La Gazzetta dello Sport - Romana

UN TESORO DI SCUDETTO

- Di Filippo Cornacchia Luca Taidelli

Inter-Juve, super sfida da oltre un miliardo di euro. Tanto valgono le rose in mano a Simone Inzaghi e Max Allegri. Il top per importanza dei giocatori, ma anche per appetibili­tà sul mercato e per margini di crescita. Le due grandi rivali insomma non dominano soltanto in classifica e sono in vetta ovviamente pure alla voce monte stipendi. Quella che domenica sera a San Siro sarà una battaglia senza quartiere in fondo è anche territorio di sfide aperte. Ma pure di filosofie diverse sul mercato.

Qui Inter L’autofinanz­iamento imposto dalla proprietà cinese a Marotta e Ausilio subito dopo lo scudetto 2021 costringe gli uomini mercato a sublimare l’arte dei parametri zero (già apparecchi­ati Zielinski e Taremi, ma basti pensare che ora guidano Mkhitaryan, Calha e Thuram, che di cartellino non sono costati un euro) per rimanere competitiv­i pur dovendo cedere almeno un big a estate. L’ultimo mercato estivo si era chiuso ampiamente in attivo soprattutt­o grazie alle cessioni di Onana e Brozovic. Il croato e Lukaku capeggiano anche le partenze che hanno permesso di liberarsi di stipendi pesantissi­mi, oltre a quelli di Dzeko, Skriniar e Correa. Un taglio di quasi 20 milioni che però non ha intaccato il rendimento della squadra, capace di raccoglier­e 11 punti in più rispetto allo scorso campionato. Il tutto avendo programmat­o il futuro anche con i rinnovi di Dimarco, Miki e Lautaro (da ufficializ­zare), dopo che anche con le cessioni di alcuni giovani del vivaio (da Pinamonti a Casadei) erano stati tamponati i rossi di bilancio. Nel mercato invernale ci si è limitati all’innesto di Buchanan, propedeuti­co anche alla cessione estiva di Dumfries. Resta la rosa più ricca (ma con un monte ingaggi inferiore alla Juve), anche grazie alla valorizzaz­ione legata al campo.

Qui Juve Sostenibil­ità è la parola d’ordine anche della nuova Signora, quella ripartita a luglio dopo una stagione di inchieste e penalizzaz­ioni. La Juventus ha ancora il monte-stipendi più alto del campionato, ma la cura dimagrante avviata dal d.t. Cristiano Giuntoli inizia a dare i primi frutti. In estate sono stati congedati alcuni big over 30 - su tutti Cuadrado, Di Maria e Bonucci per dare maggiore spazio ai talenti cresciuti nella Next Gen. Allegri è in lotta per lo scudetto con una delle rose più giovani tra le big: il 18enne Kenan Yildiz, già 3 gol tra campionato e Coppa Italia, s TEMPO DI LETTURA 3’37”

tesa sul lettino, c’è l’Inter col suo flusso di pensieri, sogni, pulsioni e angosce scudetto. Così, mentre psicanaliz­za la squadra del cuore, per di più prima della sfida che manda in analisi ogni tifoso, Massimo Recalcati racconta soprattutt­o di sé. Lo psicanalis­ta più famoso di Italia, saggista e scrittore di successo, è interista già nell’inconscio.

S▶ Professor Recalcati, cosa è per lei l’Inter?

«È stato mio padre a trasmetter­mi questo amore, erano i tempi della Grande Inter. Ricordo da bambino le vittorie in Coppa dei Campioni. Il bianco e nero in tv dava un elemento solenne e quella squadra ancora mi commuove. L’Inter era il legame più forte con lui. Ancora oggi quando sogno l’Inter, sogno sempre qualcosa che ruota attorno a mio padre».

▶ E chi sono i suoi eroi nerazzurri di ieri e di oggi?

«Boninsegna con Beccalossi e Zanetti. Oggi amo Barella più di tutti. È irrequieto e geometrico, forte e agile, tecnico e atletico, essenziale e visionario, elegante e rude. Una somma straordina­ria di contraddiz­ioni che convergono in un solo punto. Poi Lautaro perché mi ricorda molto Boninsegna».

▶Ecco, Lautaro: che lettura dà alla sua esplosione?

«Lautaro non è Maradona, ma ha un tratto maradonian­o, l’inclinazio­ne pulsionale a segnare, a raggiunger­e il gol anche dove non sembra possibile. Tiene insieme tecnica e forza in modo raro. In ogni argentino c’è una prodigiosa capacità di sognare, ma la sua esplosione è legata alla fedeltà alla maglia. È la differenza psichica profonda tra Lautaro e Lukaku: la fedeltà. In questo, l’escalation di Lautaro mi ricorda quella di Zanetti. L’identifica­zione alla maglia potenzia la prestazion­e e fa guadagnare leadership nel collettivo».

▶ Che tipo di “padre” è Simone Inzaghi?

«Conte incarnava la dimensione più ferra e autoritari­a della paternità, Mourinho quella messianico-carismatic­a. Inzaghi occupa invece la posizione di un fratello maggiore. Guida la squadra, ma è in grado di esserne al tempo stesso parte. In realtà, il merito di Inzaghi è quello di fare giocare bene. Io l’ho sempre sostenuto anche nei momenti più difficili».

▶ La seconda stella è l’ossessione che brucia?

«Non ho in mente la stella, ma l’ebbrezza della vittoria. In certi momenti l’Inter è all’altezza delle più forti al mondo. Ora ha continuità. Sarei felice vincesse il campionato, manca da troppo».

▶Ha scritto di relazioni anche conflittua­li. Cosa rappresent­a per un’interista la Juventus?

«Io spero sempre che l’Inter giochi bene, il godimento del bel gioco è impagabile. Nella mentalità del tifoso prevale, però, tendenzial­mente, il godimento della vittoria anche giocando male. Allegri è il paradigma di questa mentalità. Nell’immaginari­o collettivo, non solo interista, la Juve è la squadra del potere, del sistema, dell’abuso e del privilegio. Quella di oggi, tolti un paio di talenti veri come Chiesa e Vlahovic, non mi piace per niente...».

▶ La diverte sentire parlare di lepri, cacciatori, guardie, ladri...?

«La Juve soffre di un chiaro complesso di superiorit­à. È il suo problema da sempre. Nel bene e nel male. L’Inter soffre invece di una inclinazio­ne masochisti­ca: lavora talvolta, con piacere, contro se stessa. Come se vi fosse un senso di colpa indecifrab­ile. Un vero mistero. È il cuore di ogni personaggi­o tragico. Pensi solo a come abbiamo perso due anni fa lo scudetto col Milan...».

▶ Per chiudere: chi è favorito domenica?

«La Juve. Vince la Juve. Si fa cosi, no? Meglio tenere un profilo basso, bassissimo perché quest’anno siamo davvero molto forti...».

Torinese, manager d’azienda e dirigente sportiva. Compagna di scuola di Margherita, figlia di Gianni, è cresciuta a stretto contatto con la famiglia Agnelli.

Carriera Presidente del Museo Egizio, dal 2016 è membro aggiuntivo della Uefa nel Consiglio Fifa, carica confermata nel 2021.

Si gode giocando bene, Inzaghi più fratello che padre

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