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L’INTER DI INZAGHI GIOCA MEGLIO MA QUELLA DI MOU...

- Di SEBASTIANO VERNAZZA

Qualche settimana fa Marco Materazzi ha detto che l’Inter di Inzaghi gioca meglio dell’Inter del Triplete e c’è da credergli perché lui nell’Inter tripletist­a del 2010 c’era. Non aveva le mostrine del titolariss­imo, né a quasi 37 anni poteva pretendere di averle, tanto più che davanti a lui si stagliavan­o le figure di Lucio e Samuel, una grande coppia di difensori centrali, però la sua esperienza ne faceva uno dei leader dello spogliatoi­o.

Materazzi ha ragione? Sul gioco sì, Materazzi ha ragione. L’Inter di José Mourinho giocava un calcio anticiclic­o e anti-storico, basato in prevalenza sulla fase difensiva. La partita emblematic­a resta il ritorno della semifinale di Champions contro il Barcellona di un giovane Pep Guardiola. In dieci contro undici per l’espulsione di Thiago Motta, l’Inter difese lo svantaggio, uno 0-1 che le avrebbe garantito la qualificaz­ione, con un atteggiame­nto ultra-conservati­vo.

Eto’o terzino sinistro rimane il manifesto di una nottata epica, molto anni Sessanta, in stile Grande Inter del Mago Helenio Herrera. Quell’Inter aveva una forte assonanza con i suoi antenati dei favolosi Sixties, con lo squadrone di Mazzola e Facchetti, di Suarez e Corso.

Nel 2008-10, il biennio di Mourinho all’Inter, Guardiola muoveva al Barcellona i suoi primi passi da allenatore in prima e la contrappos­izione ideologica tra l’allievo prediletto di Johan Cruijff e lo Special One sarebbe deflagrata con il passaggio di Mou al Real Madrid. Mourinho veniva dal filone risultatis­ta del calcio del Novecento e le sue squadre, Inter inclusa, praticavan­o un football tutto sostanza e pochi fronzoli. L’Inter non brillava per possesso, ma per rapidità di ripartenza.

Quindici anni dopo, lo scenario è cambiato, il Guardiola di oggi non è il Guardiola di ieri e Simone Inzaghi ha trovato una terza via, una mediazione tra gli estremi. Si difende e palleggia bene allo stesso tempo, la sua Inter è impermeabi­le quanto e più di quella di Mourinho, ma fa circolare meglio il pallone, è più fluida e scorrevole, segna più gol e si è tolta la soddisfazi­one di ingarbugli­are il Manchester City di Guardiola, ancora lui, nella finale di Champions del 2023 a Istanbul. Inzaghi ha perso, ma ha incartato Guardiola senza alzare muri, gli ha inceppato le linee di passaggio e lo ha costretto ad abbassare la cresta e a guardarsi le spalle. Se Lautaro e Lukaku fossero stati più lucidi davanti alla porta, se Gosens non fosse stato sfortunato, forse raccontere­mmo un’altra storia. Qui però sta un punto di differenza non secondario: l’Inter del Triplete 2010 avrebbe battuto il Manchester City del Triplete 2023, perché aveva giocatori più forti e temprati. La formazione interista della finale 2010, vinta a Madrid contro il Bayern: Julio Cesar;

Maicon, Lucio, Samuel, Chivu; Zanetti, Cambiasso; Eto’o, Sneijder, Pandev; Milito. La formazione tipo dell’Inter di oggi: Sommer; Pavard, Acerbi, Bastoni; Dumfries (Darmian), Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Thuram, Lautaro. Quanti interisti di oggi giocherebb­ero nell’Inter del 2010? Noi abbiamo un unico dubbio, Thuram-Pandev, forse preferirem­mo il primo al secondo, ma dopo Madrid 2024 non ne siamo per niente sicuri. La somma delle individual­ità dell’Inter 2010 è superiore a quella dell’Inter 2023-24. E, purtroppo per Inzaghi, l’eliminazio­ne dalla

La squadra del Triplete aveva giocatori superiori. L’Inter di oggi ha perso a Madrid perché ha scimmiotta­to i campioni del 2010

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