La Gazzetta dello Sport - Romana
«Volevamo un figlio e Davide era molto felice No, non posso perdonare»
e lui cominciava l’allenamento. Ci siamo salutati, e cinque minuti dopo me lo sono visto arrivare. Dal modo in cui mi guardava posso parlare di amore a prima vista. Da lì abbiamo pedalato insieme ogni giorno, è stato magico. Mi chiamava la sua colomba. Era straordinariamente delicato e gentile. Un essere buono, luminoso e infinitamente rispettoso».
▶ Qual è la prima cosa che le viene in mente pensando a Davide?
«Era un uomo puro, con un solo difetto: quello di essere troppo gentile. Non era equipaggiato per i colpi che gli ha dato la vita, sapeva solo rispondere con il silenzio. Avevamo mille progetti meravigliosi che ci rendevano molto felici. Davide era sereno nella sua decisione di chiudere la carriera ed entusiasta delle nuove idee: i corsi di ciclismo, l’attività di rappresentante di prodotti naturali di altissima qualità, un lavoro di coaching per giovani o per professionisti. E soprattutto la nostra vita di coppia: i viaggi, le gite insieme finalmente senza bici, vedere gli amici, fargli conoscere il mio villaggio in Corsica. Eravamo più innamorati che mai».
▶ Volevate dei figli?
«Sì. Ero incinta di tre mesi nel 2014 ma il cuore del bambino si è fermato. Avevamo deciso di riprovarci e questo ci ha dato molta gioia. Soprattutto a Davide».
▶ Che spiegazione si è data di questo destino atroce?
«Davide era un essere troppo puro per questo mondo spesso ingrato e oscuro. È evidente che Davide in questa vita non ha ricevuto la luce, la gentilezza e il rispetto che meritava».
▶ Cosa la fa andare avanti?
«L’amore. Davide non c’è più fisicamente ma è qui in un modo diverso. I legami delle anime sono eterni, so che lui è ancora con me, ci sono segni, messaggi, sogni, straordinarie coincidenze. Davide mi ha salvato, riesce ancora a darmi la sua forza, il suo amore e la sua protezione. Ora tutto ciò che conta per me è che lo lasciamo riposare in pace, rispetto e luce».