La Gazzetta dello Sport - Romana
Gli spari sulla folla in attesa degli aiuti «Oltre cento morti»
Hamas accusa gli israeliani Ma Tel Aviv: «Sono vittime della calca» Ora la tregua è più difficile Gli Usa chiedono allo Stato ebraico di fare chiarezza «Qualsiasi bilancio è troppo grave»
orire per strappare un sacco di farina, in un’area del mondo dove testimoni raccontano di famiglie costrette a cibarsi con il mangime per animali e, secondo Oxfam, il 13% dei bambini è gravemente denutrito. È successo a Gaza giovedì notte e su quei 112 palestinesi uccisi e oltre 760 feriti - dato fornito da Hamas - le versioni sono contrapposte. I palestinesi parlano di spari dei militari israeliani di scorta per disperdere la folla che aspetta di ricevere gli aiuti, distribuiti su 30 camion; un testimone di colpi contro chi si avvicinava troppo ai carri armati, un medico di ferite da armi da fuoco. Il governo Netanyahu ribatte: «uno sfortunato incidente», solo una decina di persone sarebbero state colpite dagli israeliani, costretti a difendersi da uomini armati che volevano mettere le mani sul cibo, destinato ad essere distribuito da «appaltatori privati». E proprio la calca avrebbe spezzato molte vite, stroncate dagli stessi veicoli con gli aiuti; in serata, Tel Aviv cambia versione, negando di aver fatto fuoco. Restano le impressionanti immagini dal drone, uno sgranato formicaio umano che si accalca e si disperde. Sono poi state le cattive condizioni degli ospedali a complicare i soccorsi, mentre i convogli destinati ad alleviare la fame si sono trasformati in ambulanze.
Mte durante la distribuzione degli aiuti. L’Autorità nazionale palestinese vuole un intervento degli Stati Uniti, «che sostengono incondizionatamente Israele»: gli stessi Usa, con il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller, chiedono all’alleato di «dare risposte, perché sappiamo che un’indagine è in corso e, qualsiasi sia il numero dei morti, è troppo alto»; il presidente Joe Biden annuncia di voler «esaminare le versioni contraddittorie» ma ammette che «un cessate il fuoco temporaneo probabilmente non avverrà entro lunedì e, così, si complicano le trattative per gli ostaggi». Il tema sarà sul tavolo oggi alla Casa Bianca, dove Giorgia Meloni incontrerà proprio Biden: ieri la premier italiana aveva sollecitato di «intensificare gli sforzi sui negoziati». Netanyahu, dal canto suo, non arretra: chiede ad Hamas la lista con i nomi di tutti gli ostaggi che farebbero parte del nuovo accordo di tregua da sei settimane (su cui Egitto e Qatar lavorano e che non sarebbe distante) e punta ad eliminare «tutte le brigate di Hamas dal centro e dal sud della Striscia». E, infatti, il ministro della Difesa israeliano conferma: «Ci stiamo preparando ad agire a Rafah». I miliziani ribattono: «Netanyahu non può usare le trattative come copertura, i negoziati sono a rischio». Ma l’attenzione torna sulle condizioni dei civili e la sintesi è di Martin Griffiths, Sottosegretario Onu per gli Affari Umanitari: «La vita sta abbandonando Gaza ad una velocità terrificante».
Le reazioni
I negoziati