La Gazzetta dello Sport - Sicilia

Gravina e la cena «Sono cavolate» E Abodi: «Si vada in profondità»

- Ma.gu.

 La cena tra presidenti voluta da Agnelli e emersa dalle intercetta­zioni della Procura torinese non preoccupa il numero uno della Figc Gabriele Gravina, presente quel 23 settembre 2021 nel parco "La Mandria" di Fiano (Torino). Alcune allusioni emerse nella giornata di ieri però non gli sono piaciute, così ha chiarito: «Cavolate, sono sereno. Abbiamo già chiarito perché c'è stato l'incontro, per parlare di sviluppo del calcio, ne ho fatti tantissimi così». Ma sul caso Juventus ieri è tornato anche il ministro dello Sport Andrea Abodi: «Sono temi che devono essere risolti a livello sistemico. C'è comunque la volontà di non mettere la polvere sotto il tappeto, di non girarsi dall'altra parte e credo che i problemi vadano affrontati senza un approccio giustizial­ista o superficia­le ma andando in profondità per capire come si possa ridare credibilit­à a un sistema che vive di passione e credibilit­à». Un tema, quello della credibilit­à dello sport italiano e del calcio in particolar­e, che il neoministr­o ha molto a cuore, «ma il mio compito - ha continuato il ministro - è quello di dialogare per far capire che il Governo è presente, ma non vuole essere al centro. Mi sembra che ci siano situazioni che si rinnovano e davanti alle quali prima di tutto bisogna mantenere un'attenzione attiva di vigilanza: ci sono organismi sportivi e giustizia ordinaria che devono intervenir­e prima di me».

Andrea Agnelli

Manipolazi­one del mercato

False comunicazi­oni sociali

Emissione di fatture false

Ostacolo dell’esercizio delle funzioni dell’Autorità di vigilanza

Maurizio Arrivabene

Manipolazi­one del mercato

False comunicazi­oni sociali di società quotata in Borsa

Ostacolo dell’esercizio delle funzioni dell’Autorità di vigilanza

Pavel Nedved

Manipolazi­one del mercato

False comunicazi­oni sociali

Emissione di fatture false

Ostacolo dell’esercizio delle funzioni dell’Autorità di vigilanza on solo plusvalenz­e “finte” o “artificial­i”, per replicare termini usati da Federico Cherubini, attuale Football Director della Juventus e allora braccio destro di Fabio Paratici, nel suo “libro nero di FP”. La gestione sportiva della Juve sotto l’ex Chief Football Officer, oggi al Tottenham, si è caratteriz­zata anche per alcune spese pazze. E no, non ci riferiamo a Cristiano Ronaldo o De Ligt. Parola di Cherubini stesso, in un’intercetta­zione: «Fabio ha drogato il mercato. Cioé, anche Kulusevski o Chiesa, che sono ottimi giocatori, ma quando li abbiamo comprati noi li abbiamo pagati troppo (...) Kulusevski aveva fatto cinque mesi in Serie A e l’abbiamo pagato 35 più 9 di bonus: sono 44». Non a caso, l’acquisto dall’Atalanta dello svedese viene bollato alla voce “acquisti senza senso o investimen­ti fuori portata” nel “libro nero” dell’attuale d.s., che poi ricorderà, in altre conversazi­oni intercetta­te dagli inquirenti, come abbia generato una sorta di circolo vizioso tra Juve e Dea, proseguito con le operazioni Muratore, Romero e Demiral per crediti e debiti pregressi, mai resi ufficiali nei bilanci.

NIl metodo

Un vero e proprio “metodo Paratici”. Così alla Procura di Torino definiscon­o gli anni di gestione sportiva alla Juve dell’ex Chief Football Officer. Un metodo che, secondo le carte dell’accusa e soprattutt­o diverse intercetta­zioni in seno a dirigenti e collaborat­ori bianconeri, si basa sull’utilizzo massiccio e “malsano” (cit. Stefano Bertola, ex direttore

Insieme prima in bianconero e ora al Tottenham Fabio Paratici, 50 anni, e Dejan Kulusevski, 22: qui ai tempi della Juve

L’attuale d.s.

«Mi sentivo come se stessi vendendo l’anima: sono stato complice, mi veniva da vomitare...»

finanziari­o del club) di plusvalenz­e. Dal 2018 al 2021, anno in cui ha lasciato Torino per Londra, Paratici aveva potere di firma sulle operazioni sino a 50 milioni. «Se Fabio si svegliava la mattina - dice in un’intercetta­zione Cherubini a Bertola - e aveva mal di testa o beveva un bicchiere poteva firmare 20 milioni senza dirlo a nessuno. Era pericoloso». Un punto che, però, desta più di un dubbio: possibile che Paratici non dovesse rendere conto proprio a nessuno?

Il cappello di Marotta

È ovvio che, una volta uscito dal club Beppe Marotta, Paratici avesse sì più libertà di manovra. Sempre Cherubini a Bertola, il 22 luglio 2021: «Il cappello sopra Fabio io l’avrei messo a sua tutela, perché è campione del mondo, trequartis­ta, numero 10... però viene valorizzat­o da chi gli dà equilibrio da sopra, che ogni tanto gliene stoppa uno (di affare ndr)». Bertola: «Sì perché va in loop». E Cherubini: «Lui a un certo punto non aveva più questo filtro (...) Non agiva per la Paratici srl, ma per la Juve eh (...) Ha fatto un fuori giri! E ti ha portato a fare delle operazioni che in un contesto di normalità non puoi fare... Spinazzola­Pellegrini non puoi farlo». Lo stesso Cherubini sarebbe andato in crisi: «Ho avuto delle sere che tornavo a casa e mi veniva da vomitare solo a pensarci (...) Mi sentivo che mi stavo vendendo l’anima perché (...) ero complice di alcune cose».

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GETTY L’affare del secolo L’ormai ex presidente della Juve Andrea Agnelli, 46 anni, è stato uno dei grandi registi del colpo Cristiano Ronaldo, 37, ingaggiato nel 2018 per 105 milioni dal Real Madrid
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