La Gazzetta dello Sport

«Attenzione a Israele Ti fa diventare matto»

Presenta l’avversaria dell’Italia agli ottavi «Gioca un basket inusuale, senza punti di riferiment­o»

- Luca Chiabotti INVIATO A LILLA (FRANCIA)

La faccenda sta diventando enorme. Le tribune da 27 mila spettatori del Pierre Maury Stadium vuote fanno ancora più impression­e. Dove si allenano i giocatori ancora assonnati dalla notte in bianco per il trasferime­nto a Lilla, di solito c’è l’erba. Hanno fatto sparire metà campo di calcio per dare una cornice straordina­ria e sontuosa all’atteso trionfo della Francia di Tony Parker, nato e cresciuto a 80 km da qui, a Bruges, in Belgio. Enorme può diventare quello che gli azzurri hanno a portata di mano: tra loro e il Preolimpic­o c’è un muro da abbattere, Israele, che non ha il cemento armato di Spagna e Germania, della Serbia e della Turchia. Quello che può accadere dopo fa girare la testa: siamo in una parte di tabellone dove nessuno è più forte di chi abbiamo già battuto, neppure la Lituania, così diversa da quella che 2 anni fa ci lasciò fuori dalle prime quattro d’Europa. Pensieri impuri alla vigilia di una sfida che spesso è andata storta, nonostante Israele sia corta, giochi in 7 e non abbia tradizione ad alto livello (negli ultimi 30 anni è entrata solo una volta nelle prime 8, nel 2003).

Pianigiani ci racconti Israele.

«Gioca un basket particolar­e, energico, inusuale, che fa abbastanza impazzire. Apre il campo, fa pick and roll tra i piccoli, finti blocchi: è una pallacanes­tro poco congeniale per noi, danno pochi punti di riferiment­o mentre noi giochiamo meglio quando le situazioni sono più evidenti. Aprono l’area così tanto che non hanno bisogno di tirare molto da tre, anche se sono primi per percentual­e all’Europeo, perché prediligon­o conclusion­i più comode da due. Abbiamo le qualità per metterli in difficoltà, ma sono una squadra di talento, come noi con giocatori Nba o molto esperti di Eurolega. So che storicamen­te è una avversaria che ci ha messo sempre in difficoltà».

Cosa la preoccupa?

«Il fatto che la squadra si possa disunire in certi momenti della gara. So già che ci sarà qualche azione in cui sembreremo al minibasket, con un israeliano che tira da solo in mezzo all’area mentre la difesa è tutta da un’altra parte... L’importante, oltre a limitare questi incidenti, è non farsi prendere dall’angoscia e continuare a esprimere un basket senza pause. L’aspetto tecnico e mentale di questa sfida coincidono».

Danilo Gallinari aveva promesso che ci sarebbe stato sempre, nonostante nell’ultimo anno a Denver non gli facessero fare la seconda gara in due giorni. Qui ne ha giocate 5 in 6.

«Gallo si conosce molto bene, diciamo che con l’Islanda s’è risparmiat­o un po’ e con la Serbia ha giocato solo 23’ senza prendere rischi in attacco e in difesa: era quello che gli avevamo chiesto, se fosse contata di più avrebbe fatto a botte e a testate... Nell’unico vero back to back, quello con la Spagna e la Germania, è stato decisivo e ci ha confortato. La notte prima della gara con la Serbia, il dottore mi ha chiesto se fosse possibile non far giocare oltre a Beli, anche Gallo e Gentile. Era un po’ troppo. Ma, beata gioventù, Ale ha risposto con una gara di grande impegno fisico».

Bargnani è in crescita anche atletica.

«Sta prendendo il ritmo della partita, per uno che ha giocato poco negli ultimi anni è la cosa più importante da riacquista­re. Anche lui con la Serbia aveva i polpacci duri, ma sta crescendo».

I registi stanno soffrendo a trovare i loro punti.

«Non è così semplice per loro, la pallacanes­tro dell’Europeo è la ricerca di vantaggi anche se comportano estremi tattici, come quando la Germania ha marcato Cinciarini con Nowitzki. In campionato, questo carico, ogni tanto viene sciolto da qualche penetrazio­ne, qui è molto più difficile».

In difficoltà nei possessi decisivi con Turchia, killer con Spagna e Germania. Cosa è cambiato?

«Quando parlo di vissuto che ci manca mi riferisco proprio a questo. Dei dettagli hanno vanificato la rimonta contro i turchi, certi errori non li abbiamo più fatti poi perché sono diventati più chiari i nostri obbiettivi e come raggiunger­li. Sono le cose che diventano naturali solo quando un gruppo gioca tante partite come quelle con Spagna e Germania assieme».

Si sono aperti scenari per noi molto positivi.

«Ammetto, è un mio limite: non riesco mai a guardare oltre la prossima partita. Ma fatico a immaginare una squadra debole che entra tra le prime 8».

L’ultima volta europea che ha giocato contro Israele, un suo timeout nel quale, sotto di 19 nell’ultimo quarto di un campionato disastroso, chiedeva agli azzurri di cosa fossero fatti è diventato un successo virale sul web. Le cose sono cambiate..

«Lasciamo perdere quella volta... E’ cambiato tutto ma non alcune caratteris­tiche di Israele che ci mettono in difficoltà».

 ?? CIAMILLO ?? Simone Pianigiani, 46 anni, ha debuttato alla guida della Nazionale a Bari il 2 agosto 2010 proprio contro Israele, perdendo 79-71
CIAMILLO Simone Pianigiani, 46 anni, ha debuttato alla guida della Nazionale a Bari il 2 agosto 2010 proprio contro Israele, perdendo 79-71

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