PENNETTA
Festa tutta italiana batte l’amica Vinci in due set: l’apoteosi di una carriera che si concluderà alla fine della stagione, come solo i grandi hanno fatto
Us Open: Flavia batte la Vinci, conquista il primo Slam e annuncia l’addio al tennis
Benvenuti alla festa italiana. Benvenuti al derby fra le vere sorelle di Puglia e di tennis, Flavia Pennetta e Roberta Vinci, che giocano la prima, storica, finale Slam fra due atleti azzurri, ed eleggono regina Flavia, portandola oggi al numero 8 del mondo-record. Questa non è Little Italy, è Big Italy, questo non è un sogno, una chimera. Sembra irreale, fa stropicciare gli occhi, ma è la realtà di due semifinali incredibili dove le nostre due ragazze normali, non altissime, non potentissime ma che con la racchetta sanno fare tutto, hanno abbattuto la numero 2 del mondo (Simona Halep) ed addirittura la 1 (Serena Williams), lontana appena due partite dal chiudere il Grande Slam. Flavia e Roberta non sono soltanto due esordienti in finale, coi 33 e 32 anni, insieme, fanno la coppia di finaliste più anziane che si giocano il titolo. Epperò suonano una musica deliziosa per le orecchie dei 23.000 dell’Arthur Ashe Stadium: sarà anche vin- tage, con pochi colpi risolutivi e tanti fraseggi, tanti tocchi, tanta tattica, tanti tira e molla, ma appassiona la gente. Molto italiana, certo, perché gli americani, traditi da Serena, hanno svenduto in extremis i loro biglietti. Ma comunque piacevole, a tratti, com’è sempre un derby, e quindi una gara di nervi. Una prima volta troppo piena di errori, al via, alle 21.22 italiane, per essere bella, fra due ragazze che si conoscono da quando hanno 8 anni e sanno tutto dell’altra. Talmente indimenticabile — 35 anni dopo lo storico record di Pietro Mennea col mitico 19”72 nei 200 metri del 1979 — che Flavia annuncia anche l’addio al tennis, a fine stagione. Come Pete Sampras nel 2002. Nel discorsetto pepato di ogni festa che si rispetti, in attesa di annunciare il matrimonio col suo Fabio Fognini, rientrato all’ultimo momento dall’Italia, e seduto in tribuna a fare selfie e foto dal cellulare.
Alla fine della partita, ommovente abbraccio tra la brindisina Pennetta, 33 anni e la tarantina Vinci:, 32 anni TENSIONE All’inizio sembra proprio che la tensione l’accusi solo Flavia, che gioca tutta contratta e, sull’1-2, si fa riprendere da 40-15. Però poi, negli strani giochi psicologici di una partita di tennis, è il colpo-chiave di Roberta — il rovescio in back — ad andare in tilt, facendo capitolare il servizio della tarantina, alla settima palla-break, per il 2-3 dopo un game estenuante di 8 minuti, con un punto l’una e un punto l’altra, e un incrocio di rovesci al curaro. Epperò la Pennetta, quella Pennetta sempre più completa di testa e di gioco, quella che ha steso Stosur (regina degli Us Open 2011) e Halep, non è in grado di approfittarne. Non stavolta contro l’amica con la quale ha diviso chissà quanti sogni nella foresteria del Coni all’Acqua Acetosa, a Roma, dov’erano emigrate tutt’e due dalla Puglia per far fortuna con la racchetta. E così la brindisina si fa riprendere sul 4-4, sbagliando lei, andando in confusione lei, come altre volte che le sono costate molto ca- Le vittorie italiane nello Slam.
Quattro al Roland Garros: Nicola Pietrangeli nel 1959 e ‘60, Adriano Panatta nel ‘76 e Francesca Schiavone nel 2010. Flavia Pennetta agli Us Open
2015. ro. Ma, anche se balbetta, anche se sbanda, è superiore. Lo dicono gli ultimi due precedenti, lo dicono mille segnali, quel po’ di potenza in più, quella varietà, quella nuova capacità di gestire i momenti importanti. E, lo scopriremo poi, anche la determinazione di chi sta giocando non solo la partita più importante, ma anche l’ultima qui. E’ quel quid in più che decide il tie-break, spingendo all’errore da fondo Roberta (14 di dritto), col 7-4 decisivo, dopo un’ora esat-