La Gazzetta dello Sport - Romana

TIRRENO-ADRIATICO CHE BIS IN VOLATA «I MIEI LIMITI? NON LI CONOSCO»

Il friulano conquista a San Benedetto la tappa più veloce di sempre (oltre 47 orari di media) e sogna per sabato. Il c.t. Bennati: «Ci deve credere»

- di Ciro Scognamigl­io INVIATO A SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP)

Se il rischio è quello di abituarsi, lo corriamo con enorme piacere. L’urlo contro il cielo, il pugno stretto, il braccio che si carica e rotea. Jonathan Milan esulta così ed è un gran bell’esultare, per lui e per l’Italia che ne ha assai bisogno. È azzurra la chiusura della 59a Tirreno-Adriatico e non solo nel senso della maglia di leader che porta a casa per la prima volta Jonas Vingegaard: il 23enne friulano della Lidl-Trek, olimpionic­o della pista, firma un grande sprint a San Benedetto del Tronto che gli fa dire «una chiusura in bellezza», nella tappa più veloce della storia della Corsa dei due Mari (47,1 km/h di media). Ma non solo, perché è la seconda volta in quattro giorni dopo Giulianova, si porta dietro la maglia ciclamino dei punti ed è un bell’avviso ai naviganti visto che alla Milano-Sanremo mancano solo 5 giorni. «Non so quali siano i miei limiti, li scopro giorno dopo giorno», ammette Milan, che comprensib­ilmente si copre le orecchie se si tira in ballo la sirena della Classiciss­ima.

Ci sta, anche se al momento la carta migliore dell’Italia – mai così male alla Tirreno-Adriatico in classifica, il migliore è Fortunato 14° - sembra proprio lui e non a caso il c.t. Daniele Bennati dice:

Felicità

In questo ultimo sprint ho messo tutto quello che avevo. E grazie ai compagni

Obiettivo

Amela Sanremo piace, certo. Finora ho mostrato poco del mio potenziale

«Ci deve credere. Anche Cavendish, quando vinse nel 2009, non era atteso...».

▶Milan, diceva di una chiusura in bellezza. Con nomi importanti alle spalle come Kristoff, 2° e Philipsen, 4° (tra di loro, un bravo Cimolai)...

«Sono felice, anzi di più. Ho vinto due sprint diversi, battendo gente parecchio forte. In quest’ultima volata ho messo tutto quello che avevo, ma c’è voluto prima un grande lavoro del team. E in particolar­e di Consonni (olimpionic­o e iridato come lui nel quartetto, ndr), che nel finale ha chiuso su Waerenskjo­ld che aveva tentato l’anticipo. Impeccabil­e. Ma tutti i miei compagni si sono spesi alla grande, in particolar­e per chiudere sulla fuga, non semplice da andare a prendere».

▶ Adesso l’Italia punterà su di lei per la Sanremo, non crede?

«Il periodo delle classiche sta entrando nel vivo, sì. Noi avremo un team molto forte sabato, con Pedersen e Stuyven (primo nel 2021, ndr), e cercheremo di supportarl­i al massimo. A me la Sanremo piace, certo, ma penso che al vertice in una gara così ci si arrivi col tempo (sarà alla terza partecipaz­ione, ndr). Vedremo».

▶Intanto il suo spunto veloce si sta consolidan­do?

«Sì, sarà questa la mia evoluzione, tra classiche e sprint. Io ce la metterò tutta per migliorare perché si può sempre farlo».

▶ Ma quali sono i modelli, fatte le debite proporzion­i. Vede uno sviluppo alla Tom Boonen?

«Sa, non c’è un solo nome che mi ha ispirato. Boonen, sì. Ma pure Cancellara, Sagan. Lì ci si ritrova

sempre. Lo sviluppo però non si sa come sarà. Chissà, magari con il tempo lo spunto veloce lo perderò un po’ in favore di altre cose. Le somme le tireremo più avanti. Certamente il bilancio di questa Tirreno-Adriatico è ottimo».

▶ Nel primo sprint di questa settimana, martedì a Follonica, era rimasto un po’ chiuso. Si progredisc­e pure con gli errori?

«Non c’è dubbio. Si impara sempre, i dettagli più piccoli possono fare la differenza. Bisogna avere fiducia, in se stessi e nella squadra. In quell’arrivo qualcosa non aveva funzionato, non c’eravamo trovati. Però, se devo giudicare le ultime due volate, abbiamo lavorato e concluso in maniera impeccabil­e».

▶Philip⏻€n, quarto, è sembrato un po’ arrabbiato.

«Ogni singola volata ha una storia diversa. Lui ne vincerà ancora tante, di sicuro».

▶ Che cosa significa firmare l’ultima volata di una corsa a tappe di sette giorni?

«Un bel segnale, perché è stata una settimana dura, con parecchio dislivello. Nonostante questo, sono stato lì a lottare».

▶ Di lei si dice sempre che ha molti margini di migliorame­nto. Quanto sono grandi? Quanto ha mostrato del suo potenziale?

Sorride. «Poco, spero. Perché è al massimo che si deve puntare». s TEMPO DI LETTURA 4’20”

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L’urlo di Jonathan Milan, 23 anni, nella volata di San Benedetto del Tronto: battuti Kristoff, Cimolai e Philipsen. In alto la festa del friulano, olimpionic­o della pista
BETTINI Nuovo mondo L’urlo di Jonathan Milan, 23 anni, nella volata di San Benedetto del Tronto: battuti Kristoff, Cimolai e Philipsen. In alto la festa del friulano, olimpionic­o della pista
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