La Gazzetta dello Sport - Sicilia

L’INVITATO SPECIALE Brunello Cucinelli «Cruijff, un amico Bravo De Rossi Il tifo? Un po’ Juve e un po’ Inter...»

«Sono le mie due squadre, però spero che ogni anno vinca una diversa. All’Italia manca chi fa gol ma com’è felice Spalletti su quella panchina»

- Di Andrea Elefante

ar andare di moda nel mondo del calcio italiano il lusso gentile che predica da imprendito­re è un’impresa: Brunello Cucinelli lo sa. Da presidente di club imponeva almeno rispetto e dignità: «L’ho detto agli allenatori a Coverciano: ritroviamo­li insieme». Da sportivo, oggi, si accontente­rebbe di un po’ più di umanità. Di garbo: «Manca a presidenti, allenatori, ds, procurator­i. Ma anche ai giocatori: prendono una botta di striscio e si rotolano a terra, ma i difensori devono fare i contrasti con le braccia dietro la schiena. E poi esultanze sbranando la telecamera, balletti sul 3-0: saper vincere è molto più difficile di saper perdere. Si riguardino come esulta Gigi Riva nel 4-3 alla

Germania, la forza di quelle braccia solo alzate, immobili».

Che sportivo è Cucinelli?

«Gioco a calcetto, ma solo in porta. Da 27 anni ogni giorno un’ora di piscina e ginnastica in acqua. Esercizi a corpo libero con i cinque tibetani. E cammino tanto».

E che sportivo è stato?

«Da giovane, tennis e arti marziali: ju jitsu. Poi, a 25 anni, il calcio. Ero forte solo di testa però facevo il miglior tempo nel test di Cooper, correvo come un matto. Rigoroso: non facevo l’amore il sabato sera ma poi finivo in panchina o in tribuna, così perdevo l’amore e la partita. Però l’altro giorno un ortopedico mi ha visitato le ginocchia: “Che belle cartilagin­i hai, a 70 anni”. “Per forza, non giocavo mai...”».

▶▶uolo?

FHaaland Gli ho detto: “Quando esulti sei composto E fa niente se non segni un gol a partita”

«Stopper, con contratto in base ai gol che facevo segnare. Marcavo a uomo, solo il mio, e non salivo: mai mandato uno in fuorigioco. Ma anche mai espulso: giocavo robusto, però senza fare male a nessuno. E senza mai protestare con gli arbitri: come da presidente, anni dopo. Ma quando un giorno uno di loro entrò nello spogliatoi­o senza bussare, lo cacciai. Uscì, bussò, rientrò: “Buongiorno signor arbitro! Sia il benvenuto”».

Cardinale Ha un bel progetto, ma il calcio italiano ha mezzi troppo inferiori ad altri tornei

E cosa pensa del Var?

«Apprezzo, ma a volte non capisco cosa succede. Due cose non sopporto: come viene punito il mani in area - i difensori non giocano più liberi - e le simulazion­i: pochi gialli per una cosa grave».

Il presidente Cucinelli: Castel Rigone, dalla Terza Categoria alla Lega Pro. Un po’ mangiallen­atori... «In 14 anni ne ho mandati via 13, ma solo per comportame­nti sbagliati, o maleducazi­one. Idem per i giocatori, anche i più forti: non c’era perdono se vedevo sputare o rispondere male all’allenatore, non se perdevano. La sconfitta educa: mai dati premi per le vittorie, solo per le sconfitte. E i figli di genitori invadenti non vedevano più il campo: quelli che sgridano “Dovevi andare sul primo palo!” sono un enorme problema di oggi».

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