La Gazzetta dello Sport - Verona

Gianfranco Bedin

-

«Quella di toccare il cielo con un dito, perché ero un ragazzino alla sua prima esperienza, pieno di energia ed entusiasmo. Mi sentivo invincibil­e. Herrera a un certo punto decise che io, che fino ad allora avevo fatto l’attaccante esterno nella squadra riserve segnando un sacco di gol, avrei preso il posto di Tagnin, che era stanco. Non so cosa aveva visto in me, fatto sta che il Mago era un visionario. Vincemmo la prima partita, poi la seconda e non uscii più».

3 Prima della stella, vinceste l’Interconti­nentale, malgrado... i sassi degli argentini.

«Che esperienza con l’Independie­nte ad Avellaneda! Dopo il 3-0 per noi nell’andata di San Siro, là ricordo alcuni dei nostri in panchina con il caschetto protettivo. Peirò fu colpito da un sasso lanciato con la fionda. Giocò con un bernoccolo gigante. Al momento di entrare allo stadio, il nostro pullman rimase bloccato in una sorta di agguato, con le auto parcheggia­te male apposta per non farci passare. Quando iniziò il lancio di pietre, per fortuna l’autista decise di fare strike distruggen­do tutte le fiancate per portarci in salvo».

3 Nel ‘66 avrebbe creduto che per la seconda stella sarebbero serviti altri 58 anni? 3 Le due stelle hanno come comune denominato­re la famiglia Moratti.

«Massimo, persona stupenda che poi mi ha permesso di rimanere in nerazzurro a vita studiando gli avversari anche con Mancini e Mourinho, già allora seguiva la squadra col padre. Angelo era un grande uomo, la sua personalit­à forte mi metteva in difficoltà, ricordo ancora quando mi consegnò il primo contratto, dicendo che lo riteneva soddisface­nte. Al tempo non si trattava sui soldi...».

3 Cosa rispondere­bbe a chi le dovesse dire che gli scudetti sul campo sono 19?

«Mi farei una grande risata e gli direi che sono tutti e 20 meritatiss­imi. E che avremmo potuto e dovuto vincerne diversi altri... Non mi faccia aggiungere altro. Noi siamo orgogliosi dei nostri scudetti. Dovrebbero solo applaudirc­i, dopo un campionato del genere».

3 Quella di Inzaghi è stata l’Inter più bella?

Nato a San Donà di Piave il 24 luglio 1945, Bedin è cresciuto nell’Inter con cui ha esordito nel 1964 in coppa Italia. La prima in Serie A è dell’anno seguente, quando prende il posto in pianta stabile di Carlo Tagnin. In nerazzurro vincerà tre scudetti, una coppa Campioni e un’Interconti­nentale. Chiude la carriera tra Samp, Varese, Livorno e Rondinella Tornerà all’Inter prima come allenatore delle giovanili e poi osservator­e

 ?? ?? Gianfranco Bedin, al centro, con Mario Corso, Giacinto Facchetti (sullo sfondo), Spartaco Landini e Sandro Mazzola
Gianfranco Bedin, al centro, con Mario Corso, Giacinto Facchetti (sullo sfondo), Spartaco Landini e Sandro Mazzola

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy