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Eperfinire... VALE 50Mammafelice
La regina del fioretto e un compleanno speciale: «Fiera di aver sempre dato il massimo, in pedana e nella vita» Con i suoi gioielli Pietro e Andrea VEZZALI MEZZO SECOLO D’ORO «CI HO MESSO IL CUORE RIFAREI ANCHE GLI ERRORI» Medaglie collezionate in 28 anni
Mezzo secolo di Valentina. Nel giorno di San Valentino. Cinquant’anni griffati Vezzali, la regina del fioretto, la donna più titolata dello sport italiano, una collezione di medaglie sterminata, poi l’impegno in politica, sino alla nomina a Sottosegretario allo sport, e oggi un nuovo incarico nella gestione amministrativa delle Fiamme Oro.
▶Valentina, è un compleanno speciale o uno vale l’altro?
«Ma no, i 50 anni comunque sono un traguardo importante. Sono l’occasione per fare un primo bilancio della propria vita».
▶E lei lo ha già fatto?
«Ci pensavo giusto un paio di mesi fa, in viaggio con la mia famiglia di ritorno da Cassino, dove ho ricevuto la laurea honoris causa in sport management. Mia sorella Nathalie a un certo punto mi guarda e mi dice: “Però, Vale. Ma ti rendi conto che hai tagliato proprio tutti i traguardi?”. In quel momento ho rivisto come in un flash la mia vita. E ho avuto un moto di orgoglio. Anche perché tutto quello che ho ottenuto, me lo sono sudato da sola, con le mie forze, la mia determinazione. Con il contributo di quelle persone che hanno sostenuto la mia dedizione, il mio impegno totale. Sono molto felice di quello che ho fatto. Nel bene e nel male».
▶Quali errori non rifarebbe?
«Rifarei tutto. Anche quelli che possono sembrare degli errori. Perché mi hanno aiutata a crescere, mi hanno permesso di migliorare, di risollevarmi ancora più determinata dopo ogni caduta. Non mi pento di nulla».
▶Quindi nessun rimpianto?
«Sì, uno c’è: non aver imparato a suonare il pianoforte».
▶Di che cosa va più fiera?
«Di aver lottato col massimo impegno per raggiungere ciò che mi ero prefissata, grazie anche agli insegnamenti di mio padre. Ho sempre messo il cuore in tutto ciò che ho fatto, non solo nella scherma».
▶Che cosa ha faticato di più a digerire?
«Non essere riuscita a qualificarmi per la sesta Olimpiade, a Rio 2016, a 42 anni. Con tre posti per nazione anziché due, come nei Giochi precedenti, probabilmente ce l’avrei fatta. Ma le regole erano quelle...».
Ha vinto tanto, tutto: 6 ori olimpici, 16 mondiali e 13 europei, 11 Coppe del Mondo... Quale trionfo l’ha resa più felice?
«La nascita dei miei figli, Pietro e Andrea. Non c’è trionfo sportivo paragonabile».
Facciamo un gioco: dividiamo questo primo mezzo secolo in cinque traguardi intermedi. Anno 1984, che ricordi ha di Valentina a 10 anni?
«Avevo cominciato da pochi mesi a gareggiare. E qualche settimana dopo il mio compleanno, andai a Roma per il GP Giovanissimi, vero e proprio campionato italiano. All’ingresso del PalaEur vidi un poster con scritto “Molti partecipano, uno solo vince”. Quello slogan divenne subito mio. E vinsi. L’inizio di tutto. Ricordo papà, che mi prese e mi fece roteare sopra la testa, pazzo di felicità. Ero così minuta...».
● Dal 1989, anno del primo titolo iridato under 17, Valentina ha vinto 52 medaglie d’oro, 14 argenti e 12 bronzi internazionali. Ai Giochi di Londra 2012 (nella foto con il presidente Napolitano) è stata portabandiera azzurra.
E Valentina ventenne, 1994, come era?
nel
«Ancora molto acerba, ma già molto decisa. Mi viene subito in mente il primo Mondiale assoluto ad Atene. Perso. In finale con la romena Szabo. Piangevo a dirotto, ero disperata. E in lacrime arrivai a dire: “Quando mi ricapiterà un’occasione del genere?” Poi di Mondiali ne ho vinti sei».
Dieci anni dopo, sempre ad Atene, si prese la rivincita.
«Sì, il secondo oro olimpico, battendo in finale Giovanna (l’eterna rivale Trillini, ndr). C’erano un sacco di italiani, c’erano i miei familiari, un’emozione fortissima. Appena scesa di pedana, abbracciai Mimmo (che aveva sposato due anni prima, ndr) e gli dissi che era arrivato il momento di mettere al mondo un figlio. Detto e fatto, pochi giorni dopo ero incinta di Pietro. A 30 anni, moglie, donna matura, mi sentivo pronta per diventare anche mamma, senza però mollare la scherma. Avevo ancora tanto da dare».
Nel 2014 gli ultimi trionfi, a 40 anni.
● Valentina Vezzali con i figli Pietro (a sinistra), 19 anni, e Andrea, 10, avuti dall’ex calciatore Domenico “Mimmo” Giugliano «La vittoria numero 79 in Coppa del Mondo e il titolo mondiale a squadre da mamma-bis, perché Andrea è nato il 16 maggio 2013. E da deputata: la mia prima esperienza in politica. Fu faticoso. Ho sempre voluto alzare l’asticella, nella mia vita. Ma mai ero arrivata a tanto, con tre impegni di quel genere. Le mie giornate erano pienissime. Oggi, a ripensarci, mi rendo conto di aver potuto seguire poco Andrea nei suoi primi anni».
▶Oggi che Valentina è?
«Una Valentina più introspettiva. Sto scoprendo più me stessa, una nuova dimensione di me che prima veniva fuori molto poco, anche ai miei occhi. Soprattutto mi godo i miei figli, vederli crescere e aiutarli a realizzarsi è fantastico. A settembre ci trasferiremo definitivamente a Roma, per certi versi sarà una nuova vita».
▶Come si vede nel 2034?
«Oddio... Magari sarò già nonna, chissà. Di sicuro non sarò con le mani in mano. Io nasco con la voglia di fare, di mettermi in gioco, di agire. E lo sport farà sempre parte della mia vita. Lo sport mi ha dato tanto e sento doveroso restituire in qualche modo quello che ho ricevuto. Sarei orgogliosa di poter essere un riferimento positivo per i giovani».
▶Ha sempre avuto un cassetto pieno di sogni. Il prossimo?
«Innanzitutto vorrei prendere la laurea vera e propria, quella in scienze sociali per la cooperazione internazionale. Mi mancano ancora cinque esami. Ci tengo molto».
▶E poi?
Orgoglio Tutto quello che ho ottenuto me lo sono sudato da sola, con le mie forze
Crescita Sì, ho anche sbagliato, ma gli errori mi hanno aiutato a crescere, mi hanno reso migliore
Pianoforte Non ho rimpianti. Anzi no, uno c’è: non aver imparato a suonare il pianoforte
I figli Pietro e Andrea le mie vittorie più belle, non c’è trionfo che si possa paragonare
«Da atleta ho girato il mondo, ma di fatto ho visto solo palazzetti, aeroporti, alberghi e ristoranti. Non c’era tempo e poi ero sempre molto sul pezzo, concentrata solo sulle mie gare. Ecco, mi piacerebbe tornare nei luoghi dei miei grandi trionfi, da Seul ad Atene, da Sydney a Città del Capo, e godermi da turista quelle città per me così iconiche».
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