La Gazzetta dello Sport - Romana

CALHA, MICKI, BARELLA QUEL CAPOLAVORO AL CENTRO DELL’INTER

«PALERMO ,IGOL PER ANDARE IN A E PER SUPERARE BRUNORI E CORINI»

- Di MARCO BUCCIANTIN­I

Le storie belle cominciano sempre al passato: dopo anni di onorato e crescente servizio, fino alla padronanza del mestiere e della squadra, Marcelo Brozovic dovette fermarsi. Successe il 25 settembre del 2022. Il centrocamp­ista si era stirato il muscolo flessore della coscia sinistra nella partita di Nations League fra Austria e Croazia. Brozovic avrebbe saltato 9 partite. Dopo lo scudetto perso in volata contro il Milan anche per l’appannamen­to fisico del croato e di Barella (spremuti), l’Inter si era cautelata allungando i cambi nel reparto, prendendo l’armeno Mkhitaryan e il tosco albanese Asllani. Dunque l’incarico nella mediana dell’Inter era pronto per il giovanotto che veniva dall’Empoli. Così fu: Inter-Roma 1-2, quarta sconfitta di un deludente avvio di campionato, immeritata ma un brutto modo di arrivare al redde rationem della doppia sfida in

Champions al Barcellona.

Nel girone dominato dal Bayern con gli spagnoli si spareggiav­a per esistere. Inzaghi arretrò Calhanoglu dietro a Barella e Mkhitaryan, che voleva elevarsi dal programma di subentrant­e al quale era destinato. Quella sera Luci a San Siro: non si spengerann­o più.

È il varo del centrocamp­o che oggi pare un dono, un capolavoro: pensiero, sfida, tre numeri “dieci” che si mettono insieme, associati dal lavoro e da un’idea forte, per coccolare la palla: Inter-Barcellona 1-0, gol di Calha. Il coraggio ha bisogno di segnali e il destino ha bisogno di date, eccola: 4/10/2022. Al ritorno in Catalogna ancora loro e partitissi­ma dell’Inter che crea, segna, spreca, pareggia e comincia la scalata alla finale della Champions.

Le due sfide al Barcellona sono il “c’era una volta” del centrocamp­o che oggi provoca emozione e turbamento per la fluidità, le precisione, la velocità dello scorrere della palla, quando transita fra loro e verso gli esterni o gli avanti, e rassicura per la serietà e la solidariet­à che lo compattano. Calhanoglu fa convergere il discorso e già c’ispirò l’elegia, su questi spazi rosa: “È un numero dieci, pensa in avanti (nel campo, nel tempo) come fa un numero dieci, muove la palla come se fosse esercizio naturale: da numero dieci. E gioca davanti alla difesa, e dietro le mezze ali, gli attaccanti: dove gioca oggi un numero dieci, sottratto dall’intensità forsennata che intasa la trequarti. Hakan è la consolazio­ne che un numero dieci serve sempre, è il sogno che non è possibile sradicare o cancellare dal campo di calcio”. Pensarlo lì - e organizzar­e i dintorni - è però il merito di Inzaghi, che non ha l’eloquio del profeta e tocca agli altri raccontare. Anche la seconda vita del professor Mkhitaryan: di solito, all’imbrunire delle forze il lavoro si riduce per lasciarne intatta la resa. All’armeno è successo l’opposto, a 35 anni è ormai un tuttocampi­sta che offre l’intelligen­za calcistica affinata dalle molte informazio­ni immagazzin­ate in carriera. Il suo intuito per lo spazio giusto da occupare, per la trama da assecondar­e per procedere in avanti col gioco, la sua verticalit­à di pensiero sono diventati detonatore di una squadra che si esalta mentre si srotola verso il gol. Per tutto il resto c’è Barella, la cassa dritta della squadra, l’anima pura, la dinamo che più si muove più accumula energia da spendere, capace di contestare ogni centimetro di campo così come di giocate “laterali”, le più creative, le più coraggiose. Il coraggio, appunto.

Nel momento difficile l’infortunio di Brozovic - Inzaghi ha avuto una visione e oggi ha un capolavoro fra le mani.

Ormai ne ha fatto una questione di testa, perché i gol arrivano tutti spiccando il volo. Sei sui 7 nell’anno magico di Jacopo Segre. Se il Palermo continua ad ambire alla A diretta lo deve al centrocamp­ista che realizza di più in B senza rigori e punizioni. Il colpo di testa è la sua specialità, come lo è del Palermo che con 15 reti è la squadra in Europa che fa più gol in questo modo, relegando al secondo posto il Bayern. Scoprire, poi, che Segre ha gli stessi gol di testa di Harry Kane, che in Europa comanda nella specialità, aumenta le proporzion­i della sua stagione.

▶S€gr€, si sente un po’ l’Harry Kane del Palermo?

«Non scherziamo, sono contento per questa statistica, ma il paragone è forte, sono Jacopo Segre e sono felice di quello che sto facendo al Palermo».

▶Si€t€ la squadra che in Europa fa più gol di testa, il merito è anche suo.

«Sono numeri che fanno piacere a me e ai miei compagni, la voglia è di continuare così».

▶P€rò tutte queste deviazioni aeree vincenti non possono essere più una coincidenz­a.

«E’ un mix tra il lavoro costante che facciamo e un po’ di fortuna. Io poi durante gli allenament­i mi inizio a fare i film della partita e studio dove posso colpire».

▶ Contro il Bari ha cambiato modo di esultare?

«Sì, è stato Stulac a consigliar­melo. Porto la mano alla fronte come fanno i militari, ma è anche un guardare all’orizzonte e sperare in grandi cose».

▶Co⏻a vede in questo orizzonte? C’è un rinnovo in ballo, oltre alla promozione.

«Sì, ne stiamo parlando e la volontà mia è di continuare perché questa maglia dà un’emozione pazzesca, è la mia stagione migliore e a livello di squadra stiamo facendo delle belle cose».

▶Il mercato è finito, adesso lo può dire: dalla Serie A era arrivata qualche sirena?

«Non ho voluto sapere nulla, ho sempre voluto restare qui».

▶Al secondo posto ci credete ancora?

«Ci abbiamo sempre pensato, poi nell’arco di un campionato capitano alti a bassi, ma siamo a -5 e vogliamo prendercel­o».

▶ Un gol in meno di Brunori, ha lanciato una sfida al capitano?

«Glielo dico ogni giorno: “Stai attento che ti vengo a prendere”. E’ un modo per esortarlo, abbiamo bisogno dei suoi gol».

▶ E’ sulle orme di Fabio Simplicio (8 gol) e Luca Rigoni (9), i due centrocamp­isti non rigoristi che hanno segnato di più con il Palermo, anche se in A.

«Li seguivo quando ero ragazzino, il Palermo è stata sempre una squadra che mi ha suscitato interesse. Speriamo di continuare a segnare anche in A...».

▶Allora parliamo del record in Serie B: appartiene a un certo Eugenio Corini con 12 reti nell’anno della promozione in A, ma calciava rigori e punizioni.

«Beh, allora togliamo rigori e punizioni e vediamo (ride)...».

▶Con i rigori come se la cava?

«Lasciamo perdere, abbiamo Brunori, va bene così».

▶La doppia cifra è a portata di mano. Che ne dice?

«Perché no? Prima devo pensare al bene della squadra, se i gol continuano ad arrivare sarebbe anche un bel traguardo».

▶Ha fatto fatica a trovare una maglia da titolare, poi è entrato e non è uscito più.

«All’inizio c’è stato un certo turnover, siamo una squadra con valori importanti, ci sta».

▶Con l’arrivo di Ranocchia la concorrenz­a è aumentata.

«La concorrenz­a aiuta da alzare il livello, accade in tutte le squadre che vogliono vincere. Servirà l’aiuto di tutti per l’impresa».

▶Av€t€ perso diversi punti per strada. Cosa manca per il definitivo salto di qualità?

«Più vittorie di fila: stiamo tornando quelli di inizio stagione». s TEMPO DI LETTURA 3’04”

Centrocamp­ista e bomber con le sue inzuccate: può fare meglio del capitano («lo stuzzico») e anche del suo allenatore, che qui da giocatore ne fece 12. Con la promozione... Il capitano

Gli dico che tra un po’ lo raggiungo, ma per esortarlo: abbiamo bisogno dei suoi gol

Corini fece 12 gol? Va bene, ma allora togliamo i rigori e le punizioni e vediamo... Il tecnico

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 ?? ?? Visione di gioco L’armeno dell’Inter Henrikh Mkhitaryan, 35 anni, col tecnico Simone Inzaghi, 47
Visione di gioco L’armeno dell’Inter Henrikh Mkhitaryan, 35 anni, col tecnico Simone Inzaghi, 47
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La rete con cui Jacopo Segre, 26 anni, ha sbloccato la partita contro il Modena, vinta dal Palermo 4-2 lo scorso 20 gennaio
LAPRESSE La sua rete contro il Modena La rete con cui Jacopo Segre, 26 anni, ha sbloccato la partita contro il Modena, vinta dal Palermo 4-2 lo scorso 20 gennaio

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