La Gazzetta dello Sport - Romana
PROGETTO SUWARSO «IL MODELLO DISNEY E LO STADIO NUOVO PER FARE LA SERIE A»
Il manager indonesiano e il rilancio del club «Un giorno dovrà valere un miliardo»
L’open space è al piano terra di uno dei palazzi alle spalle dello stadio. Una trentina di ragazzi sui 25 anni, provenienti da tutto il mondo, si dividono le ampie scrivanie. Tutto moderno ed elegante. Qui ci sono area marketing, merchandising e ticketing del Como. In mezzo a loro, seduto al computer, ecco Mirwan Suwarso. Il capo. Il rappresentante dei fratelli Hartono, i più ricchi proprietari di un club in Italia.
▶Possiamo dire il “regista”?
«Ho indossato tanti cappelli, dicono in Inghilterra... Ora mi sento “produttore”, per realizzare il nostro progetto col Como».
▶Quale sarebbe?
«Avete presente la Disney? Parchi a tema, film, studios, media e merchandising. Tutto connesso in un’unica fase: la stessa cosa che dobbiamo fare nel Como».
▶C’è spazio per la passione?
«Certo, anche se il mio primo sport è la Mma. Uno contro uno non puoi avere una scusa per scappare o dare colpe ad altri».
▶Ok, ma cosa chiede al calcio?
«Guido tutta la parte sport e intrattenimento della famiglia Hartono in quattro Paesi. Il Como era un piccolo progetto legato alla città, oggi è un’industria. Siamo partiti con 850mila euro, pensiamo di arrivare a un valore da un miliardo tra sport, media, strutture, merchandising e turismo. Abbiamo investito nel fashion, le valigie col marchio Como le vendono da Harrods».
▶Tutto è cambiato a Como...
«La gente ha visto chi siamo, i fatti hanno seguito le parole. Capivo i dubbi, visto il passato. Oggi ci sentiamo inclusi in città, lavoriamo per la comunità, non ci sentiamo più come... ospiti».
▶Sabato in tribuna c’era il pienone di parenti e amici della proprietà. Il legame è forte?
«Certo, sono molto appassionati. Alla signora Hartono interessano i progetti nelle scuole, come la crescita della squadra».
▶Parliamo di questa. Si aspettava una scalata del genere?
«Sì, quando abbiamo cambiato allenatore abbiamo voluto cambiare mentalità. Quindi questi risultati non mi sorprendono: in estate avevamo stanziato 25 milioni per andare in Serie A...».
▶Certo l’esonero di Longo aveva sorpreso tutti...
«Avevamo vinto partite senza merito, rischiando troppo: una strada che non avrebbe portato lontano. Meglio cambiare subito, dopo sarebbe stato tardi».
▶ Con Fabregas il Como è anche conosciuto in tutto il mondo.
«Sì ma se un allenatore è famoso ma non capace, è inutile. Anche Maradona ha allenato ma senza risultati. Fabregas ha inciso: mentalità nuova, identità italiana. Lui è l’architetto, è anche uno dei proprietari e dà la linea. L’allenatore però è Roberts».
▶Strana soluzione in Italia.
«Non c’è una gerarchia, tutti lavorano insieme, con i propri compiti, e fanno riferimento alla proprietà. Ho rispetto per le abitudini italiane, però bisogna ragionare in modo diverso».
▶Ossia?
«L’Italia guarda più al mercato interno che quello globale. Se la Premier incassa 5 volte di più non è perché ha un calcio migliore, ma perché vende meglio i suo prodotto nel mondo: il calcio italiano è più forte, ma fuori non se ne accorgono».
▶E’ quello che volete fare voi?
«Al nostro arrivo il merchandising portava 100mila euro e oggi siamo a 4 milioni. Noi guardiamo alla Juve che fa 180 milioni e vogliamo arrivare a 20. E poi il centro sportivo: dobbiamo svilupparlo, siamo solo al 30%. E poi c’è il progetto dello stadio».
▶Vecchio tema a Como...
«A breve la proprietà approverà il progetto da presentare al Comune. Non sarà uno stadio per il Como, aperto due o tre giorni al mese, ma per la città, con aree commerciali e sanitarie».
▶E se sarà Serie A?
«L’Atalanta ha fatto i lavori a blocchi senza risentirne. La volontà è quella di giocare qui».
▶E’ vero che in caso di Serie A avete stanziato 100 milioni?
«Lo spero, ma non è vero. La proprietà vuole massimizzare l’investimento senza sprechi».
▶ Dove vede il Como tra 5 anni?
«Step by step. Il mondo cambia in fretta, meglio vivere il presente cercando di crescere. Certo, essere qui a giocarci la A dopo 5 anni ha sorpreso anche me».
«Gli Hartono hanno tanti progetti qui che vanno oltre il calcio»
«Fabregas ci ha dato la vera svolta: conta la qualità, non il nome»