La Gazzetta dello Sport - Romana
UN TESORO DI SCUDETTO
Inter-Juve, super sfida da oltre un miliardo di euro. Tanto valgono le rose in mano a Simone Inzaghi e Max Allegri. Il top per importanza dei giocatori, ma anche per appetibilità sul mercato e per margini di crescita. Le due grandi rivali insomma non dominano soltanto in classifica e sono in vetta ovviamente pure alla voce monte stipendi. Quella che domenica sera a San Siro sarà una battaglia senza quartiere in fondo è anche territorio di sfide aperte. Ma pure di filosofie diverse sul mercato.
Qui Inter L’autofinanziamento imposto dalla proprietà cinese a Marotta e Ausilio subito dopo lo scudetto 2021 costringe gli uomini mercato a sublimare l’arte dei parametri zero (già apparecchiati Zielinski e Taremi, ma basti pensare che ora guidano Mkhitaryan, Calha e Thuram, che di cartellino non sono costati un euro) per rimanere competitivi pur dovendo cedere almeno un big a estate. L’ultimo mercato estivo si era chiuso ampiamente in attivo soprattutto grazie alle cessioni di Onana e Brozovic. Il croato e Lukaku capeggiano anche le partenze che hanno permesso di liberarsi di stipendi pesantissimi, oltre a quelli di Dzeko, Skriniar e Correa. Un taglio di quasi 20 milioni che però non ha intaccato il rendimento della squadra, capace di raccogliere 11 punti in più rispetto allo scorso campionato. Il tutto avendo programmato il futuro anche con i rinnovi di Dimarco, Miki e Lautaro (da ufficializzare), dopo che anche con le cessioni di alcuni giovani del vivaio (da Pinamonti a Casadei) erano stati tamponati i rossi di bilancio. Nel mercato invernale ci si è limitati all’innesto di Buchanan, propedeutico anche alla cessione estiva di Dumfries. Resta la rosa più ricca (ma con un monte ingaggi inferiore alla Juve), anche grazie alla valorizzazione legata al campo.
Qui Juve Sostenibilità è la parola d’ordine anche della nuova Signora, quella ripartita a luglio dopo una stagione di inchieste e penalizzazioni. La Juventus ha ancora il monte-stipendi più alto del campionato, ma la cura dimagrante avviata dal d.t. Cristiano Giuntoli inizia a dare i primi frutti. In estate sono stati congedati alcuni big over 30 - su tutti Cuadrado, Di Maria e Bonucci per dare maggiore spazio ai talenti cresciuti nella Next Gen. Allegri è in lotta per lo scudetto con una delle rose più giovani tra le big: il 18enne Kenan Yildiz, già 3 gol tra campionato e Coppa Italia, s TEMPO DI LETTURA 3’37”
tesa sul lettino, c’è l’Inter col suo flusso di pensieri, sogni, pulsioni e angosce scudetto. Così, mentre psicanalizza la squadra del cuore, per di più prima della sfida che manda in analisi ogni tifoso, Massimo Recalcati racconta soprattutto di sé. Lo psicanalista più famoso di Italia, saggista e scrittore di successo, è interista già nell’inconscio.
S▶ Professor Recalcati, cosa è per lei l’Inter?
«È stato mio padre a trasmettermi questo amore, erano i tempi della Grande Inter. Ricordo da bambino le vittorie in Coppa dei Campioni. Il bianco e nero in tv dava un elemento solenne e quella squadra ancora mi commuove. L’Inter era il legame più forte con lui. Ancora oggi quando sogno l’Inter, sogno sempre qualcosa che ruota attorno a mio padre».
▶ E chi sono i suoi eroi nerazzurri di ieri e di oggi?
«Boninsegna con Beccalossi e Zanetti. Oggi amo Barella più di tutti. È irrequieto e geometrico, forte e agile, tecnico e atletico, essenziale e visionario, elegante e rude. Una somma straordinaria di contraddizioni che convergono in un solo punto. Poi Lautaro perché mi ricorda molto Boninsegna».
▶Ecco, Lautaro: che lettura dà alla sua esplosione?
«Lautaro non è Maradona, ma ha un tratto maradoniano, l’inclinazione pulsionale a segnare, a raggiungere il gol anche dove non sembra possibile. Tiene insieme tecnica e forza in modo raro. In ogni argentino c’è una prodigiosa capacità di sognare, ma la sua esplosione è legata alla fedeltà alla maglia. È la differenza psichica profonda tra Lautaro e Lukaku: la fedeltà. In questo, l’escalation di Lautaro mi ricorda quella di Zanetti. L’identificazione alla maglia potenzia la prestazione e fa guadagnare leadership nel collettivo».
▶ Che tipo di “padre” è Simone Inzaghi?
«Conte incarnava la dimensione più ferra e autoritaria della paternità, Mourinho quella messianico-carismatica. Inzaghi occupa invece la posizione di un fratello maggiore. Guida la squadra, ma è in grado di esserne al tempo stesso parte. In realtà, il merito di Inzaghi è quello di fare giocare bene. Io l’ho sempre sostenuto anche nei momenti più difficili».
▶ La seconda stella è l’ossessione che brucia?
«Non ho in mente la stella, ma l’ebbrezza della vittoria. In certi momenti l’Inter è all’altezza delle più forti al mondo. Ora ha continuità. Sarei felice vincesse il campionato, manca da troppo».
▶Ha scritto di relazioni anche conflittuali. Cosa rappresenta per un’interista la Juventus?
«Io spero sempre che l’Inter giochi bene, il godimento del bel gioco è impagabile. Nella mentalità del tifoso prevale, però, tendenzialmente, il godimento della vittoria anche giocando male. Allegri è il paradigma di questa mentalità. Nell’immaginario collettivo, non solo interista, la Juve è la squadra del potere, del sistema, dell’abuso e del privilegio. Quella di oggi, tolti un paio di talenti veri come Chiesa e Vlahovic, non mi piace per niente...».
▶ La diverte sentire parlare di lepri, cacciatori, guardie, ladri...?
«La Juve soffre di un chiaro complesso di superiorità. È il suo problema da sempre. Nel bene e nel male. L’Inter soffre invece di una inclinazione masochistica: lavora talvolta, con piacere, contro se stessa. Come se vi fosse un senso di colpa indecifrabile. Un vero mistero. È il cuore di ogni personaggio tragico. Pensi solo a come abbiamo perso due anni fa lo scudetto col Milan...».
▶ Per chiudere: chi è favorito domenica?
«La Juve. Vince la Juve. Si fa cosi, no? Meglio tenere un profilo basso, bassissimo perché quest’anno siamo davvero molto forti...».
Torinese, manager d’azienda e dirigente sportiva. Compagna di scuola di Margherita, figlia di Gianni, è cresciuta a stretto contatto con la famiglia Agnelli.
Carriera Presidente del Museo Egizio, dal 2016 è membro aggiuntivo della Uefa nel Consiglio Fifa, carica confermata nel 2021.
Si gode giocando bene, Inzaghi più fratello che padre