Com’è bella la Fiorentina in Barça
Paulo Sousa ha costruito un gruppo che tiene palla e finalizza come lo squadrone catalano
La prima impressione era sbagliata. Paulo Sousa sembrava l’antitesi del tiqui-taca e un interprete moderno del calcio di Trapattoni. Errore. Dopo due mesi di campionato il tecnico portoghese ha dimostrato di avere ben altre idee. La sua intuizione vincente è stata quella di sommare il concetto del possesso palla (assimilato da buona parte del gruppo dopo tre anni di Montella) a una maggiore verticalizzazione e a una più intensa fase difensiva. Alla quale partecipano tutti i giocatori. L’obiettivo non è quello di provare a vincere le partite 1-0 ma di riuscire a segnare un gol in più dell’avversario cercando di pressare alto e, quando è necessario tirare il fiato, di avere la padronanza del gioco. Le percentuali relative al possesso palla parlano chiaro: l’attuale 59% ottenuto dalla squadra viola nei primi 11 turni di campionato è secondo in Europa solo al Psg (60%); è simile al Barcellona (anche Luis Enrique batte nuovi territori rispetto al passato) ed è superiore al 58% del Bayern di Guardiola. Contro la Roma e il Frosinone, due gare con avversarie e motivazioni totalmente diverse, il possesso palla dei viola è stato superiore al 70%. La Fiorentina rappresenta un ideale compromesso tra il tiki-tika che ha scritto la storia del Barça di Guardiola e la scelta di andare a pressare il più alto possibile per recuperare palla e andare subito alla ricerca del gol. La partita simbolo, in questo senso, è la vittoria di poco più di un mese fa a San Siro contro l’Inter. Con reti frutto di micidiali ripartenze e ventitrè passaggi consecutivi quando Borja Valero e compagni hanno deciso di congelare la gara.
TUTTI UTILI C’è un altro dato che fotografa la diversità del lavoro di Sousa. La Fiorentina ha utilizzato 23 giocatori tra campionato ed Europa League (compresa la passerella concessa domenica al terzo portiere Lezzerini). Bene, i 21 che compongono la struttura base sono stati titolari almeno una volta. Questo a dimostrazione di come il tecnico portoghese lavori per far crescere tutti i suoi allievi e per coinvolgere ogni giocatore nel progetto tattico. Il risultato è importante sia dal punto di vista tecnico, che da quello psicologico. Lo spogliatoio viola è uno dei più «sereni». In area scudetto ci sono realtà ben più turbolente.
LE VIE DEL GOL Segnano tanto, segnano tutti. I numeri della Fiorentina sono veramente interessanti: 22 reti realizzate in campionato (solo la Roma ha fatto meglio); dieci giocatori che sono entrati nel tabellino dei marcatori (anche in questo caso solo la Roma ha fatto meglio) e almeno un gol realizzato in ogni turno di serie A. Insomma, Kalinic e compagni hanno una facilità naturale a scaraventare palloni in rete. E l’Europa League lo conferma: sei reti in tre gare. Tornando ai numeri del campionato la Fiorentina riesce a distribuire in modo democratico i gol tra i vari reparti: sono andati a segno 3 attaccanti, 5 centrocampisti e 2 difensori. E anche questo è normale. Sousa vuole una squadra totale. Il centravanti Kalinic in fase di non possesso opera da primo difensore permettendo a tutti i compagni di alzarsi e di restare corti. In fase di possesso, invece, il continuo movimento degli attaccanti permette ai centrocampisti e anche al difensore Alonso di trovare gli spazi giusti per andare a cercare il gol. E siamo soltanto all’inizio della storia. Guardando al campionato tra i marcatori non figurano Pepito Rossi e Bernardeschi che hanno invece già rotto il ghiaccio in Coppa. Ma Sousa è sicuro che in coppia garantiranno più di dieci gol. Magari potrebbero essere proprio le reti di Pepito e Berna ad avvicinare questa rivoluzionaria Fiorentina allo scudetto.