Di Maria sfida il suo passato Real-Psg vale il primo posto
L’argentino torna a Madrid. Dopo l’addio, sia lui che le merengues hanno vissuto anni difficili
Epifania del 2014. Il Madrid di Ancelotti, già a -5 dal Barcellona ea -4 dall’Atletico Madrid sta soffrendo col Celta al Bernabeu. È la prima partita dopo la pausa natalizia e lo stadio del Real non è in clima festivo: irrequieto, volubile, col fischio in canna. Al 60’ Carlo richiama in panchina Di Maria per far entrare Bale. L’argentino esce tra i fischi e si porta la mano al cavallo. «Mi sono solo sistemato le parti basse», dirà per cercare di calmare la bufera che si è scatenata attorno a quello che tutti interpretano come un gestaccio.
LA DECISIONE Florentino Perez, già poco amante dell’argentino (bontà sua…) decide che Di Maria è in vendita. O meglio, che ha già un piede e mezzo fuori dal Madrid. Ancelotti, piuttosto incline all’accettazione dei voleri presidenziali, quella volta s’impunta. Trasforma Di Maria in un elemento fondamentale sfidando le ire florentiniane e si guadagna forte appoggio dello spogliatoio. Nasce il centrocampo Modric-Xabi Alonso-Di Maria che sarà chiave nella conquista della Décima. Perché il «Fideo» gioca come con l’Argentina, in posizione più arretrata rispetto al tridente sfruttando al meglio tanto le doti di cursore infaticabile come quelle di guastatore.
ADDIO POLEMICO Però in estate al Madrid arriva un’offerta che non si può rifiutare e Di Maria vola a Manchester. Ancelotti non dice nulla. Più volte sollecitato sul tema, mai un lamento per l’addio dell’amato argentino accusato piuttosto, in linea col diktat della società, di esser stato lui a mollare. «Non sono mai voluto andar via, il mio unico desiderio era restare», ha detto Angel a Marca 5 giorni fa ribadendo il concetto che già espresse nell’estate del 2014 con una lettera al madridismo affidata alle colonne dello stesso giornale. Certo è che con l’addio contemporaneo di Xabi Alonso Carlo si trova a dover rifare il centrocampo. L’equilibrio incontrato con difficoltà è saltato, i galattici non aiutano e quando si fa male Modric addio Liga, Champions e panchina.
IBRA A SECCO Le cose non sono andate meglio a Di Maria che è passato dal calore emiliano e al blu del cielo madrileno al gelo di Van Gaal e al grigio mancuniano. E quest’estate è ripartito, fermandosi a Parigi. Dove vive a fiammate, come la squadra di Blanc. Che prima dell’andata aveva tacciato il Madrid di Benitez di oscuro difensivismo, salvo poi offrire una prestazione grigia nello 0-0 del Parco dei Principi. Stasera il secondo round che vale il primo posto nel girone e un ottavo sulla carta più agevole. «Se segno non festeggio», ha detto Di Maria. Ibra invece sì che lo farà: al Bernabeu ha giocato 3 volte e ha sempre perso e qui in Spagna gli ricordano sempre che nelle partite grandi tende a sparire.