Ll calcio batte lo Shabbat: di sabato si gioca
Il rischio di sospensione dei campionati, perché giocati nel riposo sabbatico, lo Stato fa marcia indietro
l tipico sabato israeliano prevede la preghiera in Sinagoga e subito dopo una partita allo stadio». Parola di Reuven Rivlin, presidente dello Stato d’Israele, super tifoso del Beitar di Gerusalemme (di cui è stato anche presidente), che se oggi potrà godersi sugli spalti l’incontro con l’Hapoel Haifa dovrà ringraziare il procuratore generale israe- liano. È infatti stato il suo intervento last minute a risolvere la diatriba tra calcio e religione che ha scosso il paese questa settimana, minacciando la sospensione di tutti i campionati. Uno scontro terminato, per la felicità di Rivlin e dei tifosi, con un nulla di fatto.
LA PROTESTA Tutto inizia un mese fa, quando una sessantina di giocatori israeliani ortodossi scrivono una petizione all’Israel Football Association (Ifa) con- tro la consuetudine di giocare le partite di campionato il sabato, durante lo Shabbat ebraico. Il sabato è infatti il «settimo giorno di riposo» secondo la Bibbia, in cui ogni lavoratore rimane a casa, a meno di un permesso speciale da parte del ministro dell’Economia. Il campionato di calcio israeliano è andato avanti decenni senza questo permesso, per una falla nella legge. Secondo gli autori della petizione giocare il sabato violerebbe la legge ebraica del 1951, violazione che ha portato il caso in tribunale. Il giudice si è sorprendentemente schierato con i calciatori, dichiarando illegale l’organizzazione di partite il sabato senza un permesso. Una decisione che ha spiazzato tutti: il ministro dell’economia Aryeh Deri, ebreo ultra ortodosso, si è trovato a scegliere tra le proprie convinzioni religiose e la rabbia di migliaia di tifosi.
NON SI GIOCA Martedì l’Ifa ha confermato la decisione del tribunale, minacciando la cancellazione dei campionati fino alla risoluzione della disputa. «Non è una guerra di religione», ha affermato il presidente dell’Ifa Ofer Eini, «Vogliamo soltanto operare nel pieno rispetto della legge». Alcuni funzionari dell’Ifa si sono però detti dubbiosi: spostando le partite il venerdì o la domenica, il problema sarebbe stato lo stesso per i musul-