La Gazzetta dello Sport - Verona
NEYMAR PER PELÉ
«Spero di avergli dato conforto con la vittoria Ritorni presto» Il leader della Seleçao: «In campo non ho sentito dolori alla caviglia Bella prova, ma posso far meglio»
ndici metri, quattordici secondi. Sono lo spazio e il tempo che misurano l’attesa e la rinascita di Neymar da Silva Santos Junior. Quando l’arbitro francese Clément Turpin fischia il calcio di rigore per il Brasile, tutto lo stadio istintivamente cerca la testa color oro del numero 10 della Seleçao. Sono passati poco più di dieci minuti e la partita è già indirizzata grazie al gol di Vinicius. La Corea del Sud sembra il tipo che si è imbucato alla festa: partecipa, ma senza farsi notare per paura che qualcuno se ne accorga.
URigore, quindi Neymar prende la palla con calma, l’appoggia sul dischetto e poi esce dall’area. Rincorsa lunga, fin troppo. L’arbitro fischia, ma il brasiliano non parte. Anche i giocatori più freddi, quando è il momento di calciare un rigore, non si attardano troppo: un minimo di pressione la sente chiunque. Neymar no: passano quattordici secondi tra il fischio dell’arbitro e il momento in cui colpisce il pallone. Qualche passo camminando verso sinistra, due passetti di corsa verso il pallone, uno stop, sei passetti brevi, una falcata più ampia per caricare il tiro e poi la finta e il leggero tocco di piatto destro per appoggiare delicatamente il pallone in rete mentre il povero Kim i gol di Neymar con la Seleçao in 123 partite, è a un solo gol dal record di Pelé, 77, che però ci arrivò in 92 gare. Per Ney è il 7° centro in una Coppa del Mondo
Seunggyu si accartoccia su se stesso, completamente spiazzato dall’esecuzione del brasiliano.
Futbol bailado Chissà quanti milioni di telespettatori stavano guardando Neymar sul dischetto, ma è come se il brasiliano avesse voluto ritagliarsi un momento per se stesso. Lui chiuso dentro l’area di rigore e tutto il mondo fuori. Un modo per riannodare il filo, per mettere da parte la paura per l’infortunio e i brutti ricordi degli altri Mondiali. Fino a qualche giorno fa non si sapeva nemmeno se Neymar avrebbe potuto giocare ancora in Qatar. E adesso eccolo segnare, correre ad abbracciare in tribuna l’infortunato Alex Telles, ex interista, sprecare
Neymar per egoismo, dribblare insieme arbitro e avversari, divertirsi. Tutto il Brasile, a dire il vero, si diverte. Dopo la splendida azione del terzo gol, Richarlison ha coinvolto perfino il c.t. Tite nella danza del piccione. Qualità, spettacolo, allegria: lo stadio 974, il più colorato e festoso del Mondiale, è il posto ideale per un ripasso di “futbol bailado”. Ma in testa Neymar ha soltanto una cosa: «Sicuramente è arrivata l’ora di andare lontano. Sogniamo il titolo, ma dobbiamo procedere passo dopo passo. Quella con la Corea del Sud è stata la quarta partita, adesso ne mancano tre. Intanto rimaniamo con la giusta concentrazione per cercare di vincere questo Mondiale». Un Mondiale che lui ha temuto di aver perso subito, alla prima partita: «Ho avuto tanta paura per l’infortunio. Ero arrivato in ottima forma in Qatar, ma il problema alla caviglia mi ha fatto soffrire parecchio. Ho passato una notte a piangere, come sa la mia famiglia. Poi ho fatto tanti sforzi per tornare e ne è valsa la pena. Non ho sentito dolori alla caviglia. La mia prestazione è stata molto buona, mi è piaciuto il mio gioco, ma penso che possa essere migliorato. È quello che cerco sempre. Non posso essere soddisfatto, ma continuo a crescere insieme alla squadra».
La dedica
Il saluto per O Rei
Al termine della partita con la Corea del Sud i giocatori del Brasile hanno esposto uno striscione per Pelé
Difficile parlarne, a Pelé auguro che si riprenda il prima possibile
Non posso essere soddisfatto, ma continuo a crescere col team