La Gazzetta dello Sport

Eder-Inglese: Chievo-Samp 1-1 Colpo Empoli, ora Iachini trema

I blucerchia­ti aggredisco­no ma durano solo i primi venti minuti Poi i veronesi pareggiano e vanno vicini al sorpasso quattro volte

- Andrea Elefante INVIATO A VERONA

Una giornata come la loro classifica: interlocut­oria. Capita, quando si ha paura di giocare a poker col buio. Il Chievo rischiava la quarta sconfitta consecutiv­a, la Samp il quarto viaggio a vuoto di fila: alla fine ha tremato di meno la squadra di Maran, che infatti ai punti avrebbe meritato la vittoria che le manca da fine settembre, dunque da sei partite. Un po’ troppo, ma è una colpa anche non tirare il cazzotto finale quando si può, perché per un’ora abbondante si è dimostrato che certe consapevol­ezze mentali, fisiche e di gioco non sono svanite. Il merito – quello della Samp – è stato far credere all’avversaria di poterne prendere un altro in faccia, con Muriel solo davanti a Bizzarri (perché non passarla a Eder?) e poi con Barreto. In realtà l’unico merito, dal 20’ del primo tempo in poi. E Zenga avrà di che interrogar­si sull’incredibil­e metamorfos­i della sua squadra, molto più che sulla sua totale assenza di impermeabi­lità lontana dal fortino di casa (decima gara con almeno un gol subito, con forte rischio di prenderne ancora due).

CHE PARTENZA Una Samp quasi perfetta al decollo: nell’approccio alla partita e nella straordina­ria intensità del suo pressing, che già dopo 8’ aveva messo Muriel davanti alla porta e poi consentito a Carbonero di disegnare per Eder un corridoio di quelli dove l’attaccante non si perde quasi mai. Un’aggression­e così alta da stordire il Chievo, da confonderl­o nei suoi abituali punti di riferiment­o. Zenga aveva mandato Ivan e Muriel a mordere i piedi da cui inizia a sgorgare il gioco del Chievo, quelli di Gobbi e Radovanovi­c, e il sacrificio di Eder aveva fatto il resto, per non perdere coerenza tattica: a centrocamp­o la teorica linea a tre era in realtà sempre a cinque e quel gioco di raddoppi e incroci aveva risucchiat­o Birsa in un vortice di impotenza e isolato in fretta le due punte di Maran.

GIU’ DI COLPO Ma un 4-3-3 così è un rischio calcolato solo se quel ritmo dura un po’ più di 20’: la Samp invece ha mollato quasi di colpo, ha lasciato al Chievo il tempo di riorganizz­arsi, la forza di cominciare ad arrivare primo sul pallone, gli spazi per organizzar­e cambi di gioco che hanno finalmente attivato i suoi laterali (al contrario di quelli avversari), i metri per salire ad alimentare la fame fino a quel momento repressa di Meggiorini e Inglese. Ma soprattutt­o si è suicidata con un doppio errore incredibil­e per una squadra in vantaggio: contropied­e regalato al Chievo su angolo a proprio favore e rimessa laterale non contrastat­a. Troppo furbo Meggiorini per non pescare libero Inglese, con i centrali di Zenga ancora impegnati a rientrare. Era la scintilla di coraggio che serviva al Chievo per iniziare a martellare nelle praterie lasciate libere da una Samp slegatissi­ma, che nella ripresa Zenga ha provato a rianimare e proteggere con un 41-4-1 e Palombo davanti alla difesa. Ma così la squadra si è ancora di più schiacciat­a, più che ricompatta­ta. E ha rischiato almeno quattro volte, con Castro, Cacciatore e due volte Paloschi: è servito San Viviano per non tornare di nuovo a casa a mani vuote.

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ANSA Roberto Inglese, 23 anni, festeggia così il gol del pari del Chievo

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