La Gazzetta dello Sport - Romana
IL PLEBISCITO PER PUTIN FRA PROTESTE E ARRESTI I DUBBI DI USA ED EUROPA «ELEZIONI NON LIBERE»
Lo “zar” rieletto presidente: a spoglio quasi finito l’esito è 83,2% Affluenza alta: folla ai seggi a mezzogiorno, nel nome di Navalny L’Ucraina: consultazioni illegali. La Casa Bianca: «Irregolarità»
Le urne di guerra
Le Presidenziali russe, a due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, confermano Vladimir Putin (nella foto), che ottiene il voto di oltre 8 elettori su 10. «Si rafforza la nostra società», ha commentato lo “zar”. Le elezioni russe, da sempre criticate perché molto poco trasparenti, scatenano di nuovo i sospetti. Dagli Usa all’Europa, i leader insorgono. La vedova di Navalny ha votato a Berlino: «Ho scritto il suo nome sulla scheda»
Tutto secondo previsioni 1 nelle Presidenziali in Russia, “blindate” e poco trasparenti, come sa chiunque. Le ha vinte Vladimir Putin, persino più nettamente del previsto.
Il 71enne leader russo, presidente uscente e riconfermato, a spoglio quasi finito raggiungeva una percentuale attorno all’83,2%. Ben oltre quel 50% richiesto dalla legge elettorale per evitare il ballottaggio tra i due candidati più suffragati. Nelle precedenti elezioni, Putin conquistò il 77% e il 64%. Sono elezioni molto opache, quelle russe, con l’esito scontato, ma il leader del Cremlino sembra non risentire di oltre due anni in guerra e delle sanzioni economiche dell’Ue e degli Stati Uniti. L’affluenza (113 milioni gli aventi diritto al voto) è stata molto alta, oltre il 74%. E una partecipazione così marcata serve al Cremlino per dimostrare il sostegno alla linea politica di Putin, anche sulla guerra in Ucraina. Potevano partecipare anche i residenti in Crimea (oggi ricorrono dieci anni dall’annessione) e nelle regioni conquistate dalla Russia con l’invasione di febbraio 2022, ovvero Donetsk,
Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. I russi che vivono all’estero hanno votato in ambasciate e sedi diplomatiche. Elezioni per la prima volta su più giorni (da venerdì a domenica), per la prima volta anche online, come ha votato lo stesso Putin, in un’immagine che ha fatto il giro del mondo. Le briciole, o poco più, le hanno raccolte i tre sfidanti: Leonid Slutsky, Vladislav Davankov e Nikolai Kharitonov, che però, in realtà, non sono veri avversari di Putin (sostengono anche la guerra in Ucraina). Più che altro, dei figuranti...
A mezzogiorno, nel ricordo 2 di Alexei Navalny, in migliaia sono andati ai seggi per mostrare contrarietà allo “zar”.
Il dolore per la morte del blogger dissidente, appena un mese fa, è stata sullo sfondo di queste ultime settimane di campagna elettorale. E ha avuto successo l’iniziativa “Mezzogiorno contro Putin”, con elettori russi in coda in molti seggi di Mosca e San Pietroburgo, e delle altre principali città, oltre che all’estero, nelle sedi diplomatiche. La maggior parte di loro, di chi ha voluto rendere palese il dissenso, nel seggio ha poi annullato la scheda. Un segnale tangibile della protesta anti-Putin, rilanciato da Yulia Navalnaya, riprendendo un’idea proprio del marito Alexei Navalny, morto in un carcere della Siberia il 16 febbraio scorso, in circostanze ancora tutte da chiarire. In particolare, a Vilnius, in Lituania, a mezzogiorno c’erano almeno 700 persone in coda di fronte all’ambasciata russa. Navalnaya era invece in Germania, di fronte all’ambasciata russa di Berlino, dov’è stata accolta da applausi e abbracci da decine di russi che hanno raccolto il suo appello, tra cartelli con scritto «Basta Putin, basta guerra». All’uscita dal seggio, ha raccontato di aver scritto «il nome di Alexei Navalny, perché non è possibile che un mese prima delle elezioni, il principale oppositore di Putin, già in carcere, venga ucciso».
Le elezioni sono state turbate 3 da molotov e disordini, con decine di arresti.
«Nulla ha turbato la regolarità del voto», ha sancito la Commissione
elettorale. Ma la Ong Ovd-Info riferisce di almeno 74 persone arrestate in Russia, in una quindicina di città, per aver protestato fuori dai seggi nell’ultima giornata elettorale. Già da venerdì la consultazione per il Cremlino era stata caratterizzata da forti momenti di tensione, con lanci di bottiglie molotov contro alcuni seggi e schede imbrattate con il colorante.
Per Putin, in ogni caso, è la 4 terza elezione consecutiva, la quinta in tutto, a presidente della Federazione russa.
Ultimo di tre figli, è nato nel 1952 a Leningrado (il nome sovietico di San Pietroburgo). Il padre, arruolato in Marina, rimase gravemente ferito combattendo contro i nazisti. Un fratello, Viktor, morì di fame a due anni nel lungo assedio tedesco alla città. Appassionato di arti marziali, dopo la laurea in Legge (più avanti, anche un dottorato in Economia), nel 1975 entra nel Kgb, il potente servizio segreto di Mosca. Nel 1996 il presidente Boris Eltsin lo nomina vicecapo del suo staff. Nel 1998 diventa capo dell’Fsb, il servizio di intelligence interna. Eltsin, dopo pochi mesi, piegato da problemi di salute, lo sceglie come premier e
suo successore. Il 1° gennaio 2000 Putin diventa presidente ad interim e a marzo viene confermato alle urne. Da allora, è stato eletto presidente della Russia in due mandati quadriennali, dal 2000 al 2008, come primo ministro dal 2008 al 2012 - durante la presidenza di Medvedev - e poi ancora presidente per altri due mandati, allungati a sei anni con una riforma costituzionale. Un’altra riforma, del 2020, gli ha permesso di essere rieletto, annullando il limite di due mandati consecutivi. Putin si accinge così al terzo di fila, mentre la guerra contro Kiev va avanti e su di lui incombe un mandato di cattura del Tribunale dell’Aja. Dopo lo spoglio, davanti ad una platea di giovani, Putin ha detto che «la mia vittoria consolida la società russa. Ma ci sono ancora molti compiti da svolgere e tutti gli obiettivi saranno raggiunti. Le proteste? Se l’invito era comunque votare, lo avevo fatto anche io. Ma gettare colorante nelle urne non è dimostrazione di democrazia ed è un crimine. La morte di Navalny? Un evento triste. Ero d’accordo con l’idea di uno scambio di prigionieri. Tregua olimpica? Agiremo sempre nell’interesse russo». Infine, un invito alla Francia a giocare un ruolo di mediazione per evitare un conflitto mondiale «in caso di intervento Nato».
Le reazioni internazionali 5 non sono mancate.
Le Presidenziali in Russia «non sono libere né giuste», visto che Putin ha «imprigionato gli oppositori e impedito ad altri di candidarsi contro di lui», il commento dagli Usa. L’Ucraina ha dichiarato illegale il voto sul suo territorio e ha esortato la comunità internazionale a non riconoscerne l’esito. «Putin è un uomo ubriaco di potere, sta facendo tutto il possibile per regnare in eterno», ha detto il presidente ucraino Zelenski. Diffidenza anche in Europa. «Il governo di Putin è autoritario, si basa su censura, repressione e violenza. Le “elezioni” nei territori occupati dell’Ucraina non sono valide», il commento del ministero degli Esteri tedesco, simile a quello arrivato da Londra. E anche la Polonia bolla le elezioni russe come «non legali, non libere e non eque». s TEMPO DI LETTURA 3’55’’