BONINSEGNA È K.O. L’INTER SI FERMA IL BORUSSIA NE FA 7 POI ENTRA PRISCO
SÌ AL RICORSO DELL’AVVOCATO: L’OTTAVO DI COPPA CAMPIONI ‘71-72 E’ DA RIPETERE PER COLPA DI UN TIFOSO TEDESCO. MAZZOLA: «CI ABBIAMO MARCIATO, ROBERTO POTEVA GIOCARE». MA BONIMBA NON CI STA
Nel tabellino il nome non c’è. La doppia P di Peppino Prisco non compare mai nelle cronache, ma il gol più importante segnato dall’Inter nell’edizione della Coppa dei Campioni 1971-1972 arriva in un’aula di tribunale. I nerazzurri sono di fatto eliminati: il 7-1 rimediato nell’andata disputata il 20 ottobre 1971 in casa del Borussia Mönchengladbach (dove stasera è di scena la Juve) è una condanna. Già, ma come è stato possibile per l’Inter perdere in quel modo? La ragione è tutta in una lattina di coca cola. Piovuta dagli spalti (lanciata da un tifoso locale, arrestato e portato via tra i fischi dello stadio) è finita in testa a Roberto Boninsegna. Siamo nel primo tempo e i tedeschi sono avanti 2-1. Gara aperta, dunque. Poi il fattaccio. Bonimba a terra, svenuto. Esce in barella, sostituito. E la squadra italiana smette in pratica di giocare, convinta che il giudice sportivo ribalti il verdetto del campo con uno 0-2. Il Borussia non si ferma. Dopo lo stop attacca a testa bassa. Segna, segna e segna. Poco male, pensano Mazzola e compagni. Molto male, invece. Perché l’Uefa non prevede nel suo regolamento la responsabilità oggettiva per i club, come accade da anni in Italia. Ahia, il 7-1 rischia di restare 7-1. Allora dalla «panchina» si alza per fare il suo ingresso un certo Prisco. puoi restare in campo”. Negli spogliatoi alla fine del primo tempo arriva il commissario Uefa, un francese. Anche lui capisce che non sto fingendo. A me della vittoria a tavolino non fregava nulla. I tedeschi mi hanno accusato per giorni di aver fatto scena. Mi sono arrivati diversi messaggi di morte, al ritorno avevo anche un po’ di timore. La verità è che tornato a Milano ho passato tutto il giorno a fare esami per scongiurare guai peggiori. Altro che potevo giocare. Che poi i miei compagni si siano fermati convinti dello 0-2 è un altro discorso. Meno male che c’era Prisco...».
VAI, PRISCO Eccolo, il salvatore. La squadra rientrata a Milano «scopre» di essere nei guai. «Non c’è nulla, in nessun regolamento. Anche in quello francese». Il club deve dare seguito alla riserva scritta presentata all’arbitro, scopre che il Borussia rischia persino l’esclusione dalla Coppa, ma per l’Uefa l’Inter non ha diritto a risarcimenti. Sono giorni infuocati, i tedeschi forti del 7-1 preparano il ritorno, dove l’Inter non avrà Corso, espulso in Germania per un calcio all’arbitro dopo il rigore dato sul 6-1, poi squalificato dalle competizioni Uefa fino al 31 dicembre 1972. Prisco mantiene la calma, studia ogni cavillo e prepara un ricorso da manuale. Giovedì 28 ottobre si presenta a Ginevra davanti alla Disciplinare. La sua arringa fa la storia: dura fino alle 22,30. Prima il vicepresidente nerazzurro smonta le tesi tedesche sulla simulazione di Boninsegna e sul fatto che il lanciatore della lattina fosse italiano («le relazioni dell’arbitro e del commissario di campo sono concordi sulle condizioni critiche del nostro giocatore; la polizia ha individuato e arrestato l’autore del gesto, un tifoso locale»), poi si dilunga sul punto cruciale in modo che si colmi il buco giuridico e si riconosca all’Inter il danno subito: «Dal 1964 in poi - spiegò l’avvocato - le sanzioni disciplinari sono state inasprite... La stessa Uefa ha chiesto agli arbitri di essere draconiani... La Commissione deve infliggere una sanzione che sia risarcitoria nei confronti dell’Inter... deve considerare l’incidente sofferto da Boninsegna nell’ambito dei casi imprevisti...». I tedeschi ascoltano in silenzio, sta girando male. Intorno alla mezzanotte il verdetto: l’Uefa apre per la prima volta alla responsabilità oggettiva, accoglie le tesi dell’Inter e ordina la ripetizione della gara a Berlino(il campo del Borussia è squalificato per un turno). In Germania si grida allo scandalo, ma il controricorso sarà respinto. La sfida di San Siro diventa così l’andata: finisce 4-2. Il 1° dicembre 1971 l’ultimo atto: 0-0 con un giovane Bordon capace di parare il rigore a Sieloff. L’Inter passa ai quarti e arriva in finale, dove sarà sconfitta 2-0 dall’Ajax. Contro Cruijff (doppietta) anche Prisco alza bandiera bianca.
4 - Continua (prima puntata pubblicata il 15 ottobre; seconda il 23 ottobre, terza il 30 ottobre)