La Gazzetta dello Sport - Romana
«Napoli nel cuore e sto con Mazzarri Ai Giochi di Parigi tutti a tifare Irma»
L’attore è tra i protagonisti di “Mare Fuori” «Il mio personaggio empatizza con i ragazzi un bravo tecnico deve saper fare lo stesso»
‘OComandante ha le idee chiare. Carmine Recano, uno dei grandi protagonisti di Mare Fuori, conosce bene la natura umana e il calcio (ha giocato per anni a ottimi livelli) e sa che «un bravo allenatore dev’essere un ottimo mediatore». Tifosissimo del Napoli, commenta così il successo ancora straordinario della serie di Rai 2 prodotta da Roberto Sessa di Picomedia con Raifiction, giunta alla quarta stagione: «La gente si rivede nei rapporti tra i personaggi all’interno di un contesto particolare come quello del carcere e poi trattiamo temi universali, come l’amicizia e l’amore. Di certo la differenza la fa anche chi partecipa al progetto, alla fine conta il gruppo. È come una squadra di calcio: Maradona, il più grande calciatore della storia, ha costruito una squadra che è poi è risultata vincente, in cui ogni elemento funzionava».
▶N€l calcio ‘o Comandante è probabilmente l’allenatore.
«Sì. E noi abbiamo perso il nostro condottiero, Luciano Spalletti. Quando viene meno un leader del genere tutto si sgretola, anche se devo dirvi che a me Mazzarri è sempre piaciuto. Il suo Napoli era un po’ il riflesso del popolo di questa città, un esempio di resistenza e di resilienza. Quella squadra mi ha molto emozionato, era fatta di combattenti, capace di fare la differenza negli ultimi cinque minuti».
▶Quindi è più Comandante Spalletti o Mazzarri?
«Difficile dirlo. Spalletti lo è per autorità, Mazzarri per emotività. Anche se il buon Walter, come il mio personaggio, si è ritrovato di fronte ragazzi che non ha scelto, molti dei quali in difficoltà...».
▶N€lla serie il suo Comandante è decisamente empatico con i giovani. Può funzionare anche nel calcio tra tecnico e giocatori?
«Credo sia necessario se si vuole vincere».
▶ Tra tutti gli allenatori chi è il vero Comandante?
«Antonio Conte. Dai racconti dei suoi giocatori mi sembra sia un ottimo padre. Sa essere autoritario ma anche comprensivo. E la sua storia calcistica parla per lui, è sempre stato un vincente e resta un uomo del Sud, passionale».
▶N€lla serie dice: «Nun tenimm’ a che fa’ co’ dei numeri, ma esseri umani». Vale per i calciatori?
Conte
Sa essere autoritario ma anche comprensivo E resta un uomo del Sud, passionale
«Vale per tutto. In questa società sempre più digitale Stiamo perdendo emotività».
▶ Però i festeggiamenti per il terzo scudetto sono stati emozionanti.
«Posso essere sincero? I primi due titoli lo sono stati molto più. Ora arrivano troppe informazioni, tutto è filtrato, per me si è perso qualcosa».
▶Va allo stadio?
«Sì, compatibilmente con gli impegni professionali. Ero abbonato in curva anche all’epoca della Serie C. Ora cerco di andarci con mio figlio di quattro anni, l’anno scorso siamo stati a Napoli-Milan».
▶Tradizion€ familiare?
«Non è stato mio padre a “iniziarmi” al Napoli, sono andato con un gruppetto di amici a 13 anni circa. La prima partita è stata un NapoliAtalanta 4-0, doppietta di Policano».
▶E il Napoli di quest’anno?
«Non va granché bene. Ora abbiamo il Verona, speriamo bene... Io punto al quarto posto, direi che è ancora ampiamente a portata di mano».
▶C’è un giocatore che in questa seconda parte di stagione può fare la differenza?
«Mi auguro Osimhen, ma rispetto allo scorso anno tutti hanno avuto un calo. Spero in un recupero di concentrazione. Sembra si sentano appagati...».
▶Stavolta a chi andrà lo scudetto?
«Penso sia l’anno dell’Inter. La vedo più squadra, gioca anche un calcio migliore».
▶L€i come se la cava con il pallone?
«Non male. Ho giocato a calcio fino ai vent’anni, arrivando ai Dilettanti. Ero un buon terzino destro, correvo moltissimo, attaccavo e coprivo. C’è stata anche un’importante squadra di Serie A del Nord, di cui non farò mai il nome, che voleva portarmi nel suo vivaio: avevo 15-16 anni, i miei dissero di no. Lì per lì ci rimasi malissimo, oggi, da padre, posso dire che li capisco. E comunque non mi è andata male...».
▶D€ci⏻am€nt€ no. In “Mare Fuori” emerge anche il valore sociale dello sport.
«Lo sport, così come l’arte, è un fondamentale mezzo rieducativo e formativo in cui io ho sempre creduto. Tra l’altro ho preso parte a diversi progetti con al centro lo sport e il disagio giovanile, come I cinghiali di Portici sul rugby o Tatanka sul pugilato, che è l’altra mia passione».
▶Parliamon€.
«È uno sport che amo e che ho praticato. Lo seguo tanto, anche grazie all’amicizia con Clemente Russo. Ai Giochi mi raccomando, tifiamo tutti Irma Testa. Lei è puro talento».
Spalletti
È stato il nostro condottiero Quando viene meno uno così tutto si sgretola
«Mi sono abbonato pure con la squadra in C Ora punto al 4° posto»
Osimhen
Mi auguro ci aiuti nel finale di stagione Ma tutta la squadra deve sapersi ritrovare
Testa
Amo il pugilato e adoro Irma Testa. Dobbiamo sostenerla, è davvero fortissima
«Ero un buon terzino Una big del Nord mi voleva, i miei dissero no»