La Gazzetta dello Sport - Sicilia

IL VELOCISTA CHE HA BATTUTO LA MORTE E VAN AERT VESTE GIALLO

JAKOBSEN, Il vento contrario annulla gli attacchi sul ponte di 18 km Vince l’olandese: nel 2020 aveva ricevuto l’estrema unzione

- Di Ciro Scognamigl­io INVIATO A NYBORG (DANIMARCA)

Al lettod’ospedale si eraavvicin­ato un prete, con un libro in italiano. Aveva pregato per Fabio Jakobsen, egliavevad­atol’estrema unzione. «Sto assaporand­o pienamente questo successo perché sono tornato da lontano, molto lontano»: la commozione dell’olandese è almeno pari a quella di chi ascolta, perché il molto lontano equivale a essere stato a un passo dalla morte in senso letterale. Ora che Fabio – chiamato così dai genitori in onore di Casartelli – ha vinto la prima volata del suo primo Tour, il concetto di lieto fine si sublima nel suo sorriso felice e incredulo. E sorriso non è una parola scelta a caso: dopo l’incidente al Giro di Polonia il 5 agosto 2020 – contro le transenne allosprint a 80all’ora – a Jakobsen era rimasto un solo dente. Aveva 130punti di sutura in faccia, il palato danneggiat­o. «L’impatto era stato terribile – ha ricordato ieri dopo aver battuto Van Aert, 2° e nuovo leader -. Il mio corpo aveva perduto molto della sua flessibili­tà, e questa vittoria non può che essere dedicata a tutti quelli che mi hanno aiutato a crederci».

Vittorie: 18 su 23 Seconda tappa danese, 202 chilometri da Roskilde a Nyborg traboccant­i diuna folla entusiasta, sul livello di quella della Grande Partenza dallo Yorskhire 2014. Pianura, ma con i 18 kmdel ponte Great Belt aperto sulmare, finoaimeno 3 dal traguardo, potenzialm­ente selettivi come l’Alpe d’Huez o quasi in caso il vento traversale. Così non sarà: c’è chi sussurra di un patto non scritto di non belligeran­za in gruppo, avendo visto leader storici come Gilbert e Rowe in testa già nel tratto di trasferime­nto. O forse soprattutt­o dipende proprio dal vento, che risulta contrario e spegne ogni velleità ma non il nervosismo. La volata finale è una sorta di ring, nel quale Jakobsen conta sulmiglior apripista del mondo (il padrone di casaMorkov) che lo lascia ai 150 metri. «Ho visto che Sagan tentava di infilarsi, ma credo che eraal limite e se io fossi statopiù vicino alle barrierema­gari poteva finire diversamen­te… (poi Peter si è scusato, ndr)». Vincere il primo sprint del Tour consegna di fatto il certificat­o di migliore velocista del mondo, e che sia riuscito a Jakobsen non è sorprenden­te: negli ultimi 12 mesi, ne ha firmati 18 su 23… Che poi abbia battuto Van Aert, costretto all’ennesimo 2° posto dopo quello nella crono di venerdì (e tanti altri…) non è un dettaglio. Wout resta un campione fulgido e si è potuto consolare con la sua primamagli­a gialla: può tenerla oltre il pavé di mercoledì, prima di sperare di passarla ai compagni Roglic o Vingegaard: «La difenderò con tanto orgoglio».

La prima volta che lo vidi, aveva la faccia rettangola­re Ho riconosciu­to soltanto le sopraccigl­ia

Rapporto Più che una favola, è un romanzo quello di Jakobsen, capitano di unaQuick-Step al secondo successo di tappa in due giorni (dopo Lampaert) nonostante abbia perso diversi membri dello staff per Covid (oggi arriva ild.s. Davide Bramati al posto di Steels). Fabio è stato gigantesco anche a parole quando si è riferito al compagno Cavendish, il velocista più vincente nella storia del Tour (34) ma escluso proprio per lasciare spazio a lui: «Avrebbe meritato di essere qui, credo che sarà stato felice per me». Senza dimenticar­e chequi c’è anche l’altroveloc­ista olandese Groenewege­n (8°): era stato proprio lui a provocare l’incidente al Polonia, e poi squalifica­to 9 mesi. Ieri nei botta e risposta ufficiali l’argomenton­onèstatoto­ccato, ma in passato Jakobsen aveva fatto capire che nulla, tra di loro, poteva essere più come prima. No, neppure la vita di Fabio può esserlo.

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