La Gazzetta dello Sport - Romana
Mi ispiro a Federer
Rafa è un esempio per la grinta e la voglia di lottare su ogni punto
Per il modo di porsi con arbitri e avversari il mio modello è Roger
Èil giorno del ritorno. Appena metterà piede sul suolo italiano, nella mattinata a Roma, Jannik Sinner si renderà veramente contro di quello che ha combinato. La sua riservatezza, la poca voglia di apparire e di essere personaggio cozzeranno con la Sinnermania che sta dilagando in Italia da quando ha battuto Novak Djokovic e, soprattutto, da quando ha riportato un titolo Slam maschile all'Italia a distanza di 48 anni da Adriano Panatta. Jannik, in arrivo direttamente da Melbourne, scenderà dal volo in tarda mattina e verrà prelevato direttamente sulla pista evitando il prevedibile bagno di folla all'aeroporto. Da lì, il numero 4 al mondo andrà a sistemarsi prima di procedere con una serie di appuntamenti istituzionali privati tra cui, nel primo pomeriggio l'incontro il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Giovedì invece è in programma la visita al Quirinale con il Presidente Mattarella. Insieme a Jannik gli altri azzurri che a Malaga a fine novembre hanno conquistato la Coppa Davis, come lo Slam attesa dal 1976.
La festa Nel lungo viaggio di ritorno dall'Australia, Sinner avrà avuto modo di recuperare un po' di sonno. Dopo i doveri post match del giorno della finale, infatti, il fresco campione dell'Australian open si è concesso, insieme al resto della squadra, una cena per festeggiare: «Niente di particolare - ha raccontato durante il servizio fotografico di rito che immortala il vincitore Slam in un luogo iconico della città -. Siamo andati a dormire tardi e ovviamente ho avuto poco tempo per dormire». Durante la serata ha avuto modo anche di sentire la mamma, Siglinde, che stava festeggiando il trionfo con alcuni amici: «Ci siamo sentiti brevemente - ha proseguito il numero 4 al mondo -, perché lei era con altre persone e non volevo disturbare». Questo è Jannik Sinner: un campione di 22 anni che per non disturbare i festeggiamenti a lui dedicati , chiude la telefonata con la famiglia. Difficile che possa mai trasformarsi in uno sbruffoncello solo per essere tra i più forti tennisti al mondo. E a proposito di grandissimi gli hanno
L’omaggio Anche la Gazzetta dello Sport ha voluto celebrare l'impresa di Jannik Sinner con un post sui social: il campione, il tricolore col trofeo e un augurio per il futuro
Jannik Sinner chiesto cosa pensa dei paragoni con Novak Djokovic: «I dieci titoli di Djokovic? Non ci penso, lui è di un’altra serie – dice -. Penso di avere ancora molto da fare per pensare di avvicinarmi. Per adesso sono contento così, di potere tenere questa bellissima coppa in mano. Non so dire se siamo di fronte ad un cambio della guardia, è difficile prevedere cosa accadrà in futuro. Ma posso dire di essere contento di far parte della nuova generazione, perché è quello di cui lo sport ha bisogno».
Roger e Rafa Poi ha parlato della sue fonti di ispirazione nel tennis e ovviamente anche per lui l'esempio a cui tendere è Roger Federer: «Per il suo modo di porgersi, dagli arbitri agli avversari passando per il pubblico - ha evidenziato -. La cosa più importante è circon
Torino ha reso omaggio in modo inusuale a Jannik Sinner, che due mesi fa in città ha giocato la finale delle Atp Finals perdendo da Novak Djokovic ma entusiasmando i tifosi. Ieri sera sulla Mole
Antonelliana è stata proiettata una sua immagine, mentre i ponti del Po si sono illuminati di arancione, il colore simbolo dei tifosi di Sinner darsi delle persone migliori e poi affrontare tutto con il sorriso. Anche Rafa è un esempio per il suo spirito da combattente».
A casa Sinner aveva dedicato la vittoria ai genitori per avergli dato la possibilità di scegliere liberamente la sua strada. La famiglia, compreso il fratello Mark è fondamentale per restare sempre con i piedi per terra. Appena terminati gli impegni istituzionali di questi giorni, Jannik tornerà a casa, in montagna, per concedersi il loro abbraccio e magari una sciata sulle piste predilette: «Purtroppo non li vedo molto spesso, ma quando accade è sempre bellissimo - dice con un sorriso fanciullesco -. Sono andato via di casa a 14 anni, così ho dovuto crescere in fretta, provando a cucinare e farmi il bucato da solo. Per me è stato difficile, ma ancor di più lo è stato per loro. Non mi hanno mai messo pressione, il che è stata la chiave per diventare chi sono ora. Sono un uomo davvero rilassato, a cui piace giocare a tennis. per me sono genitori perfetti, ovviamente ho avuto solo loro... Ma sono fantastici. E così è mio fratello, che è fondamentale per la mia carriera». Prima, però l'abbraccio della gente, che lo cercherà per tutta Roma a caccia di un selfie o un autografo. Lui, campione in Nazionale come quando si tratta di correre per se stesso: «L'appoggio delle persone significa molto, forse è la cosa più importante. Il supporto ricevuto in questi anni mi ha aiutato a credere sempre di più in me stesso».
Sul primo Slam
Il supporto ricevuto dalla gente in questi anni mi ha aiutato a credere di più in me stesso
Nessuna festa particolare per celebrare la vittoria: mi sono concesso soltanto una cena con il team. Siamo andati a letto tardi e ho dormito poche ore. Non vedo l'ora di rimettermi al lavoro campione degli Australian Open e numero 4 al mondo
Sulla crescita