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LA GUERRA ALLE BIG TECH GLI USA CONTRO APPLE «MONOPOLIO DEGLI IPHONE LEGGI ANTITRUST VIOLATE»

Il Dipartimen­to di Giustizia fa causa al colosso tecnologic­o L’accusa è di aver danneggiat­o sviluppato­ri e consumator­i Nei guai anche in Europa, Cupertino si difende: azione pericolosa

- di Franco Carrella

Il sistema nel mirino Il ministro della Giustizia, Merrick Garland (nella foto), è stato esplicito:

«Gli utenti non dovrebbero pagare di più perché le società violano le leggi e creano barriere». Nel mirino tutto il sistema Apple e le sue restrizion­i. Appena due settimane fa, il gruppo era stato sanzionato dalla Commission­e Ue per abuso di posizione dominante nello streaming musicale

Dagli Stati Uniti è arrivata 1 una notizia destinata a far discutere a lungo.

Una mela di traverso, verrebbe da dire. Il Dipartimen­to di Giustizia americano ha avviato un’azione legale contro Apple per aver infranto le regole antitrust, ritenendo che abbia il monopolio sul mercato della telefonia e danneggi consumator­i, sviluppato­ri e aziende rivali. I documenti, al termine di un’indagine durata cinque anni, sono stati consegnati al tribunale del distretto del New Jersey. «Un’azione sbagliata, un precedente pericoloso. Se la causa avrà successo, metterà in pericolo la capacità di creare la tecnologia che la gente si attende da noi. Si tratta di una minaccia ai principi che hanno permesso ai nostri prodotti di distinguer­si su mercati molto competitiv­i. Ci difenderem­o», è stato l’immediato commento del colosso di Cupertino, mentre le notizie creavano scompiglio a Wall Street e il titolo arrivava a perdere il 3,6% (il peggiore sul Dow Jones). Va ricordato che Apple, in Italia, era finita a maggio dell’anno scorso nel mirino dell’Agcm, l’Autorità garante della concorrenz­a e del mercato: aveva avviato un’istruttori­a, con accuse simili. Quanto al Dipartimen­to di Giustizia statuniten­se, è alla seconda imponente azione legale contro una Big Tech, dopo aver accusato Google di monopolio nelle ricerche online.

Di che cosa parliamo? 2

Il Dipartimen­to e sedici procurator­i generali statali accusano Apple di aver abusato del suo potere nel settore degli smartphone, negando agli sviluppato­ri di software e alle società di videogioch­i di poter offrire opzioni migliori per l’iPhone (da tempo va avanti lo scontro con Epic Games, sviluppato­re del popolariss­imo gioco Fortnite). Provocando, inevitabil­mente, prezzi più alti. Ha spiegato Merrick Garland, ministro della Giustizia: «I consumator­i non dovrebbero pagare di più perché le società violano le leggi e creano barriere, riducendo la concorrenz­a». Le pratiche illegali si estendereb­bero ben oltre l’iPhone, intaccando Apple Watch (inserito nello sterminato settore dei dispositiv­i indossabil­i), Apple Pay, FaceTime, la pubblicità e l’offerta di news. Un intero ecosistema. Apple negherebbe le app di messaggist­ica tra piattaform­e diverse, limitando la compatibil­ità degli smartwatch e bloccando i programmi che non sono presenti sull’App Store e i servizi di streaming mobile su cloud. Fa sapere ancora il Dipartimen­to: «Sono state imposte una serie di regole mutevoli per ostacolare l’innovazion­e, offrire un’esperienza meno sicura o degradata e limitare le alternativ­e competitiv­e». Per avere un’idea di questo mercato, nel 2023 l’iPhone ha registrato vendite per 200 miliardi di dollari, l’Apple Watch per 40. L’area dei servizi di Apple fattura 85 miliardi di dollari l’anno.

Ma non è la prima tegola 3 per l’azienda.

Infatti. Aveva già dovuto far fronte alle accuse sollevate in Europa e - per adeguarsi alle varie normative - è chiamata a sostanzial­i cambiament­i nel suo modello commercial­e. Ciò che praticamen­te chiede il Dipartimen­to di Giustizia americano. Appena due settimane fa, per restare alla storia recente, la Commission­e europea ha sanzionato Apple con una multa di oltre 1,8 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante sul mercato della distribuzi­one di applicazio­ni di streaming musicale agli utenti di iPhone e iPad, attraverso il suo App Store. Il procedimen­to era stato avviato a giugno 2020. Secondo la Commission­e, il gruppo california­no ha applicato restrizion­i agli sviluppato­ri, impedendo loro di informare gli utenti iOS su servizi di abbonament­o musicale alternativ­i e più economici disponibil­i. Una condotta che si è protratta per dieci anni e potrebbe aver indotto molti utenti a pagare prezzi notevolmen­te più alti. Oppure a rinunciare ad abbonarsi, non trovando il servizio giusto da soli.

Anche in quel caso Apple 4 replicò a muso duro.

Proprio così: «La Commission­e non ha prove credibili di danni ai consumator­i e ignora la realtà di un mercato fiorente, competitiv­o e in rapida crescita». Poi l’affondo: «Il principale sostenitor­e di questa decisione e il più grande beneficiar­io è Spotify, società con sede a Stoccolma, in Svezia. Possiede la più grande app di streaming musicale al mondo e ha incontrato la Commission­e europea più di 65 volte durante questa indagine. Oggi detiene una quota del 56% del mercato continenta­le e non paga nulla ad Apple per i servizi che hanno contribuit­o a rendere Spotify

uno dei marchi più riconoscib­ili al mondo». C’è stata naturalmen­te anche la reazione di Spotify, secondo cui «la decisione Ue rappresent­a un momento importante nella lotta per un Internet più aperto per i consumator­i».

È ipotizzabi­le utilizzare 5 queste sanzioni per chiedere compensazi­oni?

Ha spiegato Margrethe Vestager, a capo dell’antitrust Ue: «La nostra indagine ha mostrato che più del 20% dei consumator­i che avrebbero altrimenti sottoscrit­to un abbonament­o premium con Spotify non lo hanno fatto per le regole denominate anti-steering (le misure volte ad impedire che una applicazio­ne possa reindirizz­are l’utente ad un negozio esterno, ndr). Si tratta di milioni di persone che hanno pagato 2-3 euro in più al mese. Il quadro di regole europee per la concorrenz­a non prevede compensazi­oni per i consumator­i, ma la nostra decisione può servire da prova in caso di ricorso a un tribunale».

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AFP La “Mela” a New York Uno store di Apple a New York. Nel primo trimestre dell’anno fiscale 2024, che si è concluso il 30 dicembre 2023, Apple ha annunciato un fatturato trimestral­e pari a 119,6 miliardi di dollari, in crescita del 2% rispetto all’anno precedente

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