La Gazzetta dello Sport - Romana
Simonelli, che sballo Dosso da non credere È un’Italia da favola
Lorenzo 2° nei 60 hs: «Ci speravo, ma così...» Zaynab bronzo nei 60: «Fiera di me stessa»
Frinolli al settimo cielo: «Che fortuna allenare due ragazzi così belli, forti e pieni di talento»
Un capolavoro ne tira altri: anche Lorenzo Simonelli e Zaynab Dosso, nel giro di un quarto d’ora, in chiusura della sessione serale, salgono sul podio. Da stropicciarsi gli occhi. I due, a rendere la favola ancora più suggestiva, sono compagni di allenamento al Paolo Rosi di Roma sotto le cure di Giorgio Frinolli. Per l’Italia, con ancora una giornata di gare, è già bottino di medaglie eguagliato. Quattro podi, nella storia della rassegna, c’erano stati solo a Siviglia 1991, quando peraltro la marcia faceva ancora parte del programma. Solo gli Stati Uniti (9) ne vantano per ora di più, così come solo gli Stati Uniti precedono gli azzurri nella classifica a punti. È la conseguenza di una stagione che più scoppiettante non potrebbe essere.
Simonelli Il romano dell’Esercito, 21 anni compiuti in giugno, dipinge un’opera d’arte. Tre turni in meno di dodici ore, fino all’acuto da podio. In mattinata 7”61 in batteria, settimo crono del lotto, in serata 7”48 in semifinale, terzo tempo complessivo e poi il botto, 7”43 in finale, correndo in prima corsia, battuto solo dall’imbattibile Grant Holloway, uno che al coperto non ha mai perso in tutta la carriera. Per Lollo, partendo dal 7”51 di Paolo Dal Molin del 2013 e da un personale di 7”59, è addirittura il quarto primato nazionale in cinque settimane: 7”50 il 27 gennaio a Lodz, 7”48 ai Tricolori di Ancona il 17 febbraio, 7”46 a Madrid, il 23 e infine un progresso di altri 3/100. In Europa, nella storia, han fatto meglio in otto. Holloway è imprendibile sin dall’uscita dei blocchi (vince in 7”29), ma Simonelli non si scompone ed è secondo già dalla prima barriera. L’azione è elegante, il passaggio sull’ostacolo composto, il finale irresistibile: il bronzo, persi per strada alcuni protagonisti, va al francese Kwaou-Mathey (7”46). Per Lorenzo, nato a Dodoma, in Tanzania, il Paese della mamma e dai cinque anni in Italia, il Paese del papà, antropologo e ricercatore, è l’apoteosi. «Avere le carte in mano è un conto – dice, incredulo, in testa un cappello di paglia che rimanda al manga giapponese One Piece – un altro è saperle giocare. Speravo in un grande risultato, non immaginavo tanto. Ho tante persone da ringraziare, un pensiero speciale va a mia sorella Giulia».
Dosso Non da meno è l’impresa della Dosso, 24enne reggiana delle Fiamme Azzurre, nata a Man, in Costa d’Avorio e in Italia da quando aveva 9 anni, dove la famiglia si era trasferita nel 2002. Mai un’azzurra, nei 60 iridati, era arrivata in finale. Figuriamoci sul podio. Anche lei, nelle ultime cinque settimane, aveva ritoccato il primato nazionale tre volte (dal suo 7”14 del 2023 a 7”02), anche lei regge alla grande i tre turni di giornata: 7”10 e un doppio 7”05. A precederla Julien Alfred, portacolori di Santa Lucia (6”98) e la polacca Ewa Swoboda (7”00). «Due anni fa - ricorda tra lacrime di commozione - mancai la finale per 2/100. Oggi sono fiera di me stessa. Con tanti grazie a Loredana Riccardi, la mia prima allenatrice». Frinolli, il coach attuale, gongola: 53enne ex azzurro dei 400 ostacoli, è figlio del grande Roberto, nella stessa specialità oro europeo a Budapest 1966 e poi d.t. maschile azzurro. Un’altra famiglia a tutta atletica. «Sono fortunato perché seguo dei ragazzi meravigliosi, forti e pieni di talento» sorride Giorgio.