La Gazzetta dello Sport

Juve, un punto solo su rigore E forse è troppo

Chievo va avanti e si vede annullato ingiustame­nte il 2-0 Allegri rinuncia a Pogba, poi cambia tutto. E alla fine sono fischi

- Fabio Licari INVIATO A TORINO

C’era una volta la Juve di Trap che si ripeteva a memoria, «Zoff, Gentile, Cabrini…», e adesso non c’è più. Ma c’era anche la Juve di Allegri, quattordic­i titolari e due moduli, e anche quella sembra scomparsa, o almeno nascosta da un mucchio di giocatori intercambi­abili e tanti moduli potenziali. Troppi. Il risultato è che le idee sono confuse e la transizion­e dall’epoca Pirlo-Tevez alla nuova si complica maledettam­ente. Non erano un caso il k.o. con l’Udinese (ruoli «regalati» agli avversari) e poi quello di Roma (giocata da provincial­e), se anche il Chievo arriva allo Stadium e rischia il colpo. La Juve ci mette una partita, e un rigore, per recuperare il gol immediato di Hetemaj: e fortuna per Allegri che Dybala, dal dischetto, ha la freddezza del predecesso­re ar- gentino. Ma anche il tecnico è tra i protagonis­ti del momento negativo, a cominciare dalla panchina per Pogba, non esaltante, ma al quale rinunciare solo in caso di stampelle. Insomma: niente anima, 1-1, buone notizie da Cuadrado e Alex Sandro, ma fischi dello Stadium al termine della gara e Roma a +6 aspettando l’Inter stasera. Striscia la parola crisi. Dov’è finita la Juve?

QUALE MODULO? Non c’è quella Juve. E non sarà facile ritrovarla. A tutt’oggi mancano almeno due componenti: ruoli e sistema di gioco definiti e una leadership in campo. Nel primo caso la scelta va fatta, e presto, da Allegri: non sempre abbondanza fa rima con qualcosa di positivo. Nel 4-3-1-2 iniziale, per esempio, mancano interpreti fondamenta­li: il play, Marchisio, è lontanissi­mo dagli standard che avevano quasi fatto dimenticar­e Pirlo; e il «10» non sembra fatto per Hernanes, meglio da regista arretrato nella ripresa. Con gli uomini a disposizio­ne, forse Allegri dovrà farsi una ragione del 3-5-2 con il quale acciuffa il pari: perché l’entrata di Cuadrado nel finale, con il notevole Alex Sandro sulla fascia sinistra, può offrire una spinta squarcia-difese. A patto che il centrocamp­o copra quei due indemoniat­i.

QUALE LEADERSHIP? Se un sistema di gioco, prima o poi, arriverà, anche per non assistere più a una manovra sfilacciat­a e casuale nella quale il regista diventa Pereyra, molto più difficile individuar­e i «boss». Quelli che trascinano l’assalto, ringhiano appena il ritmo s’abbassa un po’, incoraggia­no gli altri. Mancano Pirlo, Tevez, Vidal, e anche Storari, e nessuno per ora può surrogarli. Serviranno quindi più automatism­i tattici. Un po’ carente anche la leadership tecnica: dopo le panchine di Dybala, che sembra prontissim­o per la

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