La Gazzetta dello Sport - Sicilia

«CON SONO IN DEBITO DARÒ TUTTO PRIMA DI PARTIRE»

L’UDINESE L’argentino: «A gennaio a un passo dal Napoli. La A mi piace, la Premier di più Noi in salvo, ma occhio al Verona»

- Di Francesco Velluzzi

ehuen Perez, difensore argentino dell’Udinese,nato nello stesso giorno, il 24 giugno, di Leo Messi, col quale si è incrociato in qualche raduno, non l’ultimo della Seleccion, è consapevol­e che il traguardo sia vicino. A gennaio il Napoli era in pressing su di lui, «l’interesse c’era, ma le parti non hanno trovato l’accordo», a giugno, non c’è alcun dubbio che il difensore che ha appena ritrovato la nazionale argentina (titolare contro il Salvador a marzo) avrà parecchie pretendent­i. Ma prima c’è la salvezza dell’Udinese, da sudare fino a fine maggio: «Dimostrerò il rispetto per questo club che ha creduto in me e mi ha dato tanta fiducia fino all’ultimo giorno in cui resterò qui. Siamo concentrat­i sull’obiettivo e contro Inter e Roma mi sembra si sia visto che c’è l’atteggiame­nto giusto. Abbiamo fatto due grandi prestazion­i. E siamo consapevol­i che il momento è delicato».

▶Che

Ncosa vi blocca? Sedici pari, 17 punti persi dall’80’ in poi. lo sapessimo avremmo molti di quei punti. Sicurament­e nel calcio a questi livelli i dettagli fanno la differenza e la concentraz­ione è fondamenta­le. Fai una giocata sbagliata, prendi gol».

▶Ha visto lunedì il Verona, vostro prossimo avversario in una sfida che è un derby?

«Sì e ho sofferto. Sono tosti. Noslin è forte e hanno un allenatore che prepara bene le partite. Sarà una battaglia».

Nehuen Perez, 23 anni, in questo campionato 31 presenze, sempre da titolare

L’estate scorsa il vostro portiere Marco Silvestri ci disse che se avesse dovuto scommetter­e sull’esplosione di un compagno avrebbe puntato su di lei. Ha avuto ragione.

«Dovrò offrirgli una cena. Ma sono cresciuto e ho maggiore esperienza al terzo anno di A. Do poco la palla indietro al portiere perché non ho paura di giocarla. Sono migliorato nella concentraz­ione col lavoro specifico fatto con un mental coach. E tattica«Se mente ho imparato».

Walter Samuel, vice di Scaloni nell’Argentina e grande ex difensore, che le dice?

«Di stare attento in marcatura e di usare bene i piedi».

▶In

Nazionale trova gli ex Udinese De Paul e Molina, ora all’Atletico da dove arriva lei. «Seguono sempre l’Udinese. Non ho rimpianti per l’Atletico, sono in un grande club oggi».

E Messi?

«Una volta in Russia festeggiam­mo il compleanno insieme, spero rimanga in nazionale a vita. Non ho il suo numero, quindi non lo sento, ma è un idolo da sempre».

Come sta lei a Udine?

«Bene, vivo in centro con la mia fidanzata, Celeste, esco poco. Sono felice con un risotto. Quando vengono i miei, papà fa l’asado al barbecue. Vedo gli altri argentini. All’Ancona 2, il nostro covo, ma lì mangio il branzino. Siamo uniti».

▶E

il Tucu Pereyra è un valore aggiunto.

«Può giocare in qualsiasi ruolo. Ha più qualità di tutti. Capisce il calcio e può dare ancora tanto».

E lei?

«Devo lavorare. Mi piace tanto la Serie A, ma la Premier è incredibil­e».

I migliori nel suo ruolo?

«Io adoro il “Cuti” Romero del Tottenham. E poi Saliba dell’Arsenal».

E lei dove gioca meglio?

«A destra, ma al centro, a tre si sta meglio, hai meno duelli».

TEMPO DI LETTURA 2’34”

zioni economiche, è tramontato definitiva­mente (a favore dell’Atletico Madrid) anche il mega Mondiale per Club del 2025.

La corrida Xavi alla vigilia aveva ripetuto più volte di essere «eccitato», beh, il controllo è parte fondamenta­le dello sport, e ieri il Barcellona ha rimediato addirittur­a quattro rossi: prima Araujo, un errore di valutazion­e quello del difensore charrua che ha girato in maniera clamorosa la partita, poi nella ripresa lo stesso Xavi (terza espulsione stagionale) e il preparator­e dei portieri De la Fuente. Per la panchina blaugrana anche un giallo a Oscar Hernandez, fratello e secondo di Xavi. E dopo il fischio finale anche un rosso a Sergi Roberto, squalifica­to ma entrato in campo a protestare contro l’arbitro, che ha perdonato un rosso anche a Raphinha. Esagitata, la banda culé. E senza motivo.

Vantaggio sprecato Perché quando Araujo ha steso l’incontroll­abile Barcola lanciato a rete il rosso era evidente e le proteste del resto della gara sono state tutte assurde, ed esageratam­ente plateali. Era il 29’ del primo tempo e il Barcellona era passato furbescame­nte in vantaggio: al 12’ Lamine Yamal dopo aver ricevuto un lancio lungo di Araujo (altro che possesso palla e costruzion­e dal basso) aveva piantato Nuno Mendes e servito

Q1

Raphinha (B) al 12’, Dembélé (P) al 40’ p.t.; Vitinha (P) al 9’, Mbappé (P) al 16’ e al 45’ s.t.

Raphinha, che bruciando Hakimi e invadendo la sempre incustodit­a casa di Donnarumma aveva segnato il terzo gol della eliminator­ia. Il Psg volava sulle ali di Barcola e Dembélé, ex fischiato ed avvelenato, e il Barça si difendeva e ripartiva. Con l’espulsione è cambiato tutto. Xavi ha sacrificat­o Lamine Yamal, decisione assai discutibil­e, e ha alzato bandiera bianca. Il Psg ha pareggiato con Dembélé servito da Barcola, sempre loro, e al riposo si capiva già come sarebbe andata a finire.

Rullo parigino Forse l’ha capito anche Xavi, che si è fatto espellere lasciando sola una squadra già senza idee. Se le sue dimissioni anticipate nelle ultime settimane avevano provocato una reazione positiva nei suoi, il rosso ha lasciato il Barça alla mercé del PSG. Che è passato con un gran destro da fuori dell’immenso Vitinha, poi ha rimediato un rigore ancora con Dembélé steso da Cancelo. Trasformaz­ione di Mbappé che nel finale ha firmato una doppietta che lo porta in cima alla classifica cannonieri della Champions con 8 reti. Al Barcellona ne ha

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LAPRESSE Pilastro
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