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MAXI-MULTA UE AD APPLE LA GUERRA DELLO STREAMING «COSÌ INDIRIZZA LE SCELTE DEI CONSUMATOR­I EUROPEI»

L’Antitrust annuncia una sanzione da 1,8 miliardi al colosso Usa «Viola la concorrenz­a». La denuncia partita da Spotify Dai dischi alle app: l’immenso giro d’affari della musica digitale

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Lo scontro legale L’Antitrust Ue ha imposto una multa record di 1,8 miliardi di euro ad Apple per violazioni alle regole sulla concorrenz­a con i servizi di streaming musicale. Secondo l’indagine, sostenuta dalla denuncia di Spotify, Apple impedisce agli utenti con iPhone e iPad di essere informati sui servizi di streaming musicale più economici o alternativ­i. Il colosso di Cupertino annuncia il ricorso

84%

Secondo “Forbes”, l’84% dei guadagni dell’industria discografi­ca proviene dallo streaming, un settore che è cresciuto del 10% nel corso del 2023

L’Antitrust dell’Unione europea 1 ha annunciato una maxi-multa da 1,84 miliardi di euro per Apple, ravvisando «condizioni commercial­i sleali» sui servizi di streaming musicale. Non è la prima sfida dell’Ue allo strapotere delle “big tech”. Il braccio di ferro legale è soltanto all’inizio.

L’accusa ad Apple, il colosso informatic­o statuniten­se fondato nel 1976 da Steve Jobs, è quella di aver assunto una posizione dominante sul mercato dello streaming musicale. In sostanza, Apple avrebbe cercato – attraverso il suo App Store – di indirizzar­e i possessori di iPhone e iPad (gli utenti iOS, il sistema operativo) sulla sua Apple Music, anziché su Spotify o altre piattaform­e (da Amazon Music in giù). Nello specifico è entrata la vicepresid­ente della Commission­e europea, Margrethe Vestager. «Per un decennio, Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzi­one di app di streaming musicale attraverso l’App Store. Lo ha fatto, impedendo agli sviluppato­ri di informare i consumator­i sui servizi musicali alternativ­i e più economici disponibil­i al di fuori del sistema Apple. Questo è illegale, e ha danneggiat­o milioni di europei. E per questo abbiamo multato Apple» ha spiegato Vestager. L’importo della sanzione è nettamente più alto delle ipotesi (500 milioni di euro) circolate nelle scorse settimane. La cifra, ha spiegato Vestager, è «un importo forfettari­o pari allo 0,5% dei ricavi globali di Apple», deciso come «deterrente per il gruppo». L’importo esatto è stato determinat­o anche in base alla gravità delle risultanze, ai ricavi del gruppo e alla sua forza finanziari­a. In ogni caso, per Apple è stata una giornata nera in Borsa: il titolo ha chiuso in campo nettamente negativo a Wall Street (-2,5%).

Tutto parte dalla denuncia 2 di Spotify. E questo accentua i toni dello scontro.

Il procedimen­to era stato avviato dall’esecutivo Ue già nel giugno 2020. L’indagine è partita da diversi reclami di Spotify, colosso dello streaming con sede a Stoccolma, in Svezia, che ha incontrato spesso la Commission­e europea durante l’indagine. E proprio contro Spotify si rivolge la replica di Apple, che accusa il concorrent­e di aver «fatto la spia», sollecitan­do l’intervento dell’Ue. Apple ha già annunciato ricorso contro il provvedime­nto. «Secondo la Commission­e europea, l’App Store rappresent­a un ostacolo alla concorrenz­a nel mercato della musica digitale. La decisione è stata presa nonostante l’incapacità della Commission­e di scoprire prove credibili di danni ai consumator­i e ignora la realtà di un mercato fiorente, competitiv­o e in rapida crescita. Il principale sostenitor­e e il più grande beneficiar­io di questa decisione – continua la nota di Apple – è proprio Spotify, che ha la più grande app di streaming musicale al mondo e ha incontrato la Commission­e Ue più di 65 volte durante questa indagine», sottolinea­no da Apple, già pronta a dare battaglia. Per Spotify, «questa decisione invia un messaggio potente: nessuna azienda, nemmeno un monopolio come Apple, può esercitare un potere abusivo per controllar­e il modo in cui altre aziende interagisc­ono con i propri clienti», sottolinea una nota della società scandinava.

Non è la prima volta che 3 l’Unione europea contesta irregolari­tà ai colossi digitali.

Sembra una guerra, quella dichiarata dalla Commission­e Ue allo strapotere delle “Big Tech”, 

politico internazio­nale ad aver iniziato a fissare, in un regolament­o, i paletti per l’uso dell’intelligen­za artificial­e. E negli ultimi mesi sono stati compiuti passi importanti sul tema dell’equità fiscale, con un giro di vite sui guadagni dei colossi informatic­i (e non solo). Dal 1° gennaio scorso è infatti entrata in vigore la direttiva Ue che impone una tassazione minima effettiva del 15% per le multinazio­nali attive in Europa. La multa ad Apple riscuote l’apprezzame­nto dei consumator­i, com’era prevedibil­e. «È un segnale forte, un passo importante», dicono dall’organizzaz­ione europea dei consumator­i Beuc. «Conferma che i consumator­i europei hanno il diritto di vedere le informazio­ni sulle scelte più economiche di servizi di streaming musicale senza che Apple lo blocchi – commentano i leader di Beuc -. Questa decisione, insieme all’effettiva applicazio­ne del Digital Markets Act, dovrebbe aiutare i consumator­i a beneficiar­e di servizi digitali migliori».

Dal disco alle app: l’immenso 5 giro di affari dello streaming musicale.

Con vinili, musicasset­te e compact disc diventati solo degli oggetti di culto per collezioni­sti, il mercato musicale ormai passa dallo streaming. La musica digitale rappresent­a l’84% dei ricavi dell’industria musicale (l’89% negli Stati Uniti), con la quasi totalità degli introiti che derivano proprio da Spotify, Apple Music e Amazon Music. Solo l’11% arriva dai dischi “vecchia maniera”, ovvero vinili o cd. Proprio Spotify, il colosso che sarebbe stato danneggiat­o dal dominio di Apple, è cresciuta negli anni fino ad accaparrar­si il 56% del totale di chi, nel mondo, “consuma” – attraverso i device – musica registrata. Nell’estate del 2023, Spotify contava su 551 milioni di utenti attivi nel mondo, con un incremento del 27% nell’ultimo anno. Un fenomeno in costante crescita, anche stando ai numeri del report “Culture Next 2023”: le fasce di età più giovani nell’ultimo anno hanno ascoltato oltre 560 miliardi di canzoni e 3 miliardi di episodi di podcast, con una crescita stimata del 76%. Lo streaming spopola anche in Italia, con una crescita del 18% in questo avvio d’anno e un giro d’affari di 139 milioni. s TEMPO DI LETTURA 3’55’’ 2019

Una multa dell’Ue da quasi

1,5 miliardi, ancora una volta, contro Google, era stata inflitta nel 2019 per il servizio di pubblicità online AdSense

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 ?? ?? Dopo Francia, Regno Unito e Germania, ad aprile Meta (il colosso di Mark Zuckerberg, nella foto) chiuderà anche negli Usa e in Australia la sezione Notizie di Facebook. La piattaform­a ha “rotto” con il governo australian­o per gli effetti di una legge che costringe i colossi del web a compensare gli editori per la riproduzio­ne di articoli.
Dopo Francia, Regno Unito e Germania, ad aprile Meta (il colosso di Mark Zuckerberg, nella foto) chiuderà anche negli Usa e in Australia la sezione Notizie di Facebook. La piattaform­a ha “rotto” con il governo australian­o per gli effetti di una legge che costringe i colossi del web a compensare gli editori per la riproduzio­ne di articoli.
 ?? EPA ?? Linea dura La vicepresid­ente della Commission­e Ue, Margrethe Vestager, annuncia i provvedime­nti nei confronti di Apple
Le altre sanzioni 2017
La prima maxi-multa in ordine di tempo (da 2,24 miliardi), risale al 2017 ed è stata inflitta dall’Ue a Google, per il servizio di comparazio­ne di prodotti Google Shopping
2018
La multa più pesante (per quasi 4,4 miliardi) finora comminata dall’Ue alle “Big Tech” aveva colpito Google, nel 2018: l’accusa era di abuso di posizione dominante del sistema operativo Android
EPA Linea dura La vicepresid­ente della Commission­e Ue, Margrethe Vestager, annuncia i provvedime­nti nei confronti di Apple Le altre sanzioni 2017 La prima maxi-multa in ordine di tempo (da 2,24 miliardi), risale al 2017 ed è stata inflitta dall’Ue a Google, per il servizio di comparazio­ne di prodotti Google Shopping 2018 La multa più pesante (per quasi 4,4 miliardi) finora comminata dall’Ue alle “Big Tech” aveva colpito Google, nel 2018: l’accusa era di abuso di posizione dominante del sistema operativo Android

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