La Gazzetta dello Sport - Romana
«Bologna, sei Mitico»
L’ex difensore: «Spirito e gioco come ai tempi di Maifredi Questa squadra se arriva quarta merita il mio soprannome»
VILLA VOTA MOTTA «GIOCO CHAMPAGNE E DA CHAMPIONS»
Il calcio che era. Il calcio che è. «Preferivo il mio… Altro che pestoni da ammonizione, var, dodici telecamere». Sorriso. Pausa. E rinvio. «Una volta presi un cazzotto da Riccardo Ferri contro l’Inter, allora c’era una sola telecamera e chi lo vide? Nessuno. Nemmeno l’arbitro. Io lo sentii (ride, ndr): e giocai tutta la gara con un occhio nero. Poi le botte le ho date pure io eh…». Villa avrebbe anche un nome: Renato. Ma per tutti, anche per chi lo saluta per strada (e sono ancora una marea) o gli chiede autografi nelle sue Scuole Calcio, è il Mitico: perché arrivava dal nulla toccando il cielo della Serie A marcando anche Maradona «che un gol me lo fece, quando il Napoli a Bologna vinse lo scudetto…». L’esempio dell’uno su mille che ce la fa. Da quegli Anni 80 inizio ‘90, l’appellativo “Mitico” (by Lucio Dalla) è solo suo ed è un po’ come fosse il nome di battesimo.
▶ Mitico, era più bello da vedere il suo Bologna champagne di Maifredi o quello di Motta?
«Noi eravamo un gruppo di amici. E sto notando che anche in questa squadra c’è una unione che mi pare speciale. Lo so e lo vedo. Esempio: chi entra non ha mai il muso e dà tutto, chi è in panchina esulta come fosse in campo, i giocatori si aiutano. In questo Motta ha saputo creare un corpo unico come lo eravamo noi con Maifredi. Giocavamo un gran bel calcio ed eravamo uniti, forti nel voler dimostrare. C’era spirito, coesione, amicizia. E lo spirito giusto ti porta 4-5 punti in più».
▶ Quel suo Bologna arrivò in Uefa: un gioco diverso ma...?
«Noi giocavamo a zona, Gigi (Maifredi, ndr) era uno dei primi: andavamo in pressing sulle punte avversarie. Il Bologna ha concetti diversi ma è molto bello».
▶Altri punti in comune oltre allo spirito?
«Tenga conto che i campionati in cui giocavamo noi avevano i Maradona, Gullit, Van Basten, anche il povero Brehme, giocatori unici, campioni. Per questo tutto ciò che facemmo quell’anno, nel ’90, fu straordinario. Avevamo una caratteristica che vedo spesso nel Bologna di oggi: ce la giocavamo con tutti. Veramente tutti. Convinzione e testa alta. Sapevamo cosa fare noi, sanno cosa fare oggi».
▶Si sbilanci: divertiva di più il suo Bologna “Champagne” o il Luna Park di Motta? ▶Quindi?
«Sto ancora col nostro. E del perché ne abbiamo parlato prima: noi facemmo quell’annata arrivando in Europa lottando contro campioni e squadre forti, piene di prime firme. Vorrei ricordare che Arrigo (Sacchi, ndr) mandava gli osservatori più o meno di nascosto a guardare la zona di Maifredi. Eravamo noi e il Milan a praticare la zona vera».
▶ Oggi però la diverte questo Bologna?
«Avevamo anche Pecci, quell’anno Cabrini e Giordano. Ma mi dica: allora chi li conosceva i De Marchi, Luppi, Stringara, me o altri?».
«E chi conosceva prima di queste ultime due annate Ferguson, Beukema, Posch o credeva che Zirkzee fosse così forte? Ecco: oggi come allora c’è il grande lavoro identitario e migliorativo di società e Thiago come lo fu di Gigi. Gliene dico un’altra: se questo Bologna avesse un Signori in squadra, beh, sarebbe secondo».
▶ Scelga un giocatore di oggi.
«Freuler: sa far gioco, ha carattere, vede calcio, praticamente non sbaglia mai un appoggio. E Ferguson: fa tutto e ha ancora margini di miglioramento, giocatore da grande squadra».
▶ Al quarto posto ci crede?
«Per la Champions la lotta sarà con l’Atalanta. E’ la Dea l’avversaria principale. Se invece parliamo di altra Europa, beh, potrebbero arrivare anche le altre: annata anomala, da sfruttare».
▶S€ il Bologna andrà in Champions?
«Sarebbe da soprannome. Sarebbe un Bologna Mitico, ovvio». s TEMPO DI LETTURA 4’10”
Come fu per noi, questo Bologna va in campo per giocarsela sempre contro tutti
Come gioco scelgo ancora quello nostro con Gigi: Sacchi veniva a studiarlo...