La Gazzetta dello Sport

Donne d’Italia, amiche contro

Vite parallele delle ragazze pugliesi: nel 1997 vincono in doppio l’Avvenire, le strade si separano tranne che in Fed Cup. Nel 2013 derby a New York, oggi il cerchio si chiude

- Riccardo Crivelli

Attualment­e numero 26 della classifica Wta, la giocatrice pugliese allenata dallo spagnolo Salvador Navarro ha raggiunto il suo top il 17 agosto 2009 quando arrivò al numero 10 in classifica. Ha vinto dieci tornei Wta, l’ultimo nel 2014 a Indian Wells. Nel doppio, in cui ha vinto 17 tornei, gli ultimi nel 2014 a Wuhan e Mosca in coppia con la Hingis, è stata la prima italiana a raggiunger­e la vetta della classifica Wta nel 2011 in coppia con la Dulko con cui ha anche vinto gli Australian Open. Negli Us Open era arrivata al massimo in semifinale. Ha vinto quattro volte la Federation Cup nel 2006, 2009, 2010 e 2013. È legata sentimenta­lmente all’azzurro Fognini.

Chi l’avrebbe detto che quella foto di due ragazzine sorridenti con una Coppa più grande di loro un giorno sarebbe diventata l’icona di una delle più straordina­rie giornate della storia dello sport italiano? È il 1997 e Flaviuccia (Pennetta) e Robertina (Vinci) hanno appena vinto in doppio il torneo dell’Avvenire. Un successo che in fondo non è che il completame­nto di un percorso da predestina­te, perché le piccole diavolette, a livello giovanile, in Puglia, hanno fatto sfracelli.

INSIEME Già, Flavia e Roberta, divise da un solo anno d’età (1982 la prima, 1983 la seconda), sono figlie del Sud e del suo calore, solo che una viene da Brindisi e porta sulla pelle e nei capelli il colore del Mediterran­eo, l’altra invece è bionda e con gli occhi chiari, con le sfumature del mare della sua Taranto. La Pennetta nasce con la racchetta in mano, perché papà Oronzo è vicepresid­ente del Circolo della città, mentre la Vinci a 7 anni segue il consiglio di babbo Angelo e comincia a giocare per imitare il fratello Francesco. Sono fortissime, imbattibil­i e perdono soltanto quando si sfidano una contro l’altra: 11, 12, 13 anni, non esiste categoria d’età in cui non passino con il piglio delle dominatric­i. E proprio le tante partite tra di loro, invece di rinfocolar­e la rivalità, accendono l’amicizia. Lontane da casa, insieme nelle nazionali juniores, perfino nelle stesse ca- Pennetta e Vinci si sfidarono nei quarti dello Us Open 2013: Flavia vinse 6-1 6-4 Roberta e Flavia a Milano: insieme da junior vinsero trofeo Bonfiglio in doppio Flavia e Roberta con i trofei della Fed Cup vinti nel 2010, battendo 3-1 gli Usa a S. Diego mere d’albergo, inseparabi­li. E dopo l’Avvenire, arriva la consacrazi­one internazio­nale, con il successo al Roland Garros junior nel 1998.

LA SCELTA Le ragazzine crescono, si aprono le porte del profession­ismo e per entrambe la scelta è dolorosa ma necessaria, per crescere. Flavia decide per la Spagna e va da coach Urpi, Roberta si sente stretta a Taranto, anche per motivi personali, e si sposta solo di qualche centinaio di chilometri, a Palermo, dove trova in Francesco Cinà un coach che è quasi un fratello. Le accomuna un gioco classico ed elegante, ma Flavia entra prima nel mood dei grandi tornei, mentre Robi arranca un po’ come singolaris­ta e invece dimostra subito grandissim­e doti da doppista, perché la rete e le volée sono il suo pane.

FED CUP Sarà così per qualche anno, con la Pennetta che scala subito le classifich­e approdan-

do già a 22 anni tra le prime 50 del mondo, mentre la storia d’amore con lo spagnolo Carlos Moya, già numero uno del mondo, fa il giro planetario delle copertine, mentre Roberta brilla per talento ma non per risultati, o almeno quelli attesi, fermata spesso da un’innata timidezza. Intanto, la vendemmia del tennis femminile azzurro produce altri buonissimi frutti, dalla Schiavone alla Santangelo e la Fed Cup, la Davis delle donne, comincia a trasformar­si in un terreno di conquista dopo che per trent’anni ha sempre respinto le nostre ambizioni. Nel 2006, l’anno dello storico, primo trionfo, Flavia e Roberta sono in squadra e si ritrovano insieme come negli anni giovanili. La Pennetta è già un personaggi­o, ha già vinto tornei, mentre la Vinci è come l’allieva che si ritrova a scuola: « Penso che l’esperienza della Fed Cup sia stata fondamenta­le, mi ha fatto crescere tanto».

NUMERI UNO Nasce così il Dream Team in rosa, la Vinci diventa un’iradiddio in doppio con la new entry Errani, mentre la Pennetta si avvicina sempre più alle più forti singolaris­te del mondo, senza dimenticar­e la passione giovanile per il doppio insieme all’argentina Dulko. È anche più forte della drammatica separazion­e da Moya, un trauma che rischia di destabiliz­zarla ma che alla fine la rende più forte. L’estate del 2009 di Flavia è da cartolina, il cemento americano le dà la spinta per raggiunger­e un obiettivo che nessuna donna italiana ha mai

centrato: la top ten. Accade nell’agosto, la brindisina è là dove la pronostica­vano i tanti che l’avevano vista giocare da ragazzina, quando lei è Robi sembravano destinate a spaccare il mondo. Non che la tarantina non abbia le soddisfazi­oni che il suo gioco, splendido inno alla classicità, meriti: nel 2011 diventa la prima e unica giocatrice italiana a vincere un torneo di singolare su ogni superficie, anche se il doppio continua ad essere casa sua. Fino allo Slam, fino al numero uno del mondo nella classifica di specialità nel 2012, tuttavia anche lì preceduta da Flavia, che lo raggiunge qualche mese prima.

AL BIVIO I successi le trasforman­o, con Schiavone ed Errani, nelle sorelle d’Italia, ma il destino a un certo punto sembra chieder il conto di un decennio di felicità. Flavia si ritrova così con un polso fuori uso, il destro, dopo che per una vita ha dovuto fare i conti con il dolore al sinistro. Si opera, si ferma, ritorna. Ma non è più la stessa, addirittur­a le vengono attacchi di panico durante le partite e a Wimbledon, nel 2013, dopo una sconfitta crolla in lacrime negli spogliatoi: «Quel giorno, ho davvero pensato di ritirarmi». E invece trae linfa dalla sofferenza, agli Us Open di 50 giorni dopo risorge e la rinascita passa anche attraverso un quarto di finale proprio contro la Vinci. Vince Flavia, ma il passato non si scorda e quando tornano in Italia passano qualche giorno insieme al mare. Roberta intanto è a ridosso delle top ten in singolare, ma presto tornerà giù, riempiendo la bocca di chi continua a considerar­la troppo leggera fisicament­e e mentalment­e per stare a quei livelli. In più, a inizio 2015, scoppia la coppia con Sara Errani, e la discesa sembra non finire più. Ad aprile, mentre l’Italia proprio a Brindisi rimane in serie A di Fed Cup battendo gli Stati Uniti di Serena Williams con la Pennetta eroina del punto decisivo, la Vinci, ufficialme­nte infortunat­a a un ginocchio, non è neppure in tribuna a fare il tifo. Pare la fine di una bella favola. Ma come Flavia due anni prima, le porte dell’inferno improvvisa­mente conducono al paradiso e Robi risale con la tenacia di una formichina e l’eleganza dei suoi gesti bianchi, fino all’esplosione newyorkese, in cui scrive la storia impedendo il Grande Slam alla numero uno del mondo. In finale, come sui campi in terra rossa secchi e assolati di vent’anni fa in Puglia, cinsarà incredibil­mente Flavia. Amiche contro. Donne d’Italia.

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