La Gazzetta dello Sport

L’IDENTIKIT

IMMIGRATO FORTUNATO «LA FELICITA’? ITALIA E PALLONE, ANCHE SENZA AVER SOLDI.

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tagioni di cacao, ma è pericoloso: rischi di trovare i serpenti. Quando è andato via, sono stato 4-5 anni senza sentirlo. Magari a volte chiamava e io ero da un’altra parte, a giocare».

Come funzionava Ghana?

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calcio

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«Si giocava in strada, 22 persone con 5-10 ragazzi che aspettavan­o di entrare. Il pallone lo portava chi aveva i soldi. Capi- tava anche di essere 22 senza pallone, allora non si giocava».

Così tutti i pomeriggi?

«Sì, se c’erano un esame a scuola e una partita, io andavo alla partita. Giocavo a piedi nudi, per questo adesso il mio piede è come un martello. Studiavo l’inglese non per diventare un dottore ma per capire le cose: se firmo un contratto, devo capire che cosa c’è scritto. Ora pe- rò sono cambiato, prego di andare in Inghilterr­a tra qualche anno per completare gli studi. Dopo il calcio sennò che cosa faccio?».

E l’italiano?

«Un giorno Sogliano è andato alla nostra scuola, a Verona, e io non c’ero: mi ha tolto 200 euro dallo stipendio. Ora imparo l’italiano con i cartoni».

L’estate però è stata diversa: offerte vere o presunte da Juve, Napoli e Fiorentina. Altro che 200 euro…

«E’ stato strano. Al primo allenament­o con il Verona ero sempre girato verso Toni. Lui mi chiedeva: “Perché mi guardi così?”. E io: “Non capisco che ci faccio qui. Ti vedevo in tv nel 2006, segnavi sempre”. E’ Dio che mi porta, io da solo non sono più forte di nessuno. Posso solo dare tutto».

Perché il Bologna?

«Qui è perfetto, sto benissimo, anche se inizialmen­te pensavo che sarei rimasto a Cagliari. L’ho detto alla società: ‘Se volete che resti a dare una mano, ci sono’. A parità di condizioni sarei forse andato in B, ma il Bologna mi ha voluto di più. Qui ho ritrovato Maietta, al Verona era capitano e mi diceva che sarei diventato forte. Mi è solo dispiaciut­o che i tifosi del Cagliari mi abbiano attaccato sui social».

Che è stato della Panda di famiglia di Cagliari?

«L’abbiamo venduta. Ora sono senza macchina, ho scaricato i quiz per prendere la patente».

A quanto si può andare in autostrada?

«Ah, non lo so, io vado sempre piano, così non sbaglio».

Ok, per il quiz serve tempo. Altri obiettivi?

«Voglio trovare un lavoro a papà e finire di costruire la casa per la mia famiglia in Ghana. A febbraio ce la facciamo».

Palermo, Como, Verona, Cagliari, Bologna: dalla fuga dal Ghana a un cartellino milionario. E’ questo il massimo della felicità?

«No, i primi tempi in Italia sono stati unici. Magari non prendevo soldi per mesi, però ero qui e giocavo a calcio. Non sono mai stato così felice».

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LAPRESSE Godfred Donsah, 19 anni, prima stagione con il Bologna

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