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I FUNERALI DEL DISSIDENTE LACRIME, FIORI E SLOGAN IN MIGLIAIA A MOSCA PER IL SALUTO A NAVALNY IL SILENZIO DEL CREMLINO
Dolore e divieti
Applausi fuori dalla chiesa per le esequie dell’oppositore di Putin Genitori in prima fila, assente Yulia e i figli. Le note di “My Way” Le Ong: la polizia ha arrestato 131 persone in diverse città russe Funerali “blindati” a Mosca per Alexey Navalny (foto). Forze dell’ordine russe schierate in assetto anti-sommossa, accesso alla chiesa consentito solo ai familiari e a un ristretto gruppo di persone. Più di duemila persone sono però accorse e hanno applaudito e lanciato fiori sul feretro, scandendo il nome di Navalny e gridando: «La Russia sarà libera»
Un funerale blindato, per Alexei Navalny. In migliaia hanno sfidato i divieti, in diverse città. E non sono mancati gli arresti tra i suoi sostenitori. Poche ore prima del funerale, l’ex portavoce di Navalny, il principale antagonista del presidente russo Vladimir Putin, ha rivelato le difficoltà nell’organizzare la cerimonia funebre, nell’ottenere la salma e nel trovare un carro per portarla in chiesa. Alla fine, tutto è stato risolto, ma la rabbia rimane, nell’ultimo saluto al blogger morto il 16 febbraio in un carcere della Siberia, dove stava scontando 19 anni di reclusione per le idee ostili al regime di Mosca. Il fondato sospetto, da parte occidentale, è che la morte di Navalny non sia la conseguenza di un arresto cardiaco, ma provocata da avvelenamento o percosse, come sostiene la famiglia. Ieri, poche decine di persone sono state ammesse in chiesa (i genitori erano in prima fila), ma almeno 2-3mila si sono radunate a Maryino, alla periferia sud di Mosca, attorno alla chiesa Icona della Madre di Dio. Poi, il corpo è stato sepolto nel cimitero di Borisov, «chiuso al pubblico» durante le operazioni. Com’era prevedibile, il Cremlino ha vigilato sulle esequie. «C’erano molti poliziotti, come se stesse per scoppiare una rivolta» ha raccontato l’ex leader dell’opposizione russa, Leonid Volkov. Il bilancio della repressione, stando alle informazioni delle associazioni dei diritti civili, è di 131 arresti in una decina di città. «Le manifestazioni non autorizzate saranno punite», aveva fatto sapere il Cremlino.
Non era presente la moglie Yulia, l’erede della battaglia anti-Putin.
Pochi giorni fa, davanti al Parlamento europeo, aveva nascosto il dolore e sfidato Putin, definito «mafioso» e «criminale», spronando l’Occidente a portare avanti la sfida del marito al regime russo. La vedova del nemico numero 1 del Cremlino, considerata in Russia la «first lady dell’opposizione», non è tornata a Mosca con i due figli per il funerale, per non correre il rischio troppo alto dell’arresto, anche alla luce delle ultime pesanti dichiarazioni nei confronti dello
Le rose rosse, le note di “My Way” e gli ambasciatori di molti Paesi.
«Navalny, Navalny», in coro. E ancora: «Giustizia, giustizia». Con questi slogan è stato accolto il feretro dell’oppositore, dalla folla radunatasi davanti alla chiesa alla periferia di Mosca. Le persone accorse per dargli l’ultimo saluto hanno anche gridato: «Tu non avevi paura e noi non abbiamo paura». Niente cartelli o bandiere, però, per evitare l’arresto. Alla fine, in tanti hanno lanciato fiori verso la bara, se
● Yulia Navalnaya sui social ha pubblicato un post d’addio dedicato al marito Alexei Navalny (con lei in foto), con un breve video sulla loro vita insieme. «Grazie per 26 anni di assoluta felicità. Sì, anche degli ultimi tre anni di felicità. Per l’amore, per avermi sempre sostenuto, per avermi fatto ridere anche dal carcere, perché mi hai sempre pensato. Non so vivere senza di te, ma cercherò di renderti lassù felice per me e orgoglioso di me». guendola lentamente verso il cimitero, scandendo messaggi come «la Russia sarà libera», «No alla guerra» e «Basta, assassini». Fuori dalla chiesta anche i diplomatici, in abito scuro e con rose rosse tra le mani. Lynne Tracy, ambasciatrice degli Stati Uniti in Russia, ha partecipato all’ultimo saluto a Navalny. In chiesa anche l’omologo tedesco, Alexander Lambsdorff, quello francese, Pierre Levy, e l’incaricato d’affari italiano, Pietro Sferra Carini. Al cimitero, la bara di Navalny è stata tumulata mentre risuonavano le note di My Way di Frank Sinatra e la sigla finale di film preferito dall’oppositore di Putin.