La Gazzetta dello Sport - Romana
Semplicemente SINNER JANNIK PIEDI A TERRA «LA VERA MISSIONE NON È VINCERE MA APPASSIONARE»
Incontro a Miami alla vigilia dell’esordio: «Vorrei coinvolgere la gente solo con la mia normalità Grande emozione l’incontro con la Nazionale»
«Volevo davvero conoscere Spalletti e gli azzurri. È stato bello, io e il c.t. abbiamo capito di venire da famiglie molto, molto normali. E non siamo cambiati con il successo». Qui a Miami era arrivata la prima finale in un Masters 1000 contro l’amico Hurkacz, persa perché in fondo nel 2021 aveva soltanto 19 anni. Jannik Sinner non immaginava forse di entrare così presto nell’Hard Rock Stadium da grande favorito con Carlos Alcaraz, numero 2 del tabellone. Non sognava di allenarsi a una ventina di chilometri dalla Nazionale in Florida per una tournée che più puntuale non poteva essere. Europei e Mondiali di calcio fermano l’Italia, ma negli ultimi mesi anche la Davis e gli Open d’Australia hanno incatenato allo schermo i nostalgici dell’era Panatta e le nuove generazioni. Sinner è un simbolo con i suoi ventidue anni di saggezza, vittorie e normalità. Se ne sono accorti anche gli azzurri che l’hanno accolto con un applauso quando Jannik s’è presentato all’allenamento da tifoso comune. Soltanto il sorriso sincero e un po’ bambino tradisce un’età che altrimenti, dalle parole, sembra molto lontana da quella anagrafica.
▶B€llo l’abbraccio spontaneo con Spalletti.
«Ci somigliamo. Siamo riusciti, almeno io ci sto provando, a fare una cosa bella, che non è vincere o perdere, ma appassionare gente nuova, ragazzi, adulti. E non soltanto con i successi, ma con la normalità. Nel tennis sta succedendo da un po’: Fabio (Fognini ndr) ha vinto a Montecarlo, Berrettini in finale a Wimbledon, io ho fatto il mio. Sta arrivando tutto in modo normale».
▶Co⏻’è la normalità?
«Io sono uno che vive il successo molto tranquillamente. Se perdo, il giorno dopo mi vado ad allenare. Se vinco, il giorno dopo… mi vado ad allenare. Il punto di vista cambia relativamente poco. Spalletti è molto simile».
▶Com’è stato l’incontro con gli azzurri?
«Un’emozione vederli in campo, ho ancora i brividi quando ripenso all’applauso che mi hanno dedicato. Sono molto giovane e mi ha fatto un po’ impressione. Poi sono stati loro ad avvicinarsi e chiedermi come funziona il tennis».
Noi due ci somigliamo. Siamo riusciti a fare una cosa bella, non solo vincere
Mi vengono i brividi a ripensare agli applausi che mi hanno dedicato