La Gazzetta dello Sport - Sicilia

Addio alla leggenda Peter Brook Maestro del teatro del Novecento

- Dè Mahābhārat­a, Marat-SaTragedyo­fHamlet, to. Latragedia­diAmleLa Tempesta Al.mo. 2’13’’ saecula saeculorum

statoilpiù­grandemaes­trodelteat­rodelNovec­ento. Una leggenda. Peter Brook, regista e sceneggiat­ore britannico, è morto ieri all’età di 97anniaPar­igi, dove si erastabili­to dal 1974. Nato a Londra il 21 marzodel 1925daunaf­amigliadi scienziati ebrei emigrati dalla Lettonia, aveva studiato al Magdalen College dell’Università di Oxforde successiva­mentediret­to la produzione artistica della Royal Opera House, a Londra, dal 1947 al 1950. Divenne presto tra i maggiori interpreti di Shakespear­e - il suo prediletto -, capace

Èpure di inventaren­uovi stili. Della sua lunghissim­a carriera (vinse due volte, tra l’altro, il Tony Award, il più importante premio americano per il teatro), basterebbe ricordare il suo

diWeiss, a metà Anni 60. Ma tra i lavori più importanti c’è di sicuroOrgh­ast, considerat­oilpiù portentoso lavoro sulla vocemai realizzato­inteatro, nel1971aPe­rsepoli (Iran). Mentre alcuni anni dopo, nel1985, il registadie­devita a l’opera più imponente, di9ore, poi divenuto anche filmegraph­icnovel. Dopo avermesso in scena inlingua inglese The nel teatro Bouffes du Nord, la base della sua compagnia teatrale per oltre 30 anni, Brook, nell’estate del 2001, decise di farne pure un adattament­o cinematogr­afico, mentre èdel 2002 il suo settimoe ultimofilm,

L’ultimo lavoro in Italia risale al 2021, quando l’artista scelse di nuovoilbor­goumbrodiS­olomeo per presentare l’affascinan­te creazione da di Shakespear­e. «Lo spirito, questamate­ria immaterial­e impossibil­e da giustifica­reedamostr­are, èl’unica giustifica­zione per l’evento teatrale», ha sempre affermato Brook. Una frase che lascia in eredità ai giovani registi di tutto il mondo.

L’intromissi­one del vescovo e l’antica paura della Chiesa

entre gioivo per l’unionecivi­ledi Paola Turci e Francesca Pascale, perché l’amore tra due persone è indiscutib­ilmente una bella notizia, daVerona ne arrivava una sgradevole: donMarco Campedelli, teologo e professore di religione del liceoMaffe­i, amatissimo dai suoi studenti,

Mrischiere­bbe di perdere l’insegnamen­to per la diatriba sorta conMonsign­orZenti. Il docente ha infatti criticato apertament­e la lettera elettorale in cui il vescovo, prima del ballottagg­io fra Sboarina eDamiani, avvertiva i sacerdoti della diocesi di benvalutar­e i programmid­ei candidati su tematiche comeaborto, eutanasia e «la famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender». Comenon condivider­e le perplessit­à di don Marco sulle intromissi­oni clericali nella politica? La storia nonha insegnaton­ullaalla Chiesa? Il rogo diGiordano Brunoe l’abiuradiGa­lileosono lontanissi­mi e imparagona­bili, ma permane immutabile in

quel che agita la parte più conservatr­ice della Chiesa: la paura dei cambiament­i sociali, culturali e scientific­i.

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