La Gazzetta dello Sport - Romana
Pogacar senza limiti
C’È UN FENOMENO SULLO STERRATO 81 KM DA SOLO ORA LA SANREMO
Aveva vinto nel 2022 con 50 km di fuga: ieri impresa leggendaria dello sloveno al debutto. Formolo: «Fa un altro sport»
Le facce. Prendiamoci qualche istante, guardiamole e riguardiamole bene, perché dicono tutto. Sono le facce di quelli che stanno a bordo strada sullo sterrato di Monte Sante Marie - uno dei tratti iconici della meraviglia chiamata Strade Bianche - e vedono arrivare Tadej Pogacar già solo al comando, nonostante al traguardo di Piazza del Campo a Siena manchino l’enormità di 81 (ottantuno, non è un refuso) chilometri. Sono le facce di tifosi e personale delle squadre che mischiano ammirazione e stupore: nemmeno il tempo di chiedersi se Pogacar venga da un altro pianeta o direttamente da una diversa galassia, e lo vedono già allontanarsi, sparire. Verso quella che non è stata una semplice vittoria, è pacifico, ma una impresa leggendaria.
Film Alcuni momenti fissiamoli a futura memoria, e comunque pure chi ha assistito non potrà mai dimenticare. Wellens ha appena finito di fare un gran lavoro per capitan Tadej, che ha Sepp Kuss, vincitore dell’ultima Vuelta, a ruota. Pogacar parte, si volta un paio di volte e tanti saluti all’americano e a chiunque pedalasse in gara mentre a chi si chiede «Che cosa sarebbe successo con Van der Poel e Van Aert?» si può ricordare che l’anno scorso Pogacar li staccò ‘a casa loro’ andando a vincere il Fiandre... Il team manager della Uae-Emirates Mauro Gianetti confesserà di essersi «spaventato» nell’immediato per un tentativo così «estremo», ma si capisce subito che non c’è azzardo da parte del prodigio sloveno, semmai senso dell’impresa, mentre il meteo in gara via via migliora dopo la pioggia anche forte. A 70 km dalla fine Pogacar ha già 1’45”, a 40 km 3’25”, a 20 ancora 3’17” mentre alle sue spalle emergeranno il lettone Skuijns e il belga Van Gils, bravissimi a chiudere sul podio, con il campione uscente Pidcock quarto con quasi 4’ di ritardo (solo in 9 hanno concluso a meno di 5’, roba che non si vede più neanche nei tapponi di montagna di Giro e Tour). I chilometri finali sono una passerella tra sorrisi, cambio di occhiali, gesti di gratitudine al pubblico, bici sollevata a Piazza del Campo come un gladiatore, e il dolce bacio alla fidanzata Urska per concedere il bis - all’ennesima potenza - del 2022 a Siena.
Macchina Tadej Pogacar – l’enormità di 64 successi da pro’ a soli 25 anni, dal 2020 sempre vincente al debutto - oltre che essere un fenomeno è una macchina del tempo umana, nel senso che ha già scomodato e scomoda paragoni con il passato che sembravano impossibili (Eddy Merckx si era già esposto considerandolo un suo possibile erede). Non si limita a demolire i rivali, ma riscrive storia e primati: per esempio, prima di ieri il massimo distacco tra primo e secondo alla Strade Bianche era di 42” (Cancellara su Iglinskiy nel 2012), stavolta è stato 2’44” sul nuovo percorso allungato e indurito. Lui stesso tra i grandi mai aveva vinto una gara in linea con tale margine e gli avversari non possono che applaudire, magari tentando la strada dell’ironia come ha fatto ieri la Visma, lo squadrone che senza Van Aert è uscito nettamente battuto: «Pogacar vuole finire la gara prima che cominci il Gp di Formula 1...». Da calcoli ufficiosi, su Monte Sante Marie (11,5 km) ha segnato un tempo di 1’30” migliore del Pidcock 2023. Per Tadej è stato un debutto straordinario di una stagione che potenzialmente può essere tutta straordinaria. Sabato 16 marzo tenterà l’assalto a quella MilanoSanremo che finora gli si è sempre negata (un quarto e un quin
to posto i migliori risultati), poi dal 18 al 24 il debutto alla Volta Catalunya con tante salite. Ad aprile niente Nord, soprattutto niente difesa del titolo del Fiandre, ma ‘solo’ la Liegi: il tutto per arrivare da favorito d’obbligo al primo Giro d’Italia della vita e cominciare l’inseguimento alla doppietta Giro-Tour, il Sacro Graal del ciclismo, mai riuscito a nessuno in questo secolo (l’ultimo resta Pantani 1998).
Paragoni Detto che il Giro dovrà comunque sudarselo, e che al Tour avrà come rivali Vingegaard e Roglic oltre a Evenepoel, per il Pogacar visto ieri sembra proprio che limiti non ce ne siano: e se invece che Pantani il vero riferimento fosse, per esempio, la tripletta Giro-Tour-Mondiale? Solo due precedenti: Merckx 1974 e Roche 1987. Intanto Davide Formolo, ieri 7° e miglior italiano, è stato compagno di squadra di Tadej tra il 2020 e il 2023 e dice: «Sembra che faccia un altro sport rispetto a noi. Può vincere sia i 3 grandi giri sia i 5 Monumenti. Dobbiamo tornare a Merckx e Hinault per fare un paragone». In serata, sui social, si è fatto vivo un certo Mathieu Van der Poel che ha risposto a un post di Pogacar su Instagram: «Mate (amico, ndr), comincio a essere un po’ spaventato». L’olandese è uno dei supereroi del ciclismo contemporaneo, campione in carica di Sanremo, Roubaix e Mondiale: se prende paura persino lui...