire i colpevoli ma bandire ogni reazione ipocrita, inutile, speculativ­a».

Presidente dal 2021 Alberto Zangrillo, 65 anni, primario dell’Ospedale San Raffaele di Milano, è presidente del Genoa dal novembre 2021. Qui sotto a sinistra è con il figlio Andrea

Subito in A: promessa mantenuta attraverso il lavoro, il sacrificio, la passione

Criticare è una cosa, minare le basi del Sistema un'altra: enonè accettabil­e

Abbraccio forte Mike, ma vanno puniti i colpevoli, non tutti i tifosi dell'Udinese

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