Gli imprenditori si ribellano al pizzo Nel Palermitano 22 mafiosi in cella
Smantellato il clan di Bagheria: 50 le estorsioni Le vittime vessate per oltre 20 anni
Èiniziato tutto un secolo fa: c’era la lira, c’erano aziende ricche che Cosa Nostra ha soffocato. Quelle cinquanta storie di pizzo riemerse tra gli affari della solita mafia palermitana raccontano una lunga schiavitù: estorsioni voraci, violenze e minacce iniziate negli anni Novanta. Ma adesso l’aria pare cambiata davvero, a Bagheria e dintorni imprenditori e commercianti hanno scelto da che parte stare: una collaborazione così di massa non si era mai vista in Sicilia. Trentasei vittime del racket hanno finalmente denunciato, spinte dalle operazioni dei carabinieri che avevano stretto le manette ai polsi di boss grandi e piccoli. Gli ultimi ancora liberi, invece, sono finiti in cella domenica notte: i provvedimenti di arresto nella nuova operazione Reset 2 hanno riguardato 22 persone e molte erano già in galera. Una svolta storica che scava su due decenni di dittatura mafiosa, capi bastone sempre fedeli a Bernardo Provenzano. Tre imprenditori, tra i tanti che hanno subito in quel periodo, si sono presentati spontaneamente, tutti gli altri sono stati convocati in caserma dopo le prime dichiarazioni del pentito Sergio Flamia. E hanno ammesso di aver pagato il pizzo: può sembrare banale, ma in realtà non lo è. LIBERTÀ La Baaria di Giuseppe Tornatore, il paese magico alle porte di Palermo in cui si è acceso il genio del pittore Renato Guttuso e del poeta Ignazio Buttitta. Lì, a Bagheria, il pizzo è stato sempre regola ferrea. Valeva per tutti, con la stessa scusa: aiutare le famiglie dei carcerati. Le indagini della Dia hanno così svelato certe storie strazianti, imprenditori che hanno iniziato a pagare in lire, proseguito in euro e poi sono finiti sul lastrico. Un edile dagli affari d’oro, Domenico Toia, aveva mantenuto la famiglia del boss in galera, tre milioni di lire al mese, poi un altro «stipendio» di migliaia di euro dopo la scarcerazione. Ha dovuto perfino vendere una villa, ma alla fine è stato spremuto fino all’indigenza. Dopo troppa omertà, ecco la sua denuncia unita alle altre, una valanga che ha fatto esultare uomini di cultura e politici sparsi, da Renzi («Non è più Cosa loro») a Grillo («L’onestà è tornata di moda»), fino a Dacia Maraini che a Bagheria ha passato la giovinezza e ambientato pagine memorabili. E poi l’entusiasmo contagioso del comitato Addiopizzo, il gruppo di ragazzi che ha scosso le coscienze addormentate da quelle parti: assieme all’associazione antiracket Libero Futuro, ha accompagnato gli imprenditori di Bagheria a riprendersi un pezzo di libertà.