La Gazzetta dello Sport - Romana
Il City 2 stende il Copenaghen Haaland non si ferma mai
Guardiola schiera tante riserve. Gol di Akanji, Alvarez e del norvegese MARCATORI MANCHESTER CITY (4-2-3-1) ALLENATORE ALLENATORE ARBITRO
PASSA AI QUARTI DI FINALE
BAYERN MONACO (GER)
LAZIO
ANDATA
REAL SOCIEDAD (SPA) PSG (FRA)
ANDATA ove minuti. È quanto impiega il City a liquidare la pratica Copenaghen, alla fine steso 3-1, e a mettere nel mirino il Liverpool, avversario domenica ad Anfield in una partita che potrebbe valere la Premier. Nove minuti è il tempo che la squadra di Guardiola impiega ad andare sul 2-0, colpendo al 5’ con Manuel Akanji e al 9’ con Julián Alvarez, con la cortese collaborazione del portiere dei danesi il polacco Kamil Grabara. Il resto è accademia anche quando il Copenaghen prova a riaprire la partita al 29’ con Mohamed Elyounoussi: il City resta in completo controllo, la chiude nel recupero del primo tempo col solito Erling Haaland (41 gol, in 37 partite in Champions in carriera, come Aguero un mito City) e poi la gestisce nella ripresa. È l’ottava vittoria su 8 partite stagionali in coppa
Nsegnando sempre tre gol, la settima apparizione ai quarti consecutiva. Ancora da favorita, perché il ruolo del City resta quello: la squadra da battere. E non solo perché è arrivato a 18 vittorie nelle ultime 20 partite.
Superiori Il Copenaghen, alla seconda apparizione nella sua storia agli ottavi di Champions, non era certo l’avversaria migliore per testare i campioni. Guardiola però ha trattato i danesi con rispetto e in cambio ne ha ottenuto due partite in cui gli avversari ci hanno almeno provato. Ma il City è superiore anche quando non va oltre la terza marcia, come ha fatto al ritorno (PRIMO TEMPO)R3-1
Akanji (MC) al 5’, Alvarez (MC) al 9’, Elyounoussi (C) al 29’, Haaland (MC) al 48’ p.t.
Ederson 6,5; Lewis 6,5, Akanji 7, Dias 6,5 (dal 23’ s.t. Stones 6,5), Gvardiol 6,5; Rodri 7 (dal 1’ s.t. Gomez 6,5), Kovacic 6,5; Nunes 6,5 (dal 29’ s.t. Hamilton 6), Alvarez 7,5, Bobb 7; Haaland 6,5 (dal 43’ s.t. Wright s.v.) PANCHINA Ortega, Carson, Walker, Aké, De Bruyne, B. Silva, Foden, Susoho
Guardiola 7 AMMONITI nessuno
COPENAGHEN (3-4–2-1) Grabara 4; Vavro 5, Diks 5, McKenna 5; Ankersen 5, Clem 5 (dal 23’ s.t. O. Højlund 5), Elyounoussi 6,5, Jelert 5 (dal 33’ s.t. Meling s.v.); Froholdt 4,5 (dal 13’ s.t. Mattsson 5,5), Achouri 4,5 (dal 13’ s.t. Bardghji 5); Óskarsson 6 (dal 23’ s.t. Cornelius 5)
PANCHINA Rúnarsson, Buur, Sørensen, Larsson, Boilesen,
Neestrup 5 AMMONITI Cornelius e Mattsson per gioco scorretto
Eskås (Nor) 6,5
NOTE 51.531 spettatori. Tiri in porta 32. Tiri fuori 9-8. Angoli 4-4. Fuorigioco 1-4. Recuperi p.t. 4’; s.t. 4’ all’Etihad. Troppo facile pensare al Liverpool se al 10’ sei già avanti 2-0, troppo facile gestire nella ripresa (e mandare in campo i giovanissimi Micah Hamilton e Jacob Wright) se hai in mano il gioco. Guardiola comunque qualche indicazione l’ha avuta: che Haaland segna anche quando non gioca da fenomeno; che Oscar Bobb, titolare in un ruolo indefinibile passato da esterno d’attacco a interno di centrocampo, ha voglia di emergere e il talento per farlo come Rico Lewis, altro jolly; che si può sopravvivere anche senza Rodri, magari cambiando modulo come nella ripresa; che la difesa ogni tanto si prende amnesie che vanno evitate. Perché quando giochi col Copenaghen puoi anche permetterle. Ma al Liverpool, la cui ombra si è allungata subito sull’Etihad, sarà meglio non fare regali. s TEMPO DI LETTURA 1’48”