La Gazzetta dello Sport - Sicilia

«PERICOLO NAPOLI»

L’ex stella dei blaugrana: «Gli azzurri dopo l’andata sono migliorati, è più dura senza Pedri e De Jong, però ci credo»

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non sarà facile perché il contesto è particolar­e, un’eventuale eliminazio­ne sarebbe pesantissi­ma e la cosa non aiuta, la pressione è grande».

Montjuic ai tifosi del Barça non piace.

«Ho visto. Non so da cosa dipenda: geografia, clima, abitudine, ma è un aspetto che complica le cose per il Barça. Spero che col Napoli si ricrei magicament­e un ambiente simile a quello del Camp Nou».

Xavi soffre e ha già dato le dimissioni per giugno. «Soffro con lui. Come tifoso e come amico. Perché so quanto ci teneva ad allenare il Barça e quanto ha a cuore questo club. Ci ha messo una passione incredibil­e e nessuno più di lui vuole che le cose vadano bene. E non per se stesso o per gloria personale, ma per il club che ama. È evidente che se ha deciso di dare le dimissioni è solo per il bene del Barça».

A lei piacerebbe allenarlo?

«Idealmente sì, ma è qualcosa di molto lontano. Sto ancora giocando e non ho nemmeno il patentino. Lo prenderò, così come quello da d.s., poi si vedrà».

▶Lei e Xavi siete stati “canteranos”. Come vede il peso che hanno al momento Lamine Yamal, 16 anni, e Pau Cubarsí, 17?

«Per un verso è eccezional­e che ragazzi così giovani arrivino in prima squadra e giochino tanto bene. Dall’altro penso che queste cose sono sempre figlie

Kobe. Con la Spagna è 2 volte campione d’Europa e campione del mondo 2010, segnando in finale il gol all’Olanda. Ha lasciato le Furie Rosse dopo l’Euro 2018, con 131 presenze e 13 gol. In Giappone 134 gare e 26 reti e 3 titoli. Da agosto 2023 gioca con l’Emirates negli Emirati, oggi allenato da Zenga.

di un contesto puntuale. Io iniziai a giocare e la mia presenza mandava in panchina Riquelme. La squadra era in crisi, Van Gaal cercava soluzioni e la cantera del Barça le ha sempre offerte. Oggi è una situazione simile. In mezzo c’è l’esempio di Guardiola, che diede fiducia a Pedro e Busquets inserendol­i però in un contesto più positivo, non legato a necessità pressanti. Rovescio della medaglia: non penso che giocatori tanto giovani debbano tirare un carro tanto impegnativ­o come quello del Barça. E poi bisogna fare attenzione: quando è esploso Pedri gli hanno fatto fare il record di partite stagionali tra Liga, Europeo e Olimpiadi. E ha iniziato a farsi male. È molto difficile gestire queste cose tra la necessità di una squadra e la voglia di un ragazzo».

Champions: il City di Guardiola è il favorito?

«Per il modo di giocare, per come intendono il calcio, per ciò che trasmetton­o, per Pep e la rosa».

A chi sostiene che vince per i milioni cosa dice?

«È chiaro che come in un buon ristorante la materia prima aiuta, ma poi la devi saper cucinare; chi lo conosce e ha lavorato con lui sa che è diverso da tutti. È il migliore? Io posso solo dire che come allenatore è uno spettacolo, qualcosa di molto speciale».

E Luis Enrique?

«La persona giusta per gestire l’addio di Mbappé: nulla lo sorprende, è un tipo chiaro che sa ciò che vuole e ciò che è meglio per il gruppo. Le sue decisioni vanno sempre in quella direzione».

Chiudiamo con Ancelotti.

«Poco da dire: la sua vita parla per lui. Come giocatore e tecnico. Avere la capacità di allenare due volte il Real trionfando in entrambe le occasioni, tornando in un club di quelle dimensioni e farlo funzionare di nuovo non è facile: merito incredibil­e».

Mille partite. La migliore?

«La prima, il debutto col Bruges nell’ottobre 2002. Da bambino sognavo di essere calciatore, quella sera il sogno si è avverato. Poi difficile scegliere, sono stato fortunato, ho vinto tanto e le gare memorabili sono molte. Però la cosa più importante in questi 22 anni è che la mia essenza è rimasta la stessa. Mi è sempre piaciuto riguardare le mie partite perché mi vedevo ripetere su scala mondiale ciò che facevo da bambino sui campi in terra. Amo troppo il calcio, per questo continuo a giocare».

Guardiola Io posso solo dire che come allenatore è spettacolo, qualcosa di molto speciale

Su Lamine Eccezional­e che ragazzi così giovani arrivino in prima squadra e giochino tanto bene

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 ?? AP/AFP/EPA ?? 3 1 Andrés Iniesta, 39 anni, con i colori del Barcellona che ha vestito in prima squadra dal 2002 al 2018, vincendo tutto 2 È il 1° luglio 2023: Iniesta lascia il Giappone (per gli Emirati Arabi) e viene salutato dai compagni del Vissel Kobe 3 Con la Coppa del Mondo 2010, vinta grazie a un suo gol in finale
AP/AFP/EPA 3 1 Andrés Iniesta, 39 anni, con i colori del Barcellona che ha vestito in prima squadra dal 2002 al 2018, vincendo tutto 2 È il 1° luglio 2023: Iniesta lascia il Giappone (per gli Emirati Arabi) e viene salutato dai compagni del Vissel Kobe 3 Con la Coppa del Mondo 2010, vinta grazie a un suo gol in finale
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